Non farti rubare la gioia

 

Non farti rubare la gioia.

E quand’è che te la fai rubare?

Quando credi a…un inganno. E non succede solo a te, succede anche a me, a ognuno di noi, a tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso. Di quale inganno sto parlando, caro lettore? Di quell’inganno per cui crediamo spesso che “solo così” avremo gioia, vivremo la gioia, conquisteremo la gioia, manterremo la gioia.

Un inganno composto principalmente tra due aspetti: l’orgoglio e la possessività. “Ma io non sono tanto orgoglioso, e neanche tanto possessivo, non esagerare”, potresti rispondermi caro lettore. Eppure…eppure questi due aspetti si nascondono benissimo dentro di noi, spesso agiscono “sottotraccia”, tanto che li crediamo forze e desideri che ci fanno solo bene, e che ci daranno sicurezza forza e potere e quindi, secondo noi, gioia.

Proviamo a vedere qualche dettaglio di questi due componenti:

l’orgoglio: quante volte scegliamo di credere che, se qualcuno ci fa dispiacere, potremo riavere la gioia se…vinciamo. In che senso vinciamo? Se “vinciamo” sull’altro, se abbiamo sempre l’ultima parola, se ci convinciamo di essere solo i buoni che non vengono capiti, se crediamo che saremo “forti” e al sicuro se colpevolizziamo l’altro, se lo critichiamo, se lo trattiamo con sarcasmo e puntando il dito solo sui suoi sbagli.

Oppure ignorandolo, pensando e dicendo a noi stessi e agli altri che “quella persona non merita la mia attenzione, il mio tempo, la mia gentilezza, finché non cambia atteggiamento e non fa ciò che dovrebbe fare o dire (secondo noi)”. Oppure, ancora, quando non vogliamo far vedere all’altro che abbiamo tenerezza, che anche noi soffriamo, che anche noi ci sentiamo deboli o bisognosi di qualcosa o della sua attenzione aiuto e affetto, e invece di parlare di come ci sentiamo con empatia, gli esprimiamo durezza, battute sferzanti, cerchiamo di attirare l’attenzione dell’altro in tutti i modi possibili, dicendo parole amare, cercando di “piegare” l’altro a comportarsi e fare ciò che vogliamo facendogli pesare il nostro dispiacere, inviandogli il continuo messaggio che è “cattivo” se non fa ciò che gli chiediamo.

Convinti che così “finalmente” riavremo la gioia, se l’altro “finalmente” farà ciò che desideriamo tanto e che per noi è solo giusto fare.

Prima o poi però ci accorgiamo e sperimentiamo che in questi modi e atteggiamenti noi non riusciamo a “riavere”, mantenere, costruire la gioia, ma otteniamo un fondo di amarezza che all’inizio può sembrare soddisfazione, gioia, ma che poi si trasforma e cambia in amarezza e scontentezza, rabbia, tristezza.

L’altro aspetto dell’inganno, la possessività: quante volte crediamo che per poter avere gioia, tanta gioia, dobbiamo tenere vicino a tutti i costi e in ogni modo persone, oggetti, situazioni che non cambino, abitudini che troviamo belle, e addirittura ci attacchiamo a nostri pensieri convinzioni e paure rendendoli nostri “tesori”.

E quante volte così mettiamo tempo, attenzione, energie e preoccupazioni nel cercare di non far cambiare niente, nel cercare di impedire per esempio alle persone, a volte anche ai nostri cari, di cambiare, di fare scelte diverse da quelle che vorremmo e faremmo noi. E quante volte crediamo che solo “possedendo” la continua attenzione, affetto, vicinanza, aiuto degli altri, solo allora la gioia non si allontanerà da noi, per scoprire poi, in qualche modo, che in realtà così diventiamo solo “dipendenti” da qualcuno, qualcosa, una situazione, e crediamo che la gioia sia qualcosa di “esterno” a noi, che qualcuno o qualcosa ci deve dare, e questo ci rende sempre più scontenti, preoccupati, arrabbiati, impauriti, insicuri, tristi, scoraggiati.

Quando scegliamo questi due atteggiamenti di fondo, l’orgoglio e la possessività, noi ci facciamo rubare la gioia, anzi, di più, cediamo la gioia e la mettiamo nelle mani di “qualcuno”, l’inquilino del piano di sotto, come lo chiamo io, il male, che non vede l’ora di prendersela, rubarcela, e di lasciarci tristi e incattiviti, insicuri e impauriti. Cosa possiamo fare? Possiamo sempre “vincere”: con vincere intendo la vera vittoria, accettare cioè di far vincere Qualcuno, l’Unico che può sempre vincere il male, Dio. L’Unico che non ci inganna, che sa restituirci la gioia, che sa donarci una gioia vera, profonda, una gioia che si trasforma in pace interiore quando contemporaneamente viviamo grandi sofferenze e fatiche, una gioia che nessuno ci può togliere, se ci affidiamo e ci riaffidiamo a Lui, quando scegliamo finalmente di credere davvero al Suo Amore per noi costante e vicino, quando cediamo le finte “armi”, l’arma dell’orgoglio, della paura, della vendetta, della possessività, e le deponiamo con fiducia nelle Sue Mani e nel Suo Cuore Misericordioso, e accettiamo di amare, comprendere, aiutare, ascoltare, immedesimarci, accogliere, dare attenzione e amore anche a coloro da cui non ci sentiamo visti apprezzati amati scoprendo così che la vera forza e gioia è amare. Quando accettiamo di affrontare ogni situazione dentro e fuori di noi con amore. Smettendo così di farci rubare la gioia…e iniziando a donarla.

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