Guardare il cuore

 

Abbiamo tutti il profondo desiderio di essere visti, riconosciuti, non solo esternamente, come aspetto, ma anche e soprattutto visti e riconosciuti nella nostra profonda identità e unicità, nel nostro cuore. E sperimentiamo tutti, in un modo o nell’altro, che a volte quello che viene guardato di noi è solo una parte di noi, a volte anche solo un dettaglio esteriore, oppure siamo visti e identificati solo in un nostro atteggiamento, in un nostro modo di esprimerci o in ciò che facciamo, in un nostro sbaglio, e succede che ci dispiaciamo, ne soffriamo, soprattutto se chi ci guarda mettendoci addosso una “etichetta” o interpretando male noi e le nostre intenzioni, è qualcuno a cui teniamo o semplicemente apprezziamo e stimiamo.

E che interagisce con noi o non interagisce perché si fa influenzare da ciò che pensa di sapere di noi e di aver capito, e dai giudizi o convinzioni che  ha su di noi. Ci sembra a volte che gli altri proprio non vogliano capire o vedere e apprezzare ciò che siamo profondamente, in tutti i nostri aspetti, e non solo in qualche nostro atteggiamento. E sappiamo bene, (perché in quei casi ci soffriamo), come ci si sente, e quanto è doloroso essere visti e considerati solo in alcuni dettagli, e venir trattati in modi che non aiutano a farci conoscere davvero, e che non facilitano la comunicazione o la conoscenza vera reciproca.

E forse noi siamo invece abbastanza convinti di cogliere molto bene come sono davvero gli altri, siamo tentati a volte di considerare noi stessi un po’ più intuitivi degli altri, più sensibili, più attenti e capaci di capire come sono le persone e che intenzioni hanno. E anche noi a volte iniziamo a comportarci verso gli altri facendoci influenzare da come li consideriamo e vediamo, da alcuni dettagli e comportamenti o loro sbagli che ci hanno ferito,  e continuiamo a volte anche dopo anni a interagire con quella o quelle persone nello stesso modo, con la stessa idea e convinzione che abbiamo su loro, convinti che quella persona “è” solo quello, e potrà solo peggiorare o rimanere cosi “cattiva” o “strana”….tutti questi atteggiamenti che scegliamo (anche se a volte ci sembra solo l’inevitabile conseguenza di ciò che con certezza abbiamo intuito di quella persona, e di quanto secondo noi abbiamo già capito tutto di lei e di cosa ha davvero nel suo cuore), sono “trappole” che infliggiamo agli altri,(perché a quel punto li trattiamo per come pensiamo siano, soprattutto a volte nel peggio secondo noi, per timore di essere feriti o non capiti o non considerati), e che in realtà come un boomerang infliggiamo anche a noi stessi, perché ci perdiamo  spesso, così facendo,  la bellezza, la vera bellezza dell’altro, di quella o quelle persone, ci perdiamo il loro calore emotivo, perché anche inconsciamente gli altri, come succede anche a noi, percepiscono anche indirettamente come li consideriamo e come ci sentiamo verso di loro, e se li apprezziamo o no, e molto spesso reagiscono ai nostri atteggiamenti e modi di vederli, (anche quando non gli diciamo esplicitamente come li vediamo e cosa pensiamo davvero di loro), perché è più facile, per “ferite” personali di ognuno, reagire con lontananza, durezza, o sarcasmo, o con atteggiamenti di orgoglio e  distanza, perché tutti a volte ci difendiamo, e non sempre coltiviamo quella libertà interiore che invece ci facilita, quando la scegliamo, l’interagire con gli altri senza far dipendere le nostre scelte e atteggiamenti verso di loro dal voler prima che ci apprezzino e ci considerino tanto e come vogliamo noi.

Quante volte non solo non vediamo davvero l’altro, ma lo mettiamo in disparte, non solo come scelta di fondo consapevole, ma anche in piccole grandi scelte tipo il mettere al primo posto, in ciò che pensiamo e scegliamo, una distrazione, un nostro problema o preoccupazione, la nostra sofferenza per cui abbiamo già tanti problemi da affrontare e risolvere, la nostra rabbia  e il nostro scoraggiamento, i nostri pensieri e il nostro rimuginare, e chi più ne ha più ne metta.

Siamo spesso convinti che per proteggere il nostro cuore, ciò che siamo profondamente, per non essere “cancellati” nei nostri desideri, “dobbiamo” dare importanza sempre e comunque prima a come ci sentiamo noi, a cosa vogliamo, a cosa consideriamo urgente ricevere dall’altro o dagli altri (tra cui più attenzione, aiuto, comprensione, tempo, ecc.), ai nostri problemi e fatiche e al nostro arrabbiarci e soffrire quando la vita non va come desideriamo noi.

Ma succede che più ci ripieghiamo in noi stessi, concentrandoci soprattutto sull’ottenere di essere visti, visti più degli altri e il più possibile (l’ideale  secondo noi sarebbe sempre, senza distrazioni da parte degli altri), sull’essere amati, considerati, chiamati, cercati, più agiamo per essere visti, perché gli altri ci apprezzino e ci amino, e più paradossalmente veniamo visti un po’ meno, anche perché non ci accorgiamo che mentre siamo troppo concentrati sui noi stessi e sui nostri pensieri, sofferenze, desideri e bisogni, esprimiamo senza accorgerci poca apertura verso gli altri, poca accoglienza vera, del cuore, agli altri, poca empatia e poco desiderio di essere “con” gli altri, anche in quel momento e situazione precisa: a volte ci imponiamo sugli altri (mentre siamo convinti di esprimere solo ciò che vogliamo, ma in una parte di noi in fondo in fondo siamo convinti che l’altro o gli altri, soprattutto se parenti o amici, “devono” darci attenzione, comprensione, aiuto, vicinanza come vogliamo noi), e purtroppo senza accorgerci mettiamo una distanza anche  emotiva tra noi e gli altri. Perché gli altri non si sentono visti e riconosciuti davvero da noi, anche nei loro limiti e bisogni: a volte siamo tentati anche di credere che gli altri abbiano gli stessi nostri gusti bisogni, desideri, tempi, e che se esprimono gusti e desideri molto diversi dai nostri, lo fanno secondo noi per “cattiveria”, perché non ci apprezzano, per farci un dispetto o perché sono strani.

Ma cosi dimentichiamo il cuore degli altri, ciò che sono davvero e profondamente, in modo unico, e dimenticando e non considerando il cuore degli altri, come un boomerang iniziamo a dimenticare e non considerare davvero ciò che noi siamo, nel nostro cuore profondo.

Chi ci può aiutare?

chi ci sa guardare e considerare davvero, chi ci ama e crede in noi, anche quando noi non amiamo noi stessi e diamo il peggio di noi?

Abbiamo un Padre che ci ama sempre, e che ci guarda e ci considera sempre, e da sempre, e lo farà per sempre, con profondissimo Amore e attenzione: Dio.

Lui ci conosce profondamente, più di quanto noi conosciamo noi stessi, e conosce personalmente e profondamente anche gli altri, anche coloro che per noi sono inferiori, cattivi, poco capaci, troppo diversi da noi. Avere un Padre cosi pieno di Amore, cosi capace di aiutarci, che sa davvero quale è il nostro vero bene e il vero bene degli altri, ci aiuta a rilassarci tra le Sue Braccia, ci dà sempre di poter mettere e rimettere il nostro cuore, con tutto ciò che noi siamo, e che viviamo, nel Suo Cuore, anche mettendoci di nuovo ad amare, ad alzare il nostro sguardo e guardare Lui e gli altri davvero. Dio ci ama, sa che siamo imperfetti anche se bellissimi e preziosi, e non si scandalizza se non riusciamo a conoscere pienamente né noi stessi né gli altri, e ci aiuta a capire e ricapire ogni volta che ognuno di noi è anche un mistero, siamo creature, e non abbiamo l’onnipotenza di poter conoscere davvero gli altri e noi stessi e Dio con la perfezione e totalità come vorremmo. Accettare che noi e anche gli altri siamo anche un mistero, ci può aiutare a seguire più Dio che le nostre convinzioni e certezze su noi stessi e  gli altri, ci può aiutare a coltivare quella sana umiltà che vuol guardare gli altri sapendo che l’altro è molto, molto di più di ciò che fa vedere a se stesso e a noi, è molto più bello, prezioso, capace di amare, di quanto noi crediamo o di quanto ha fatto vedere e fa vedere a noi. E questo vale anche per noi stessi, anche noi siamo molto più belli, capaci di amare, preziosi di ciò che crediamo soprattutto in alcuni momenti quando diamo il peggio di noi, (a volte anche per cercare rassicurazioni che siamo amati anche quando non siamo bravi e buoni), quando non ce la facciamo e ci sembra che vorremmo solo scoraggiarci o smettere di amare chi ci ferisce, , o di considerare gli altri.

Certo che possiamo considerare i nostri bisogni, desideri, i nostri tempi e difficoltà, certo che possiamo concentrarci anche sui nostri pensieri, la differenza sul come viverli e che farne è se amiamo o no: se mettiamo tutto nell’amare e nell’Amore o no. Dio non vuole cancellarci, non vuole annullarci, Lui ci ama, Lui ci considera, Lui ci guarda e ci considera, ci ama anche nel nostro cuore più profondo, in tutto ciò che siamo.

Liberiamo la nostra capacità di amare, liberiamo la nostra capacità di gioia, lasciamoci “liberare” da Dio, dal Suo Amore, seguiamoLo anche decidendo di guardare davvero gli altri con amore, di guardare il loro cuore, anche se non lo potremo mai conoscere fino in fondo, perché siamo esseri umani imperfetti, ma possiamo sempre ricominciare e darci la possibilità di guardare gli altri e Dio in un modo diverso, in un modo che abbraccia con il cuore l’altro, anche nei suoi difetti e in ciò che non capiamo di lui e che forse ci arreca sofferenza, ma che è amato da Dio, che è prezioso, uno “scrigno” di tesori da cercare e riconoscere, e noi possiamo fare qualcosa di bello anche per aiutarlo, amandolo, a restituirsi un po’ di più a se stesso, al suo cuore profondo.

Proviamo a fare scelte e gesti nuovi, belli, diversi dal solito, che esprimano la nostra voglia di costruire con l’altro, di guardarlo….e di guardare con delicatezza e amore il suo cuore profondo, o almeno intuirlo. E…meraviglia delle meraviglie, come un boomerang, quando facciamo così e accettiamo di guardare l’altro con il cuore, e di guardare il suo cuore, iniziamo a restituirci un po’ di più a noi stessi, e al nostro cuore, e iniziamo a guardare anche noi stessi in un modo diverso, più bello e vero. Siamo guardati con il Cuore da Dio, siamo amatissimi…guardiamo con il cuore, guardiamo il cuore…anche quello degli altri.

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