Fai pace con le tue “tempeste”

 

Avevo capito male.
Avevo capito e creduto di me che io fossi una specie di “laghetto” tranquillo, dove le tempeste non ci sono quasi mai. Ho creduto che il mio riflettere e credere in Dio mi esentasse dalle “tempeste” e soprattutto dall’essere una persona che vive e attraversa “tempeste” nel suo cuore, e dalle quali a volte si fa influenzare. Ma grazie a Dio, e a un sacerdote grande strumento di Dio, sto iniziando sempre più a “smascherare” ciò che sono davvero, il mio vero carattere. Un carattere capace di tanta dolcezza, tenerezza, amorevolezza, ma che contemporaneamente è capace di grandi o grandissime “tempeste”. Tempeste del cuore in cui una ferita da parte degli altri è una ferita che brucia, in cui  a volte mi soffermo su un imprevisto o una incomprensione  rimuginando un po’,  una facilità nel cogliere toni e sentimenti, quelli veri dietro ciò che dicono e fanno le persone, anche dietro uno “scherzavo” da parte degli altri, diverso dallo scherzo che è sano quando è uno “scherzare con”, e non uno scherzare “contro” l’altro.

E mi sono chiesta: solo io attraverso nel mio cuore varie “tempeste”, a volte anche durante il giorno? Solo io mi faccio influenzare da rabbia, dispiacere, scoraggiamento, e persino nella gioia? E mi sono accorta, cercando di ascoltare, capire e guardare gli altri e di conoscerli più profondamente, che in realtà nessuno di noi è quel “laghetto placido con panorama annesso pieno di fiori” ogni momento della vita e della giornata, nessuno di noi ha un carattere “solo” posato, “solo” tranquillo, o come si dice, “buono”.

Ma cosa è davvero la bontà? È credersi incapaci di fare ripicche, rancori, di ignorare, è il crederci in fondo in fondo persone più buone degli altri che non fanno grandi cattiverie? O è accettare di essere creature preziose, sempre amatissime da Dio, anche cosi come siamo nei momenti peggiori del nostro cuore e delle nostre reazioni?

Cosa ne fai delle tue “tempeste”?
Accetti di avere in te anche questa caratteristica, o la vedi solo come un peso, qualcosa che ti fa essere secondo te spiacevole, poco amabile, poco capace di amare? Una delle caratteristiche dell’avere un carattere “tempestoso” misto a dolcezza, è l’intensa sensibilità, e l’intensità di ciò che si sente e si vive davanti alle situazioni e alle persone, nel bene e nel male. E spesso le persone meno allenate  a vedere e  gestire le loro “tempeste”, non sempre comprendono l’apparente “freddezza” che una persona con un carattere “tempestoso” esprime, apparentemente. Anzi spesso chi fa così viene tacciato di “freddo, indifferente, disgustato da me”…

ma è proprio così? Nel mio caso vedo che la mia timidezza, la mia ancora poca semplicità e spontaneità nell’andare verso gli altri, a volte anche verso coloro a cui sono molto affezionata, è un cercare di gestire la mia enorme sensibilità, la mia “tempestosità”, e non intendo con tempesta solo quando sono triste o arrabbiata, ma anche quando sono entusiasta e gioiosa, perché anche quando vivo la gioia, ho tanta intensità, e anche il modo di esprimerla può essere a volte  poco empatico o un po’ faticoso da ricevere esattamente così com’è.

Io penso che chi ha un carattere “tempestoso”, e cioè secondo me tutti o quasi tutti, (solo che spesso non ce ne accorgiamo, perché è più facile guardare e cogliere gli aspetti del carattere e degli atteggiamenti degli altri), a volte è come una “radio”: una radio che trasmette musica, e che però la trasmette o a bassissimo volume (non perché la musica sia poco bella, o perché non c’è,  ma perché non vuole farla sentire o teme di farla sentire) o a volume troppo alto (quando crediamo che l’unico modo per farci capire e per far vedere che siamo dispiaciuti sia muso lungo, rabbia, tono freddo o teso, rimprovero, o il punire gli altri sentendosi nel giusto, sentendosi coloro che così fanno capire agli altri come dovrebbero comportarsi con noi “buoni” che non abbiamo dato e non diamo secondo noi  dispiacere a loro) , e così ci convinciamo a volte di non saper o di non poter vivere bene e incanalare con amore anche le nostre “tempeste” del cuore e della sensibilità, che a volte ci fa interpretare male, drammatizzare, o anche non valorizzare ciò che di bello sono e fanno gli altri per noi o per gli altri).

 

A volte siamo tentati di credere che chi ha un carattere che convive anche con le “tempeste” del suo cuore e sensibilità, sia una persona poco equilibrata, poco capace di amore o armonia. Io credo invece che sia proprio il contrario, perché chi accetta l’umiltà e la verità di vedere le proprie “tempeste”, e accettare che ha una grande sensibilità in realtà può amare con molta più gioia, capacità di empatia perché ha più volontà per comprendere se stesso, e per comprendere e aiutare davvero gli altri e le loro “tempeste” o incoerenze, o limiti.

Noi a volte accusiamo tanto gli altri di qualcosa e con tanta veemenza proprio quando in fondo in fondo odiamo qualcosa che non ci siamo accorti che convive già anche in noi stessi, anche se in ambiti diversi a volte.
Si può fare pace con le proprie tempeste? Anche quando esse ci fanno vedere e credere che tutto va male, che niente migliorerà, e anche quando siamo tentati, per il troppo dispiacere o scoraggiamento o paura,  di credere che non possiamo fare niente di buono, o non possiamo avere creatività anche in situazioni poco comode o dove possiamo fare alcune cose e non altre?

Si può.

Ma non ce la facciamo da soli. Chi può e vuole aiutarci? Sicuramente possiamo prima di tutto  aiutare noi stessi  proprio noi, e poi possono aiutarci anche  gli altri, soprattutto chi ci capisce e ci vuole bene, ma ancora di più chi può sa e vuole aiutarci? Dio.

Ma per un carattere “tempestoso”,  intenso, cosa vuol dire credere in Dio?

A volte siamo tentati di credere che per essere bravi e buoni credenti, dobbiamo annullare il nostro carattere, trasformarlo in quella specie di laghetto anche troppo tranquillo, che ci immaginiamo buono e utile per sentirci una persona ideale, e non davvero noi così come siamo. A volte forse temiamo che Dio ci amerà davvero solo se facciamo i buoni, solo se ci sforziamo sempre, e se non ci ribelliamo mai a Lui, oppure quando viviamo le nostre “tempeste” ci sentiamo e ci crediamo forse indegni di riavvicinarci a Dio, che in realtà è sempre accanto a noi, anche quando noi abbiamo paura che non sia così, o crediamo  che siamo troppo “brutti, incapaci, cattivi, falliti, inutili” per essere amati da Lui. Eppure, Lui ci ama. Sempre. E comprende e ama anche il nostro carattere, non si sconvolge, non si scandalizza, non ci considera “strani, troppo sensibili, freddi, cattivi”, ma ci conosce profondamente, ci ama, ci conosce meglio di noi stessi.

Una delle caratteristiche del nostro avere nel cuore anche “tempeste”, è che siamo più tentati di coltivare egoismo:

infatti la tempesta, di qualunque tipo essa sia, proprio perché è intensa, tende a farci credere che c’è solo lei, che c’è solo quello dentro di noi, e che quella persona “è” solo quello e non ha altri aspetti. E a volte, durante la “tempesta”, tendiamo a volerci difendere, reagire, come riteniamo noi giusto. E spesso ci accorgiamo che noi non possiamo mai essere la bussola solida di noi stessi, perché siamo imperfetti, e dentro di noi tanti sentimenti, desideri, credenze sono lì pronte a essere a volte “usate” da noi per trovare facili, illusorie  e veloci soluzioni a come ci sentiamo, e a ciò che facciamo o non facciamo.

Fai pace con le tue tempeste. Facciamo pace con le nostre tempeste.

La tempesta non ha  di fondo o solo aspetti spaventosi o distruttivi, perché dipende molto da come la vediamo e come la consideriamo.

Abbiamo sempre un dono grandissimo, tra i tantissimi che ci ha fatto Dio e ci fa, e cioè… la libertà di scegliere: la libertà di scegliere di dire alla tempesta “mi schiacci, sei la verità della mia vita e del mio cuore”, oppure “bentornata cara tempesta, ti conosco  ogni volta un po’ meglio, e voglio usarti e incanalarti, e non voglio farmi usare da te. E so, che posso incanalarti per amare solo seguendo Dio, fidandomi di Lui e di come ama e mi ama Lui”.
Ma…vogliamo davvero usare la nostra libertà di scelta? O a volte forse temiamo di cambiare questo movimento di fondo e di accorgerci che abbiamo responsabilità anche noi in ciò che decidiamo, nel bene e nel male?
Fai pace con la tua tempesta, fatti aiutare da Lui, da Dio, da Colui che sa camminare con amore farti camminare e amare  in qualunque tempesta e, sa e vuole raggiungerti sempre, nella tempesta.

 

 

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