La  nostra parte

Noi possiamo fare sempre la nostra parte. La parte che possiamo fare  e donare solo noi, e per farla dobbiamo scegliere di non misurare e calcolare noi quanto può essere importante e produttiva, ma farla, con amore, anche quando ci sembra troppo piccola e banale. Possiamo sempre fare molto di più di quanto crediamo. A volte preferiamo per paura andare da un estremo all’altro, e cioè o facciamo tutto noi, decidendo noi cosa davvero pensano, vogliono e devono fare gli altri, o aspettiamo che sia sempre prima la vita, gli altri, Dio, a fare tutto o quasi per noi e al posto nostro, e, convinti che la nostra parte non faccia una differenza, a volte ci diamo tante giustificazioni per non fare quella parte che possiamo fare, convinti che sia inutile o troppo piccola e invisibile. E quando qualcuno non ci capisce, non ci ascolta, non ci dà attenzione, ci fa dispiacere, noi a volte crediamo che è solo colpa sua e che noi non possiamo fare niente, perché se l’altro ci volesse capire lo avrebbe già fatto. Ma è davvero così?

Possiamo anche in quei casi fare qualcosa, fare comunque la nostra parte: ascoltare noi chi non ci ascolta, dare attenzione noi, cercare noi, dialogare e comprendere noi gli altri, e questa nostra parte, se fatta e donata con amore, prima o poi porterà qualche buon frutto, anche quando l’altro non se ne accorge subito o non ce lo dice.

A volte non capiamo subito quale possa essere la nostra parte da fare e scegliere, e siamo tentati di credere che ciò che vogliamo e possiamo fare noi sia solo ciò che vogliamo donare noi, indipendentemente da cosa davvero ha bisogno l’altro e di cosa vuole accettare da noi come aiuto o collaborazione. Perché se e quando ci imponiamo, convinti che l’altro ha sicuramente desiderio e bisogno di capire e fare determinate cose, in realtà ci attacchiamo alla parte che ci sembra quella più efficace e universale, ma ogni persona ha ferite e talenti e unicità personali e diverse da tutti gli altri, e accetta di ricevere aiuto, amore, dialogo, quando soprattutto si sente capita, rispettata, e per essere rispettata deve essere riconosciuta e accettata per come è davvero, come vogliamo sia fatto anche a noi da parte degli altri. Oppure a volte sminuiamo tutto ciò che possiamo fare, aspettando che lo facciano altri più bravi, o aspettando di essere cercati, capiti, e preferiamo rimandare, aspettare, evitare di costruire ponti e nuove strade e possibilità di comprensione con gli altri per timore che non siamo abbastanza o che gli altri sicuramente abbiano bisogno di aiuto e vicinanza ma non da noi. Eppure quanto è bello accettare l’umiltà di provare ogni volta a comprendere con empatia l’altro e dialogare per conoscersi davvero, rinunciando ai nostri pregiudizi e idee sull’altro, per potersi esprimere reciprocamente ciò che sono i propri bisogni profondi, spesso nascosti e mascherati sotto coltri e coperchi di rabbia, lamentele, critiche, silenzi ostili, paure. Facciamo la nostra parte, se mettiamo amore nel pensare agli altri e nell’interagire con loro, e così davvero saremo attenti a comprenderli davvero, anche nei loro tempi, desideri, modi diversi dai nostri.

Facciamo la nostra parte, anche quando c’è una incomprensione, una freddezza reciproca apparente, ricominciamo a trattare l’altro come vorremmo essere trattati noi quando non ci sentiamo capiti e voluti.

Fare la nostra parte è secondo me anche aiutare gli altri a fare la loro parte, non con rimproveri e punizioni, non con imposizioni, ma con empatia, con la voglia di valorizzare ciò che gli altri sono e quanto amore hanno e possono donare, anche quando loro per primi non lo sanno o non vogliono vederlo in loro. Facciamo la nostra parte…

 

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