Se io parlo di qualcuno…con qualcun altro

Se io  parlo di qualcuno con qualcun altro o con più persone, mentre il diretto interessato è assente, mi convinco che sia per “ottimi” motivi: e tra gli “ottimi” motivi arrivo a inserirci anche la mia rabbia o delusione verso quella persona di cui parlo, la mia frustrazione per qualcosa che ha fatto o non fatto quella persona nei miei confronti o nei confronti di qualcuno a me caro, che a volte nascondo anche a me stessa per sentirmi migliore e non vendicativa, oppure mi considero e mi sento nel giusto a parlare di quella persona male, perché mi convinco di essere una vittima delle sue cattiverie e indifferenze e mi improvviso nel ruolo di colei che “deve” per giustizia avvisare gli altri, metterli a conoscenza di quanto è cattiva o strana quella persona, e del fatto che devono stare attenti anche loro. Oppure parlo di quella persona dichiarando con sicurezza granitica che io “so” perché fa cosi o non fa cosi, e sono certa, è chiaro ed evidente, e butto fuori giudizi su quella persona, convinta che sia per il bene anche di quella persona, che cosi verrà corretta (o tenuta a distanza da chi si farà influenzare dalle mie convinzioni e parole su di essa)o punita dalle persone a cui sto parlando di quella persona.

 La cosa anche particolare è che a volte non mi accorgo che il mio parlare male di quella persona ha anche uno scopo obiettivo spesso non evidente e chiaro neanche a me stessa: cercare e ottenere l’attenzione dell’altro o delle altre persone a cui sto parlando di quella persona assente e dei suoi errori per in fondo essere anche consolata, aiutata, e soprattutto per cercare una alleanza difesa da parte di parenti amici e  conoscenti che cosi non mi lasceranno sola in quella rabbia e dolore ma prenderanno le mie difese evitando anche loro quella persona che mi ha fatto tanto dispiacere, oppure mettendole il muso o facendole dispetti o dispiaceri a loro volta con la scusa che questa è alleanza amicizia e aiuto… Ma un vero amico, una persona che vuole davvero aiutare una persona inferocita e addolorata che gli sta parlando male di qualcun altro assente, se davvero vuole aiutare, deve secondo me darle comprensione ed empatia ma non “allearsi” con scelte di dispetto, male, evitamento, che creerebbero solo più male e dolore non solo alla persona di cui si sta parlando, ma anche di colei che parla male in quel momento. Secondo me uno degli atti di amicizia grandi che si possono sempre fare verso un’altra persona è anche aiutarla a “salvarsi” da se stessa, cioè dalla sua parte che per dolore e rabbia vorrebbe fare male a sua volta, e che cosi non si rende conto che fa male prima di tutto a se stessa. Ci sono tante e miste motivazioni per cui si parla male di qualcun altro che essendo in quel momento assente non può difendersi e non può dire la sua opinione e la sua versione di un fatto: una segreta anche a se stessi tentazione di sminuire quella persona di cui si sta parlando cosi male, forse per una non ben identificata e chiarita a se stessi piccola o grande invidia: ebbene si a volte anche l’invidia di una persona o di una sua qualità può essere occasione per ognuno di noi di sentirci spaventati, inferiori, impauriti, come se non ci fosse posto per più bellezze capacità di più persone ma dovesse esserci sempre e solo una unica persona vincente … e bella e importante…

 

Se invece è l’altro o sono gli altri

a parlare male e comunque ingiustamente di me, che in quel momento sono assente e non presente in quel gruppo o con quelle persone, allora d’improvviso mi sento giudicata ingiustamente.

D’improvviso comincio a capire che nessuno, neanche io stessa, può giudicarmi, soprattutto non può giudicare le mie intenzioni e motivazioni anche più profonde.

E se sono io “bersaglio” di maldicenze, o di miei sbagli anche obiettivi ma messi sotto una specie di lente di ingrandimento malevola che non mi vede come persona ma come ruolo della cattiva o strana, allora le cose cambiano.

Allora mi rendo conto che non è giusto né bello che mi si tolga la possibilità di esprimere ciò che penso, ciò che sento, ciò che davvero intendo.

Sono infinite le situazioni e atteggiamenti di ognuno di noi che esternamente possono essere mal interpretati, anche perché ognuno di noi ha la sua unica personalità e ha le sue uniche modalità e sfumature di esprimere o non esprimere qualcosa di se stesso e delle sue scelte, e raramente abbiamo voglia e tempo di far vedere chiaramente cosa intendiamo, come ci sentiamo, perché facciamo o non facciamo qualcosa.

E anche nel caso in cui avessi fatto (perché come tutti sono un essere umano e non Dio, quindi sbaglio, più volte al giorno) qualcosa che ha fatto tanto dispiacere a qualcuno, qualcosa di brutto, o di spiacevole, reclamo misericordia per me,(e perché per l’altro o gli altri non la reclamo?) e di essere aiutata a capire dove ho sbagliato e come correggermi e riparare, non di essere condannata e non capita, o giudicata interamente “sbagliata” e “cattiva”.

E quanto male fa, quando si riceve verso se stessi, accorgersi con l’intuito che d’improvviso altre persone care a quella persona arrabbiata con me, iniziano a comportarsi in maniera diversa, strana, fredda, tesa ed escludente nei miei confronti, con sguardi diversi e nessuno che ti fa capire perché.

Nessuno che ha la voglia di spiegarmi, aiutarmi, anche rimproverarmi ma con la voglia di capire, cambiare, di ascoltare e correggersi insieme, con amore e costruzione, con perdono.

 Eppure quando succede a noi quello che facciamo agli altri penso che tutti, in un modo o nell’altro, reclamiamo e desideriamo nel profondo di essere capiti, aiutati a non sbagliare, a vedere l’errore ma con amore.

C’è una Persona che con me e con ognuno di noi questo lo fa sempre: Dio. Lui si che vuole e sa guardarmi con amore e misericordia, Lui si che usa la Sua Misericordia non per fare finta che non ci sia stato un errore e un male da parte mia, ma per aiutarmi a riparare, anche con me stessa. E per abbracciarmi il cuore con ancora più Amore e Tenerezza

Si’ è vero Dio può. Ma con il Suo Aiuto e Amore, ma lasciandoci misericordiare da Lui, perdonare e amare da Lui, correggere da Lui, possiamo trovare la voglia e la fiducia di aiutare gli altri e l’altro e noi stessi a correggersi, a riparare il male fatto, a perdonare, ad aiutarsi reciprocamente salvando la persona e condannando l’errore, e non condannando la persona.

Perché ognuno di noi desidera prima o poi questo tipo di aiuto e amore quando sbaglia. E può riceverlo, è degno sempre e comunque di riceverlo…

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