Lettera  ai  miei  limiti

Cari limiti,

che sempre, ogni giorno, camminate con me, vi scrivo per chiedervi un aiuto: come sapete da tempo, spesso quando vi vedo, così tanti, così faticosi, succede che spesso mi arrabbio con voi, perché mi sembra che siate solo veri e propri ostacoli alla mia autostima, al potermi sentire e vedere come “forte”, e capace di saper fare tutto e nei tempi che vorrei io.

Ma, devo dirvi, che sono un po’ stufa di arrabbiarmi con voi, anche perché arrabbiarmi, vedervi a volte solo come intralci e “nemici” non mi aiuta ad avere serenità e pace interiore, e non mi aiuta neanche a cancellarvi o a saper essere capace di fare tutto ciò che vorrei saper fare facilmente. E il far finta a volte che non ci siete, non mi aiuta, ma solletica il mio orgoglio che a volte vorrebbe spingermi a sentirmi e vedermi perfetta, e in quei momenti dimentico che essere perfetta mi è impossibile, e di quanto in realtà sia più bello e rasserenante accettare che sono imperfetta e che a volte non posso fare alcune cose.

Insomma, quando, riscoprendovi presenti in me, sono tentata di “combattervi”, aiutatemi: ricordatemi che non siete miei nemici, ma che siete miei “allenatori”: allenatori per allenarmi a cosa? In particolare alla pazienza e all’umiltà: sapete bene, miei cari limiti, che ho un carattere che tende all’immediatezza, e dove spesso sono tentata di realizzare tutto e subito: e a volte l’immediatezza se vissuta con orgoglio e con l’obiettivo di realizzare tutto e subito, toglie serenità e non aiuta a vedere e  fare con amore tutti quei piccoli, piccolissimi passi che posso già fare e che sono necessari da fare anche quando si vuole realizzare un obiettivo.

E allora, miei cari limiti, vorrei chiedervi scusa per tutte le volte, e sono tante, che vi considero solo fastidiosi ostacoli e nemici, e  che vi combatto o cerco di non vedervi per sentirmi perfetta e capace di fare tutto, tentata a volte di credere che solo se so fare tutto,  bene e subito allora potrò avere valore, dimenticando che ognuno di noi, e quindi anche io, abbiamo un valore e siamo preziosi e importanti così come siamo, non “solo quando”, non  solo a determinate condizioni e caratteristiche o successi.

E vorrei proporvi un allenamento insieme: aiutatemi a vedervi in un altro modo, anche quando mi impedite di fare qualcosa per me importante. Aiutatemi a fare pace con voi e a considerarvi in un altro modo: e cioè “luoghi”, occasioni e allenatori costanti per imparare l’umiltà, quella vera, non quella che credo già di avere, e per imparare la pazienza: vi confido che a volte sono tentata di considerare la pazienza come qualcosa di passivo, di spiacevole, come un dover annullare i miei desideri e progetti, come una debolezza senza grinta, e invece, voi mi  insegnate che la pazienza è, se vissuta come atto di amore verso me stessa e verso gli altri, una forza bellissima, una forza che non fa del male ma che aiuta a costruire, a godersi anche i piccolissimi passi, i dettagli, e che permette di sviluppare la speranza, e la capacità di accettare anche ciò che non va o non avviene nei modi precisi in cui si vorrebbe. E so, perché l’ho sperimentato più volte nella mia vita, che se accetto di scegliere l’umiltà, invece della finta forza dell’orgoglio, e se accetto di scegliere la pazienza, invece del “tutto o niente e tutto e subito” dell’impazienza, posso addirittura costruire di più realizzare di più, posso imparare anche quella elasticità e quell’amore che permette di accettare a volte di cambiare obiettivo, di scegliere obiettivi che fanno bene anche agli altri, e che costruiscono davvero con gli altri.

Quindi miei cari limiti, ve lo dico: voglio imparare a vedervi anche come miei allenatori di pazienza e umiltà, voglio imparare a collaborare con voi invece di combattervi. E mentre vi scrivo questa lettera, mi sto accorgendo che l’aiuto, il primo aiuto che posso chiedere, lo devo chiedere a me stessa, perché è il modo migliore per poi saper chiedere aiuto a voi senza dipendere da voi.

Cari limiti, collaboriamo? Sono certa che mi comprendete.

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