Invece di….possiamo amare
…Amiamo, e ci sembra che nella parola amare abbiamo già detto tutto.
Da una parte si, l’amare sintetizza tanto, ma nello stesso tempo il nostro amare ha bisogno, per essere autentico, vero, concreto, per arrivare veramente agli altri, a qualcuno, di “spezzettarsi”, ritrovarsi, di essere seminato e donato in miliardi di piccoli grandi modi.
E a volte o spesso invece di amare e costruire circoli virtuosi in noi e con gli altri, inneschiamo “circoli” viziosi che immettono lontananza emotiva, incomprensione, freddezza, tensione.
Eppure in ogni piccola o grande scelta, c’è sempre un attimo, qualche attimo o momento, in cui possiamo scorgere quella grande libertà interiore che ci è stata donata, da Qualcuno che ci vuole davvero liberi, liberi anche da noi stessi, e che possiamo usare per amare, invece di….invece di cosa? invece di ferire a nostra volta se siamo feriti, invece di vendicarci e offenderci se qualcuno fa qualcosa che è molto diverso da ciò che faremmo e decideremmo noi, e chi più ne ha più ne metta.
A volte ci sembra di essere “costretti” a reagire male, a dire parole, a fare silenzi e fare scelte e azioni che puniscono, che danno messaggi di lontananza emotiva, di esclusione, di disprezzo per colui/colei che si comporta è e sceglie in modi così diversi e poco piacevoli e “strani” secondo noi, in modi “fuori dal coro”, da quel metaforico coro dove per essere accettati e apprezzati secondo noi bisogna solo essere in un certo modo, fare determinate cose, avere determinati stili e abitudini, e anche qui chi più ne ha più ne metta.
Come possiamo mettere amore, in ciò che pensiamo, desideriamo, facciamo e diciamo invece di distruggere, escludere, disprezzare, giudicare, punire e voler correggere a tutti i costi per far cambiare gli altri?
per esempio….invece di criticare con sarcasmo e durezza o frecciatine qualcuno che ci dice qualcosa che non apprezziamo, e che per cui ci addoloriamo, possiamo decidere, perché è una decisione, di cambiare prospettiva, di cambiare pensieri su quella persona e quelle parole, e quelle sue decisioni, e possiamo donare parole che costruiscono, che dicono che ci sentiamo dispiaciuti, che chiedono perché con amore, che preferiscono continuare a conoscere l’altro davvero, i suoi perché, e a volerlo capire, anzi continuare a voler capire insieme a lui/lei.
Invece di offenderci, di chiuderci volutamente in silenzi ostili, che arrivano in modo violento all’altro, invece di decidere di non parlare mai più con quella persona, invece di punirla con silenziosi giudizi e invece di considerarla cattiva e sbagliata come persona per ciò che pensa, fa e dice, possiamo cambiare il nostro modo di pensarla, considerarla, e possiamo smettere di usare silenzi, indifferenze, chiusure per “colpire”, per far capire secondo noi all’altro come siamo dispiaciuti (senza accorgerci che in realtà spesso così all’altro non arriva il nostro dispiacere o la nostra sofferenza, ma arriva la durezza del nostro giudizio su di lui/lei), e possiamo invece cominciare o ricominciare a costruire “ponti” e dialogo con l’altro, anche attraverso il fare qualcosa di bene con e per l’altro. Come vorremmo fosse fatto a noi da parte degli altri, sempre, anche quando diciamo, facciamo, e desideriamo qualcosa di diverso da ciò che gli altri vorrebbero.
Invece di aspettare che sia l’altro a fare quella cosa buona, quel servizio, invece di aspettare che sia l’altro a collaborare per primo e darci ciò che vogliamo, possiamo iniziare noi a fare qualcosa in più di bene per noi e l’altro, possiamo collaborare nel bene in ciò che è bene fare, e possiamo, invece di arrabbiarci con chi non collabora o non fa la sua parte, possiamo con il nostro esempio e con il nostro atteggiamento incoraggiare invece di scoraggiare e punire, possiamo chiedere con empatia e assertività che l’altro collabori, ma chiedendolo con amore, con empatia, invece che con rancore o convinzione che lui/lei non sarà mai disponibile, capace, attento, e invece… magari sta solo vivendo un po’ di paure nel non saper fare, nel timore che il suo collaborare non sia importante, utile, perché nel cuore di ognuno di noi spesso ci sono motivi molto diversi da ciò che si vede dall’esterno…
Invece di voler cambiare l’altro, e renderlo più simile a noi, e obbligarlo, con musi o lamentele e critiche a comportarsi come vogliamo noi, in ciò che a noi sembra l’unica cosa buona da fare perché la riteniamo universale, possiamo decidere e accettare di voler conoscere davvero l’altro, anche chi siamo convinti di conoscere già benissimo da anni e in tutto.
Invece di ripiegarci sul nostro dispiacere perché l’altro non dice, pensa, fa come vogliamo noi, possiamo decidere di mettere amore verso l’altro, riconoscerlo davvero, e facilitare così nell’altro la volontà di comprendere e riconoscere davvero anche noi, senza pretenderlo.
Invece di “difenderci” svalutando l’altro, incolpandolo e sottolineando i suoi difetti e difficoltà quando ci sentiamo non capiti, non seguiti e non accettati su ciò che noi consideriamo giusto e sacrosanto, su ciò che noi vogliamo, possiamo accettare in noi di sentire dispiacere, possiamo decidere con umiltà di guardare con empatia l’altro e ciò in cui è diverso da noi, anche come suoi atteggiamenti, desideri, scelte, abitudini, e possiamo guardare con empatia anche quella parte di noi che si dispiace così tanto quando non trova modi, abitudini, desideri simili e atteggiamenti simili nell’altro, e possiamo far pace con quella parte di noi che crede che solo se si è uguali, solo se si hanno determinate caratteristiche, scelte, desideri, valori, allora si è bravi, buoni, amabili, giusti, altrimenti uno dei due secondo noi è sbagliato e cattivo.
Invece di fare lotte di potere, competizioni, per essere i migliori, per essere più visti e amati degli altri, possiamo creare “reti” con gli altri, ponti, collaborazione, dialogo, comprensione, empatia, e gioire dei talenti unici e bellissimi degli altri, ricordando sempre che anche noi siamo unici, e con talenti bellissimi da condividere e valorizzare reciprocamente.
Invece di dare per scontato che gli altri sappiano quanto li stimiamo, quanto affetto e amicizia abbiamo verso di loro, invece di evitare spesso di dire ed esprimere il bello che pensiamo di loro, e che siamo contenti di conoscerli e di trascorrere anche del tempo insieme, per timore che si inorgogliscano o che non sia importante farglielo capire e sapere, possiamo donare gratuitamente la nostra gioia per loro, la nostra amicizia, il nostro volerli vicino, nella nostra vita, il nostro stargli vicino, anche spiritualmente, come vorremmo che loro facessero verso di noi, perché è bello anche per noi sapere davvero in tanti modi che gli altri ci vogliono bene e che gli siamo cari.
Invece di continuare a pensare che Dio è qualcuno lontano, lontano dal nostro cuore e da noi, indifferente, e che se Lo seguiamo saremo infelici, annullati, possiamo decidere di provare a credere che Lui è Amore, Amore davvero, e che ci ama davvero, possiamo decidere di scoprire se davvero Lui, Dio, è quell’Amore, quella Gioia che a volte neanche osiamo sperare e credere, e possiamo iniziare a parlare con Lui, a chiederGli aiuto, a pregarLo con fiducia.
Invece di…. ora provate voi a individuare cosa potete fare di diverso, per amare davvero.