Dove ci rifugiamo
Quando siamo addolorati, delusi, arrabbiati, scoraggiati, dove ci rifugiamo? Dove ci rifugiamo per stare meglio, per avere gioia, e anche per fuggire dalla sensazione di impotenza nell’affrontare e risolvere? A volte ci rifugiamo nella tecnologia, e non per usarla come strumento per informarsi, per interagire con amore, per imparare qualcosa o usare creatività che possa fare del bene, ma per evitare di rapportarci a noi stessi e agli altri: e siamo tentati di cercare serenità e scacciare la noia rifugiandoci su internet, nella continua interazione con il cellulare, nei videogiochi, e tutto ciò che sembra farci stare meglio, distrarci, rilassarci, e soprattutto sembra efficace per non farci pensare ai nostri problemi e a come stiamo. Oppure ci rifugiamo nella lamentela, nell’incolpare noi stessi e gli altri, convinti che così troveremo sollievo e staremo meglio. A volte ci rifugiamo in continue distrazioni da noi stessi e dagli altri, preferendo aspettare che qualcosa cambi, aspettando che qualcuno o la vita o una situazione ci risolvano i problemi o cambino, convincendoci che noi non possiamo fare niente:
eppure c’è sempre qualcosa che possiamo fare, anche piccola: possiamo cambiare pensieri e atteggiamenti, possiamo cambiare obiettivi, e invece di pretendere serenità e attenzione dagli altri e dalla vita, possiamo fare la nostra parte. Anche quando siamo convinti che possiamo fare poco, perché anche scegliere di fare piccoli passi nell’amare e ricominciare ad amare è una scelta che porta frutti buoni per noi e per gli altri.
A volte, presi e ripiegati su noi stessi e sui nostri pensieri, rimuginamenti e preoccupazioni, non ci accorgiamo di come ci chiudiamo, a ciò che stiamo vivendo e agli altri, e di quanto fuggiamo in distrazioni che diventano motivo per autoescluderci dalle situazioni e dalle persone, perfino da noi stessi.
E continuiamo ad alimentare questo circolo vizioso: più soffriamo o siamo scoraggiati, più cerchiamo di fuggire, di rifugiarci in cose e situazioni che sembrano darci gioia e soluzioni, sollievo, ma che in realtà ci tolgono forze, speranza, serenità, libertà interiore, perché le rendiamo “tesori e centro” della nostra giornata e della nostra vita” invece di renderli occasioni per partecipare, amare, interagire, collaborare, aiutare, e iniziamo a non vedere davvero più le persone: ci concentriamo sul nostro sentirci soli, senza risorse, arrabbiati, incompresi, non visti, e non ci accorgiamo più delle solitudini e sofferenze (e anche delle gioie) degli altri, anche quelli accanto a noi, convinti che comunque li stiamo già amando e stiamo già dando tanta attenzione, e convinti che loro non hanno difficoltà come e quanto ne abbiamo noi; e così ci rifugiamo a volte nel ripiegamento, convinti che così prima o poi qualcuno verrà a salvarci e noterà come stiamo, e convinti che così inconsciamente “piegheremo” la volontà degli altri a cambiare, a darci ciò che vogliamo, a obbedirci, a essere uguali a noi.
E più ci rifugiamo in “rifugi” che siano lontani emotivamente dagli altri, dal parlare con gli altri, dal fare qualcosa con gli altri, dal collaborare e fare la nostra parte, e più aumenta la nostra sensazione di impotenza e di fatica, sofferenza interiore, e la sensazione che la colpa del nostro stato d’animo sia di qualcuno, qualcosa, la vita, un problema. Arriviamo a volte a credere che non possiamo fare niente per rasserenarci, forse perché crediamo che la nostra serenità e la nostra gioia, dipendano dalla soluzione di un problema o dal cambiamento degli altri verso di noi:
e invece possiamo sempre fare qualcosa: ricominciare, rimetterci ad amare.
E poi c’è un rifugiarci da….noi stessi. Un fuggire dalle nostre emozioni, anche se a noi non sembra di fuggire: è quando per esempio fuggiamo dal nostro dispiacere e lo copriamo con rabbia, o quando fuggiamo dalla nostra tristezza e ci spostiamo in un atteggiamento in cui non vogliamo “entrare” davvero nelle situazioni, e quando non vogliamo interessarci a come stanno gli altri, che cosa vivono, e cerchiamo di sminuire ogni loro sofferenza o gioia. Per non dover guardare e affrontare le nostre emozioni e pensieri. E a volte preferiamo interessarci solo a dettagli pratici, o solo ai nostri sentimenti e stati d’animo, o ai nostri difetti e ai difetti degli altri, e a tutto ciò che non va come dovrebbe.
Ci illudiamo così di amare lo stesso gli altri, ma in realtà rifiutiamo di capire davvero come stanno, di conoscerli davvero, di essere davvero con loro, e fuggiamo, anche quando siamo accanto a loro, in altri pensieri senza vivere il momento presente con amore.
Ma possiamo sempre cambiare “rifugio”, possiamo ricominciare a guardare davvero noi stessi e gli altri, possiamo ricominciare anche qui, ora, a vivere davvero l’attimo presente, ogni momento presente, con un atteggiamento nuovo, con empatia e amore, accettando anche di “attraversare” emozioni, situazioni, in un modo diverso, con amore. È l’amore che ci aiuta ad aprire gli occhi agli altri e a come sono e stanno davvero, è l’amore che ci aiuta a voler collaborare, affrontare, e ad amare noi stessi e gli altri anche mentre siamo in qualche prova.
Il vero rifugio è l’Amore, l’Amore di Qualcuno, Dio, che ci ama immensamente anche quando non Gli crediamo, anche quando non lo sentiamo con la nostra sensibilità, ma che c’è, ci è accanto, sempre. Rifugiamoci nel Cuore di quel Padre, Dio, che è il nostro vero Tesoro, che sa amarci e aiutarci a essere davvero nella nostra vita, e con gli altri. “Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.“(Mt 6, 21).