Abbraccia  i fatti e le parole

 

Cosa ne fai nel tuo cuore e nella tua vita dei fatti e delle parole degli altri? Sei tentato anche tu da pensieri e convinzioni tipo: “Lui/lei parla parla ma poi non mette in pratica, non ci tiene davvero, si vede nei fatti che non mi vuole bene e non gli importa niente di me e di collaborare”, oppure da pensieri e convinzioni tipo: “Lui/lei è molto concreto/a ma non ha empatia, non dice mai parole calorose, non si sofferma a sapere come sto, non dialoga con me, non ha mai niente di interessante da dire, sta solo a fare tante cose, ma è così freddo/fredda, ha solo senso pratico ma niente capacità di consolare, ascoltare, cercarmi e imparare  a comprendere e farsi comprendere”?

Spesso ci facciamo influenzare da queste convinzioni tutti. E anche più volte al giorno. E spesso siamo tentati di credere che quella persona “è” così e solo così, e non ci si può aspettare cose diverse o di più. E che se non la vediamo quasi mai saper parlare, e usare parole calorose e chiare, non ha secondo noi molta sensibilità, o capacità di ascolto, o un bel mondo interiore, attenzione a noi e ai sentimenti. E che se la vediamo parlare, parlare, ma agire poco, o addirittura evitare di creare occasioni per fare qualcosa insieme, allora vuol dire, sempre secondo noi, che non le interessa niente e bisogna escluderla, o che è una ipocrita che parla solo per compiacerci ma in realtà non gliene importa niente, e si vede dai fatti.

Ma…è proprio così? Proprio proprio così? Sicuri sicuri? E se qualcuno ci analizzasse per giorni, in ogni nostro atteggiamento ed espressione, per capire come siamo, e se si convincesse che noi o stiamo solo a parlare e “quindi” siamo solo chiusi, respingenti,  ipocriti o solo teorici,  o siamo degli insensibili poco capaci di dialogare e poco attenti a  lui/lei e ai suoi sentimenti, e indifferenti, perché troppo presi dal concreto, come ci sentiremmo?

Perché anche ognuno di noi, (anche se a volte o spesso a noi non sembra, convinti di usare tutte le modalità possibili di comunicazione), tende a usare ed esprimere una modalità in particolare per arrivare agli altri ed essere e comunicare con loro. Ed è così anche per gli altri. E ci sono tanti motivi per cui ognuno tende a usare in particolare, per abitudine, una modalità in modo più forte, o le parole o i fatti. Ma noi, spessissimo, attribuiamo a quella modalità di comunicazione che l’altro usa, intenzioni e motivi brutti, egoistici, cattivi o cattivissimi; soprattutto se la modalità comunicativa che usa l’altro è molto diversa dalla nostra.

Perché tendiamo a interpretare così?

Forse perché abbiamo paura di ciò che è diverso da noi, anche nel modo di esprimersi, o forse perché…ognuno di noi sa perché, per suoi personali motivi da imparare a guardare in faccia. Motivi che riteniamo gli unici possibili e veri.

E invece no. Invece spessissimo, o sempre, la persona che usa una modalità comunicativa in particolare lo fa per motivi diversissimi da ciò che pensiamo e crediamo: per esempio chi usa molto le parole ma agisce poco, invece di “essere” un ipocrita poco concreto e che non vuole mettere in pratica, potrebbe invece…essere convinto di non saper essere così concreto, di non saper fare bene le cose, forse preso da una tentazione di perfezionismo, per poca autostima, o per sue personali difficoltà o paure, e potrebbe aver puntato molto al donare calore con le parole, convinto di non saper o poter fare in altri modi. Sembra incredibile ma succede. E nello stesso tempo, chi si concentra molto sui fatti, anche molto quotidiani, sul fare e organizzare evitando di esprimere sentimenti, emozioni, o ciò che pensa, e tende a non parlare o parlarci molto o con calore, invece di essere un superficiale concreto che non è attento a sentimenti e a noi e a come siamo e cosa viviamo, potrebbe avere difficoltà o timidezza o paura di avere un dialogo sempre diretto, o a parlare di sé o con noi, per sue difficoltà convinzioni o paure, o poca autostima.

Invece di continuare a decidere noi, dentro di noi, che significato ha quella modalità comunicativa che l’altro esprime, e invece di convincerci che sicuramente nasconde solo tanto egoismo e mancanza di disponibilità, volontà e capacità di collaborare, di  capirci, di fare cose insieme o esprimerci attenzione e amicizia o affetto, proviamo a cambiare modo di guardare e interpretare: proviamo a mettere “ponti” tra noi e quella persona, nei quali arrivare a lui/lei e ascoltarlo/ascoltarla davvero; proviamo a rispettare la sua modalità e ad …abbracciarla: con abbracciarla intendo smettere di vederla come un attacco nei nostri confronti o un ignorarci, e cominciare e ricominciare ogni momento a vederla e considerarla come la principale modalità di quella persona, quel modo di esprimersi che le è forse più facile e che le fa meno paura: perché spessissimo anche noi non scegliamo la concretezza e il fare azioni pratiche  o il parlare di come siamo, di come stiamo, e non dialoghiamo direttamente con l’altro, per nostri timori o timidezze, per timore anche di non essere così bravi e capaci, o per timore che non verremmo accettati in quella modalità che non ci siamo abituati a usare. Come vorremmo fosse fatto a noi, sia quando evitiamo di fare fatti concreti, sia quando evitiamo di parlare con il cuore e con un dialogo empatico e diretto, caloroso. Abbracciamo le parole e i fatti degli altri, andiamo oltre, cerchiamo ogni persona dietro ciò che dice o non dice, ciò che fa o non fa, mettiamo in moto la nostra tenerezza che ci aiuta a vedere nell’altro una persona, come noi, a volte in difficoltà a usare quella determinata modalità che a noi sembra l’unica giusta e l’unica buona. E Abbracciamo soprattutto, intanto dentro di noi, quella persona, mettiamo in moto il desiderio di ascoltarla e comprenderla davvero, insieme a lei. Come vorremmo fosse fatto a noi sempre.

 

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