Se io non ascolto… e se l’altro non mi ascolta

 

 

Se io non ascolto l’altro, è perché ho cose più urgenti da fare, e comunque so che l’altro mi parlerebbe sempre delle solite cose che non mi interessano molto.  E quindi secondo me non è importante se lo ascolto o se non lo ascolto.

Se io non chiedo all’altro di parlarmi di sé e di cosa vive, è perché   se non mi parla lui per primo “allora” vuol dire che non ha niente da dirmi, che non vuole parlarmi, che non gli interessa che mi interessi a lui/lei, altrimenti me lo direbbe, (dimenticando che a volte l’altro, come me, ha timore di disturbare, o teme che non mi interessi ascoltarlo e aspetta a sua volta che io mi interessi a  lui e offrendogli per prima il mio ascolto  e disponibilità) mi chiederebbe di ascoltarlo…

Se io ascolto l’altro ma nel frattempo lo giudico, pensando “non mi capisce, non gli importa di me, è un egoista, non ci arriva a cosa potrebbe e dovrebbe fare, so già perché mi dice questo e dove vuole arrivare, ho già capito le sue intenzioni e le conosco fin troppo bene”, mi dico che non è per pregiudizi verso l’altro (secondo me) ma è solo la sicurezza che ho e l’intuito “fantastico” che ho che mi fa conoscere bene le intenzioni e il cuore dell’altro…  e reagisco di conseguenza.

Se io ascolto l’altro e contemporaneamente penso a cosa rispondergli e che “ricetta” dargli, perché se mi parla sicuramente secondo me vuole soprattutto soluzioni, mi convinco che sto già facendo tanto per lui/lei, e che devo concentrarmi anche su cosa rispondergli altrimenti farò la figuraccia di non sapergli che dire,  non saprò aiutarlo…. E non mi viene in mente che forse ….la prima cosa che l’altro in realtà mi chiede quando mi parla è empatia, attenzione, accoglienza, mi chiede di essere accolto e accettato così com’è, ancora prima di avere ricette o soluzioni o consigli…

Se io non voglio ascoltare l’altro, e trovo inutili i suoi discorsi, e lo considero  pesante e che non ha tanta voglia e capacità di cambiare e migliorare, mi convinco che è giusto ignorarlo, mi convinco che è inutile ascoltarlo, mi convinco che l’altro vuole solo sfogarsi e “usare” egoisticamente  la mia disponibilità, mi convinco che l’altro è cattivo, egoista, ed è inutile mettere tempo e ascolto con lui, perché tanto non mi ascolta a sua volta e fa di testa sua…

e non mi soffermo quasi mai a “sospettare” che forse l’altro, come me, a volte parla e riparla di qualcosa, e sembra non ascoltare e non voler cambiare, solo perché forse sta parlando di qualcosa per lui molto difficile, sta parlando ferito dalla sua “ferita” interiore, e  non oso neppure “sospettare” che a volte forse il mio modo di evitarlo, escluderlo, non ascoltarlo, o il mio modo di ascoltarlo frettolosamente, giudicandolo dentro di me mentre parla, può in qualche modo trasmettergli un “rifiuto” che collabora a farlo chiudere, a rendergli più difficile ascoltarmi , parlarmi in un altro modo, o provare a cambiare in qualcosa….. e non ho speranza che posso ascoltarlo in un altro modo, con un’altra attenzione, credendo nelle sue risorse e nel suo valore e possibilità…

Se io preferisco ascoltare l’altro mentre faccio altre cose, mentre guardo il cellulare o la tv o il pc, se io preferisco ascoltarlo ma non fermarmi e guardarlo, lo trovo normale perché penso che l’altro capirà che ho cose più importanti da fare e che ho tante cose da fare, e mi convinco che l’altro capisca che non può avere la mia totale attenzione e ascolto….soprattutto se per me è più importante stare su cellulare, tv, e pc  convinta che così troverò gioia e pace…

 

Se però sono io a non essere ascoltata dall’altro, mi convinco che all’altro non interessa niente di me, e non penso che forse alcuni dei miei discorsi e modi di parlargli potrebbe recepirli in modi per lui faticosi o poco chiari, e che quindi a volte preferisce per timore non ascoltarmi.

Se voglio essere ascoltata io, è come se avessi il pregiudizio che io “devo” essere ascoltata, e che come parlo e cosa dico è comunque importante, perché ragiono con il “tutto o niente”, con il “o mi ascolta su tutto e quando vorrei io, oppure non gli interessa niente di me ed è solo colpa sua, non posso modificare il mio modo di comunicare, è solo colpa sua che non è disponibile ad ascoltare”…e non mi rendo conto che l’altro, come me, ha un “misto” dentro sé, e mi può ascoltare con amore, con empatia anche se in sé vive anche limiti, fatiche, paure, e può avere lo stesso tanto desiderio di ascoltarmi fino in fondo….

Se è l’altro che non mi fa domande, non mi ascolta, non mi propone di parlare e di ascoltarmi e capirmi, allora d’improvviso credo e penso che non ha nessun interesse a capirmi davvero, a darmi la possibilità di spiegarmi, di parlargli, di farmi conoscere, altrimenti mi direbbe esplicitamente che mi vuole ascoltare… e cosi dimentico che anche l’altro, come me, potrebbe essere convinto a volte che devo e posso  essere io per prima a dirgli esplicitamente che voglio parlargli, che mi fa piacere parlargli.

Se è l’altro che quando mi ascolta mi ascolta pensando ad altro, giudicandomi pesante o strana, se è l’altro a inviarmi il messaggio implicito, mentre mi ascolta, che secondo lui sa già le mie intenzioni, e che mi conosce bene, allora mi rattristo, mi arrabbio, e non mi sento capita e ascoltata davvero.

 

Se è l’altro che mi ascolta e mi risponde solo razionalmente, solo dandomi “ricette” e soluzioni ai miei problemi, ignorando come mi sento e che forse prima vorrei sentirmi accolta e capita nella mia sofferenza, allora comincio a rendermi conto e comprendere quanto è importante ascoltare non solo razionalmente, non solo per dare consigli e soluzioni, ma prima di tutto ascoltare con l’esserci per e con l’altro, accogliendolo  con empatia…

Se è l’altro che mentre mi esclude, mi giudica, mi tiene lontano perché non vuole ascoltarmi, e mi trasmette in qualche modo il messaggio che gli sto togliendo tempo prezioso, e che secondo lui sto approfittando della sua disponibilità e che sono egoista, allora d’improvviso mi accorgo di quanto è ingiusto e brutto sentirsi giudicati e ignorati  se si vuole parlare e se si chiede ascolto.

Se è l’altro a darmi solo pezzettini della sua attenzione e ascolto, e se mi ascolta mentre fa altro, mentre guarda tv, cellulare o pc, allora d’improvviso mi rendo conto meglio che il messaggio che mi arriva da chi mi ascolta facendo altro e non guardandomi, è che non mi considera importante….

Quando mi immedesimo nell’altro, allora ho più voglia e motivazione per lavorare su me stessa, su ciò che penso, su ciò che ritengo normale o strano, e posso comprendere meglio come ci si sente se l’altro ascolta mentre guarda pc, cellulare, tv….

E posso fare piccoli importanti passi per costruire più ascolto vero e più empatia…perché immedesimandomi nell’altro intuisco  che lui/lei, come me, se è davvero ascoltato da me, se davvero è accolto da me, come persona, anche quando sbaglia, ma accettato di fondo come persona unica, allora ha anche più motivazione a migliorare e costruire…come succede a me se sono davvero accolta e ascoltata dall’altro, indipendentemente da miei sbagli e limiti…

 

 

 

 

 

 

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