Sorella  Speranza

Cosa è per noi la speranza? Ne abbiamo di speranza? E su cosa? a volte crediamo che la speranza sia qualcosa di illusorio, un modo sdolcinato per non vedere bene le nostre difficoltà, e “fuggire” nel futuro con il pensiero, sperando appunto che prima o poi qualcosa cambi. E ovviamente in questo modo alle prime difficoltà o delusioni, davanti a imprevisti, scocciature e dolori, molliamo la speranza arrabbiandoci o scoraggiandoci, disprezzando questa “sorella”, come la chiamerebbe San Francesco. La speranza sembra a volte più un anestetico dell’anima che è poco utile, e che facilmente crolla, e che  non regge la prova delle difficoltà e cambiamenti. Ma allora che cos’è davvero la speranza? E può aiutarci davvero anche nella quotidianità e concretezza della vita e dei nostri rapporti con gli altri?

San Francesco ci risponderebbe di sì.

San Francesco è riuscito a vivere con speranza, e avrebbe sicuramente chiamato la speranza “sorella”. Una sorella che ha messo accanto a sé non per evitare problemi, non per edulcorare i suoi sentimenti, dolori, difficoltà, ma per vivere tutto, anche le grandi prove interiori e fisiche che ha avuto, con un atteggiamento di  libertà interiore e fiducia. Fiducia in Dio, e nel  Suo Amore per lui.

Se Francesco avesse riposto la sua speranza solo nelle sue forze, nella sua salute, nella sua sensibilità, nella sua intelligenza e intuito, nei suoi desideri e obiettivi, nel suo carattere e nei suoi bisogni,  nelle circostanze esterne, si sarebbe continuamente scoraggiato, per le innumerevoli prove anche fisiche che ha vissuto, e avrebbe rifiutato di credere e fidarsi di Dio. Invece Francesco ha compreso davvero cosa è la speranza, e quanto può far vivere ogni cosa e situazione, anche interiore, con un realismo che non fugge da ciò che è faticoso o difficile, ma che dona un senso nuovo e un atteggiamento nuovo per affrontare e vivere tutto.

Francesco ha scelto talmente tanto di mettere speranza nel suo cuore, nei suoi pensieri, nelle sue scelte e atteggiamenti, che ha iniziato ad amare davvero, mettendo amore anche nel “piccolo” e “poco”, ha potuto accorgersi di quell’Amore di Dio sempre presente e attivo, attivo davvero, che si prende cura, e così Francesco, permettendo all’Amore di usare la sua sensibilità forte, il suo carattere, le sue paure, le sue difficoltà e desideri per amare Dio e gli altri, le circostanze che viveva, ha imparato ad amare con gioia di fondo e…speranza.

Ma allora a cosa serve la speranza? Credo che la speranza ci aiuti prima di tutto a smettere di  considerare  ogni situazione interiore ed esteriore di imperfezione, fatica come ostacoli che vogliono solo renderci infelici, e che ci aiuti a smettere di rimandare il  momento in cui sceglieremo di fondo di coltivare gioia, amore, pace con e stessi e gli altri, e a smettere di rimandare l’amare e il fidarsi di Dio  a un momento di assenza di problemi e paure o difficoltà, perché la speranza ci aiuta a vivere tutto in un modo profondamente diverso: un esempio lo possiamo sperimentare quando pensiamo, parliamo e scegliamo e interagiamo con gli altri: provate a vedere che grande differenza c’è se pensate, parlate, interagite e affrontate con speranza o no qualcuno o qualche situazione: se per esempio non scegliamo sorella speranza, (la speranza che cammina con  la fiducia che si può subito amare, cambiare qualcosa, fidarsi di Dio), ogni nostro pensiero sarà di rimuginamento sterile, o di giudizio e disprezzo verso noi stessi e  verso coloro che non si comportano e non ci danno ciò che tanto vogliamo. E se non mettiamo speranza nel nostro parlare, parleremo agli altri, per esempio per aiutarli a correggere un errore, con aridità, con durezza, con atteggiamenti vendicativi e  punitivi, con la convinzione che tanto è inutile provare a migliorare davvero una situazione o una interazione con qualcuno, perché di fondo scegliamo più la paura che se non siamo duri non saremo ascoltati e obbediti, o che dipenda solo dall’altro migliorare il rapporto con noi, che sia solo responsabilità e colpa sua se non ci capiamo,  invece di credere che solo amando e vedendo e facendo la nostra parte per migliorare le cose  gli altri, sentendosi capiti e amati, ci ascolteranno e saranno desiderosi di collaborare di più nel bene.

Immaginiamo che differenza se parliamo con speranza, la speranza che l’altro se non ci capisce può arrivare a capirci e che dipende anche da noi farci capire, la speranza che l’altro è amabile e prezioso di fondo anche quando sbaglia e ci fa dispiacere, la speranza che quando facciamo scelte con amore, qualche frutto buono ci sarà, la speranza che ci aiuta a non pretendere per forza determinati e precisi risultati e reazioni che vorremmo noi, ma che ci allarga il cuore per vedere e amare il bello e buono che comunque c’è, anche se diverso a  volte da ciò che vorremmo noi.

A volte abbiamo paura che essere persone di speranza sia essere deboli, ingenui, poco forti e poco vincenti…Ma dipende a quale  “vittoria” puntiamo: se vogliamo la vittoria di avere per forza ragione noi, o di piegare qualcuno a pensare, dire e fare ciò che vogliamo, se vogliamo la vittoria dell’ottenere determinati obiettivi a qualunque costo, ecco che in realtà perdiamo e fuggiamo dalla realtà e dalle sue possibilità vere.

Chiediamo a San Francesco di fare amicizia con sorella speranza, chiediamogli di aiutarci a coltivare sempre nel cuore e nelle nostre scelte, pensieri, parole e azioni, quella speranza che nasce dalla fiducia in Dio e nel Suo Amore, chiediamogli di accettare di amare e seguire Dio anche quando Lui sembra lasciarci nelle difficoltà, e invece è lì, con noi, sempre, con immenso Amore; scegliamo sorella speranza nel credere sempre  alla nostra possibilità sempre presente di  ricominciare ad amare, già nel “piccolo” e “poco”,  e di poter cambiare qualcosa in bene.

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