Facciamo pace con le nostre incoerenze
Ci caschiamo tutti, spesso in tempi, occasioni e modi diversi: ci muoviamo ogni giorno in alcune incoerenze. Pensiamo e diciamo che vogliamo bene agli altri, e poi a volte ci avvoltoliamo nei garbugli delle nostre paturnie, timidezze, dubbi, facciamo passare il tempo e rimandiamo, non esprimiamo il nostro affetto, la nostra amicizia, il nostro interessarci di cuore agli altri, il nostro volergli esprimere empatia, vicinanza, aiuto.
A volte pensiamo e diciamo di credere in Dio, e nel Suo Amore, e poi davanti ai problemi e alle incomprensioni, davanti alle difficoltà, ai dolori, davanti ai nostri limiti ci comportiamo come se non avessimo speranza, come se ci fosse solo male, solitudine, come se ci fosse solo bruttezza dentro e fuori di noi. Diciamo di credere in Dio e poi con le nostre parole, con i nostri atteggiamenti e con le nostre scelte agiamo come se Lui non ci fosse, come se nella vita si dovesse solo contare su sé stessi e su ciò che si ha. Pensiamo e diciamo che noi non facciamo mai tanto male agli altri, siamo persone perbene, credenti o comunque “buone”, sensibili, e poi davanti alle ferite che gli altri ci procurano in tanti modi, con atteggiamenti apparentemente di indifferenza, asprezza, o davanti al loro non parlare e agire come ci sembra giusto e bello che loro facciano, ci convinciamo che assolutamente “Questa non gliela perdono, non merita la mia attenzione, il mio tempo, il mio affetto e amicizia, lui/lei deve capire e soffrire come soffro io così capisce e cambia” perché in fondo in fondo nel nostro cuore siamo convinti a volte che la vita sia un’altra cosa rispetto all’invito che Dio ci fa ad amare davvero.
Tante volte forse vorremmo aiutare qualcuno, consolarlo, aiutarlo concretamente, ma appena questo significa in pratica anche a volte attraversare contemporaneamente fatiche, quando significa anche usare il nostro tempo rinunciando anche ad alcune nostre distrazioni, ad alcuni nostri desideri o idoli, o quando significa rinunciare a nostre comodità e pigrizie, ecco che non siamo più tanto convinti che sia proprio quella la persona da aiutare, che sia proprio quella l’occasione per fare qualcosa di buono anche noi, facendo la nostra parte, e che invece dobbiamo aspettare “il” momento, il momento giusto, dove siamo del tutto sereni, senza niente altro di interessante da fare, senza problemi, oppure aspettiamo di avere la certezza che l’altro ci capirà perfettamente, insomma praticamente aspettiamo un momento perfetto che non arriverà mai. Siamo tentati di credere e definire noi e solo noi quale, quanto, chi e in che modo possiamo amare e aiutare, perdendo così tantissime occasioni per poter amare perché troppo concentrati su nostri giudizi, convinzioni, paure.
Davanti alle nostre incoerenze, di solito siamo tentati di avere due atteggiamenti di fondo: o decidiamo (perché anche se non ci sembra è una nostra decisione) di considerarci e sentirci cattivi, egoisti, incapaci di mettere in pratica ciò che diciamo di credere e di voler fare, condannando noi stessi e identificandoci solo con le nostre incoerenze, oppure decidiamo di evitare di guardare davvero in faccia le nostre incoerenze, perché in fondo in fondo abbiamo paura di trovare in noi ciò che tanto giudichiamo e rimproveriamo negli altri, abbiamo paura che se scopriamo che non siamo sempre solo buoni, o solamente pieni di sentimenti e sensibilità solo dolci e attenti agli altri, potremmo scoraggiarci troppo e temiamo che gli altri a quel punto non ci stimerebbero più, non ci vorrebbero vicino, ci considererebbero solo cattivi, incoerenti ed egoisti.
Arriviamo a credere a volte che anche Dio potrebbe non amarci più tanto se continuiamo a sguazzare nelle nostre incoerenze. Ma Lui ci ama. Immensamente. Sempre. Lui ci ama anche nelle nostre incoerenze: addirittura Lui può fare meraviglie con le nostre incoerenze, per esempio se gliele doniamo invece di tenercele per noi strette strette per autocompiangerci, scoraggiarci, autocondannarci e condannare gli altri che “osano” dire e fare il contrario di ciò in cui credono, di ciò che proclamano, possiamo renderle occasioni di un amore più grande e vero, con l’aiuto e la Sapienza di Dio.
Tante volte dimentichiamo che gli altri, come noi, sono creature umane, e come noi, ogni giorno, a volte o spesso fanno fatica e spesso con dolore a non mettere in pratica ciò che vorrebbero e in cui credono, avvoltolati nelle loro ferite interiori, nelle loro paure e convinzioni, proprio come noi. Più condanniamo noi stessi quando viviamo una incoerenza, e più condanniamo gli altri se cascano e ricascano anche loro nelle loro incoerenze, e a volte gli attribuiamo cattive, cattivissime e furbe intenzioni. E più evitiamo di guardare in faccia davvero anche le nostre incoerenze, e più tenderemo ad amare e apprezzare gli altri ” a condizione che…”, solo se con noi sono e fanno solo i “buoni”, perfetti o comunque desiderosi di agire solo come vogliamo noi. Facciamo pace con le nostre incoerenze.
Far pace non vuol dire farci trascinare e influenzare dalle nostre incoerenze, o da quelle degli altri, o far finta che non facciano anche male a noi stessi e agli altri, ma significa secondo me accettare che possiamo amare, ricominciare, perdonare noi stessi e gli altri anche nelle nostre e loro incoerenze, per costruire amore, comprensione vera, gioia, sincerità, dialogo. E se accettiamo con un pizzico di fede in Dio che ogni nostra incoerenza può essere messa nelle Sue Mani e nel Suo Cuore, chiedendoGli di aiutarci e lasciarci cambiare da Lui, possiamo accorgerci che collaboriamo con Lui a rendere amore anche ciò che ci rende creature imperfette, perché Lui sa come fare.
Fidiamoci di Lui e del Suo Amore. Davvero.