Le mie cicatrici e il  Risorto

 

Mi è sempre piaciuto San Tommaso. Come lui, anche io a volte ho dubbi di fede, a volte non riesco a credere a Gesù Risorto, soprattutto quando ho una sofferenza o un problema che non riesco a risolvere come vorrei.

E San Tommaso, dà voce anche ai miei dubbi, al mio bisogno a volte di verificare in modo concreto e nei dettagli che davvero Gesù è risorto, che davvero è con me, con noi, tutti i giorni, e che davvero mi è accanto e cammina con me. San Tommaso vuole prove, prove come le voglio io a volte, nei momenti difficili dove non scelgo la fede ma le mie paure. O quando do retta alla pseudosalvatrice del mondo che è in me e che a volte per orgoglio è tentata di credere di sapere tutto degli altri e di sostituirsi a Dio.

Anche io molte volte mi dico che, se non vedo non credo, dimenticando che “vedo” quando prima scelgo di credere, senza ancora vedere.

Nel Vangelo davanti ai dubbi e desiderio di Tommaso di avere prove certe, Gesù cosa fa? Gli dà prove certe, gli fa vedere e toccare le sue ferite. Mi ha spesso fatto riflettere il fatto che Gesù, invece di apparire da Risorto perfettamente sano, senza più nessun segno di ferite e cicatrici, appare ai discepoli con tutte le Sue ferite e cicatrici. Perché?

Noi ci aspetteremmo tutti un Risorto perfetto, solo splendente, senza neanche la più minima “scandalosa” ferita,  e tutto rinnovato nel Corpo. Non capivo molto questa scelta di Gesù.

Poi, da quando ho sul mio corpo, sulla gamba sinistra, una grossa cicatrice, segno di una mia rovinosa frattura a tibia e malleolo avvenuta il 10 giugno 2023, e conseguente operazione chirurgica, ho cominciato a comprendere un pochino di più  il Risorto con le  Sue ferite e cicatrici.

Questa mia brutta e molto evidente cicatrice, che è stata apparentemente segno solo di un evento per me drammatico e durissimo, in realtà, posso testimoniarlo e confermarlo, è stata ed è anche segno di una nuova “strada” e “occasione” dove l’Amore immenso e reale di Gesù si è fatto e si fa presente, e che  ha “usato” questo evento e ferita, questa frattura e  cicatrice, per risollevarmi, per donarmi alcuni cambiamenti interiori che Gli chiedevo da tempo, e per farmi riscoprire quanto sono amata da Lui così come sono.

Lui anche in questo evento mi ha aperto prospettive e strade nuove, anche dentro di me.

Addirittura tramite questa cicatrice mi ha aiutato e mi sta aiutando a ricontattare e recuperare anche la mia “leggerezza” di fondo, che spesso non faccio ancora vedere molto agli altri, ma che c’è, fortissimamente c’è da sempre, e che  desidero arrivare a donare ed esprimere di più. E se riguardo e rileggo tutta la mia vita fin qui, posso dire che in ogni “cicatrice” della vita, Lui con me ha fatto sempre così. E questo Suo amarmi anche nelle mie ferite e cicatrici, e questo Suo far nascere anche da cicatrici doni nuovi, doni di Resurrezione in vari modi, mi fa sentire e credere di essere amata da Lui molto, molto più che se mi avesse donato il Suo Amore solo in ciò in cui riesco, in cui non ho particolari difficoltà o dubbi o paure o incertezze, o difese.

Sono riuscita subito a crederGli e a vedere cosa stava facendo di bello in questa mia frattura e  cicatrice? No. Non subito.

Ho dovuto prima accettare di crederGli, di darGli ciò che mi stava facendo soffrire, ho dovuto scegliere di non “infettare” quel male con la mia rabbia e il mio scoraggiamento; a un certo punto ho  finalmente scelto di credere che anche stavolta Lui avrebbe trasformato anche in una occasione anche di bene ciò che mi sembrava solo un male.

Lui è  un Dio che mi chiede e chiede a ognuno di noi di amare noi stessi e  gli altri non solo quando ci sembrano bravi, forti, coraggiosi, senza macchia e senza paura, ma sempre, anche in ogni loro debolezza e difficoltà, anche quando sembrano scegliere solo l’egoismo. Perché solo così il nostro amarli è un amarli profondamente, gratuitamente, e davvero.

Un Dio così, che mi ama e ci ama tutti anche nelle più profonde nostre cicatrici fisiche e interiori, e fin nel profondo anche di ogni nostro difetto, paura, e tentazione di non amare sempre, è un Dio davvero meraviglioso. Di un Dio Risorto e che porta con Sé con Amore anche i segni delle Sue ferite e dolori, anche con le Sue cicatrici, e che mi ama davvero in ogni mio aspetto, io mi fido.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».”

(Giovanni 20. v. 24-29)

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