Maria, vorrei un senso più forte alla mia vita

Maria,  spesso ti “scordo” davanti alle tante cose da fare,  a tutti quei momenti “vuoti”, dove mi sembra di annoiarmi, di non trovare niente, di camminare un po’ nel “buio”….ti scordo, non ti sento vicina perché tu hai fatto una vita anche troppo straordinaria, dove tutto aveva qualcosa di speciale, dove ti era facilitato il senso e il cammino della tua vita. Come puoi capirmi sulle fatiche che invece faccio io? Sui conti che non quadrano, sull’ansia di sistemare, organizzare, su quelle scomodità che mi tocca subire e vivere? Come ti posso credere e sentire vicina, quando non trovo più il senso di quello che faccio e vivo, nella mie giornate scandite spesso da situazioni sempre uguali, da malumori che spesso non riesco a rasserenare? Dimmi, come posso fidarmi di Dio anche “normalmente”? ma Dio vuole per me una vita piatta, dolorosa e sempre faticosa, o forse è un’utopia sperare e credere che ogni cosa abbia un senso, che “si può” vivere la propria vita davvero con la presenza di Dio forte forte?

Quante domande mi pongo, vero cara Maria? Eppure è proprio questa “polvere” interiore, questa specie di stanchezza emotiva che a volte mi prende, questo dover fare spesso le cose per gli altri senza che nessuno se ne accorga, mi ringrazi come vorrei, che mi fa perdere un po’ il “senso”, e mi fa temere che Dio non possa o non voglia “entrare” nella mia quotidianità, anche quella più concreta, più semplice e normale. Tu, diversamente da me, mi sembri così poco concreta, così diversa e lontana da quello che vivo io,  hai vissuto e ricevuto costante meraviglia, certezze, illuminazioni, consolazioni.

….o no?

“.In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.” (Lc, 2, 1-7).

 

Ho capito bene??  Non c’è stato posto per te nell’albergo? Nonostante fossi incinta e pronta a partorire? C’è qualcosa che non mi quadra…tu, la madre di Dio, che partorisci in una sconosciuta  grotta, umida e fredda? Si, lo avevo già sentito o letto, ma spesso mi soffermo poco su questa realtà, preso dalle preparazioni natalizie, nel sistemare bene le statuine, compresa la tua, per rendere il mio presepe molto bello, e se possibile…speciale rispetto a quello degli altri. Oppure presa dal reclamare le mie “comodità”, il “non tocca a me”, a reclamare tutte le volte che non mi si tratta con rispetto, con entusiasmo, con educazione… Sapevo che tu partorisci in una grotta, però forse non mi sono ancora soffermata abbastanza su questa grande realtà.  Provo a chiudere gli occhi, e…ti immagino ragazza giovane, che sta viaggiando, al freddo, di notte, arrivi col marito in un albergo, non vieni accettata, neanche almeno per una compassione perché sei incinta, e poi di corsa a trovare un posto urgente dove partorire. E chissà, io al tuo posto avrei iniziato a rimuginare, ad arrabbiarmi con Dio dicendoGLi: “Ehi, come ti permetti, ti sei scordato che sto per partorire Tuo Figlio? Non sono una persona qualunque, non devo prendere freddo, sono tanto stanca ed emozionata per l’evento, ho bisogno di Te, del tuo aiuto, e subito!  Devi facilitarmi le cose, non puoi permettere che io non sia accettata, perché non apri gli occhi all’albergatore e gli spieghi Tu che sono speciale, ho un compito importantissimo, devo partorire il Figlio di Dio? Un po’ di rispetto e di cura speciale, per favore!!!”.

Invece tu…tu hai una forza della fede serena, grande, fedele a Lui, tu sai e credi che non ti abbandonerà, che venire rifiutati dall’albergatore non vuol dire essere inferiori, poco amati da Dio e dagli uomini, non vuol dire che non saprai e non saprete come fare, nonostante le apparenze e le urgenze.  Il tuo cuore Immacolato d’Amore non teme. Si fida ancora e sempre. Sei riuscita a vivere la tua stanchezza, il freddo che probabilmente sentivi, a camminare nel buio e verso l’ignoto solo perché…ti fidavi, continuavi, imperterrita, a fidarti, certa del fatto che hai riposto la tua fiducia in un Dio vero, presente, vicino anche nel buio. Forse la fede è più semplice e chiara di quello che penso e credo, forse c’è sempre qualcosa che posso continuare a fare anche quando non capisco, non ho subito risposte, cammino nel buio, ho paura di non farcela, vedo con  ansia le mie urgenze e necessità. Tu Maria non sei stata facilitata con tappeti preziosi sotto i tuoi piedi, con gente attorno a te che ti riconosceva e ti diceva “Benvenuta! Prego, accomodati, ci occupiamo subito di te!”. “Benvenuta”…

Già,  quante volte io non mi sento veramente accettata, capita e accolta dagli altri, a volte anche dalle persone che in teoria secondo me non sono estranee, e “dovrebbero” avere sempre grande accoglienza e felicità nel vedermi, se mi vogliono bene come dicono.  E spesso proprio perché con alcune persone do’ per scontato, (perché magari o qualche volta è successo davvero che non  mi accogliessero e volessero come io desideravo), che “tanto non ci tiene a me, tanto gli darei solo fastidio”, smetto di accogliere anche io l’altro,  finché…non mi fa risentire accolta lui per primo, e con tutte le certezze, rassicurazioni e garanzie del caso. Io voglio tanto essere accolta, “trovare posto”, anche nel cuore e nelle attenzioni delle persone, ma…tu  Maria, con il tuo modo di vivere l’essere rifiutati, sembri quasi chiedermi “tu cosa vuoi fare per accogliere? Desideri accogliere anche quando vieni rifiutato o non capito? O, cara figlia mia, temi sia solo un pericolo o un rischio  troppo grande accogliere con cuore sincero sempre e comunque indipendentemente da come si comporta l’altro?”. Devo ammettere che da una parte ho sempre creduto e pensato di essere già una brava persona, educata e civile, socievole, che sa accogliere, che sa essere simpatica, che non rifiuta mai gli altri,  anche se….a volte accolgo perché penso che quella persona  mi darà qualcosa in cambio, accolgo se sono di buon umore, accolgo ma difendendomi fin troppo, pensando dentro di me purtroppo a volte  quanto devo sopportare quella persona. Ma anche qui, il mio modo di pensare, anche se in silenzio, “passa”all’altro.

non c’era posto nell’alloggio.”….(Lc. 2, 7).

Tu Maria, non ti sei  concentrata con le tue energie a cercare di capire, interpretare perché non c’era posto per te,  per voi. No, tu hai continuato a “camminare”, a cercare, fedele a Dio e alle Sue promesse. Ti sei occupata più di come accogliere Tuo Figlio che nasceva, rispetto  alla dura realtà  che non c’era posto per te.  Hai cambiato, fidandoti del tuo Signore,  il senso di quella notte: per te il senso da cercare non era  farti accogliere e coccolare a tutti i costi, ma hai orientato la tua vita e il tuo camminare all’occuparti tu del senso delle cose, di quello che stava succedendo, senza pretendere di appoggiarti a risposte di altre persone, a rassicurazioni di altri.  Allora forse  anche io posso provarci, e riprovarci: posso spostare, riorientare il senso delle mie giornate,  posso provare, buttarmi a cercare di fare “io” posto agli altri, perché in loro c’è Dio. E vorrei fare posto a Dio.

Tu mi accogli sempre, e mi inviti a guardare Dio, a credere nella Sua Misericordia, nel Suo Amore costante che non mi lascia, anche quando mi sento nel buio, nella confusione, nello smarrimento.

Per Dio io sono sempre benvenuta. Tu questo lo sai, e mi sorridi mentre mi incoraggi ogni volta a ricominciare, ad andare avanti, a fissare il mio sguardo in Lui.

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