Siamo avvolti da una “rete” di amore
Anche quando a volte ci sentiamo soli, in realtà siamo sempre in mezzo a una “rete d’amore”. Siamo proprio “avvolti” da questa rete di amore.
Quale rete è? È quella rete, ai nostri occhi invisibile, formata da tutti i nostri cari che sono morti e che sono già “dall’altra parte”, in un mondo che noi non vediamo ma che c’è: il Paradiso.
Ed è formata non solo dai nostri cari, dalle persone che amiamo e che ci hanno amato e ci amano, e che sono già lì, ma anche da persone che non conosciamo, non abbiamo conosciuto qui sulla Terra, ma che da Lassù ci stanno vicino, ci aiutano, e a volte può succedere che in qualche modo lo sperimentiamo, in modi misteriosi ma reali. Perché, in Paradiso, amare è la priorità, il senso, e come a volte anche noi possiamo pregare qui sulla Terra per persone che non conosciamo, anche loro da Lassù possono farlo per noi, e lo fanno. Ne sono certa. Questa rete d’amore, invisibile ma reale, presente davvero, viene definita anche “Comunione dei Santi”: un collegamento e un circolo d’amore continuo tra Cielo e Terra. A volte a me succede di pregare per persone che non conosco, e di rendermi conto, apparentemente “casualmente”, che quelle preghiere sono “arrivate”, e hanno aiutato, “riscaldato il cuore”, hanno portato frutto. E la stessa cosa ho sperimentato e sperimento quando qualcuno prega per me, sia da parte di persone che conosco, sia a volte da persone che non conosco direttamente ma che hanno pregato o pregano per me.
Come possiamo rendere anche il nostro dolore per un lutto, una perdita, qualcosa di buono per gli altri e per noi stessi? e come possiamo, nei momenti nei quali ci sentiamo soli, (di una solitudine che non riguarda l’essere circondati da persone che ci sono vicino sulla Terra, ma una solitudine diversa) ricominciare a credere che davvero siamo avvolti da questa rete di amore, da questa continua comunione tra Cielo e Terra, tra i nostri cari che continuano ad amarci dal Paradiso, e noi?
Qui trovate qualche spunto, e penso sarebbe bello anche che ognuno di noi, quando se la sente, provasse a condividere e donare agli altri un pezzetto dell’esperienza che a volte può accorgersi di fare, proprio anche in questo ambito: parlo ad esempio di quei momenti nei quali forse ci siamo accorti che, nella quotidianità di tutti i giorni, ci “arriva” spontaneamente, un piccolo, apparentemente casuale segno che però è specifico e che possiamo riconoscere e capire, ad esempio perché quel nostro caro in vita aveva quelle caratteristiche e quel modo di starci vicino e di aiutarci e di dimostrarci il suo personale affetto. A me è successo e succede.
Possiamo anche continuare a parlare con i nostri cari in Paradiso, come gli parlavamo quando erano qui vivi sulla Terra, semplicemente…parlandogli di ciò che viviamo, e di noi: ora, in Paradiso, loro sono liberi da qualsiasi limite e spazio temporale, e possono comprenderci e aiutarci ancora di più di quanto già facevano qui sulla Terra. Possiamo pregare per loro, e chiedere a loro nel cuore di pregare per noi e per le persone a noi care: tante volte ho sperimentato nella mia vita come pregare per i miei cari, e anche per persone che non conosco, e chiedere loro aiuto, a volte fa sperimentare in “dettaglio” la certezza del loro aiuto e vicinanza. Loro davvero sono attivi, si danno da fare moltissimo per noi! Anche qui e ora. Come creature imperfette e limitate, ognuno di noi deve ogni giorno portare in sé comunque l’umano dolore e a volte sensazione di “vuoto” e la mancanza per la perdita dei propri cari, e penso che questo tipo di dolore ci accompagnerà tutta la vita, ma….nello stesso tempo, ho sperimentato tante volte, che, soprattutto quando accettiamo di “portare” con amore e fiducia questo dolore in noi, e quando decidiamo di fidarci davvero che esiste il Paradiso, e che i nostri cari, anche se per ora non possiamo vederli fisicamente, continuano a esserci accanto, e ad amarci immensamente, abbiamo il cuore più aperto a cogliere a volte qualche loro “segnale”, quando Dio lo permette, e il loro aiuto.
Il dolore per la perdita terrena di una persona cara è immenso, durissimo, e molte volte, quando soffriamo per la sua mancanza, sembra ci sia solo dolore e solo un grande silenzio. E ci succede di vivere momenti e periodi molto duri nel cercare di rielaborare questo dolore e questo vuoto che sembra solo un vuoto. In quei momenti ho sperimentato che può aiutare tanto rimettersi ad amare, nel proprio qui e ora, perché rimanere nell’amore, dona non solo agli altri ma anche al nostro cuore, in qualche modo lo consola e lo fa rimanere aperto anche al bene che riceve in tanti modi. Non fermiamoci solo al dolore che sentiamo davanti a un lutto, e proviamo a fare qualcosa di diverso: crediamo al Dio dell’Impossibile: Noi siamo figli di un Padre Buono e Misericordioso che ci capisce, ci sta vicino, e che sa fare “strane” meraviglie: sa infatti addirittura aiutarci a convivere contemporaneamente con nel cuore grandi dolori ad esempio per un lutto, e anche misteriose, apparentemente contraddittorie consolazioni, e “strane” paci interiori: vi condivido su questo, una mia testimonianza: questa armonia tra due aspetti che sembrano impossibili e solo opposti, tra dolore e pace interiore, e questa capacità di Amore di Dio di saperci aiutare profondamente, li ho sperimentati tante volte, e una delle volte, ma potrei fare tanti esempi, in cui ho vissuto che a Dio nulla è impossibile, è stato quando, il giorno in cui è morto mio papà e il giorno in cui è morta mia mamma, e nei giorni successivi compreso durante il loro funerale, insieme contemporaneamente al mio immenso dolore, ho sperimentato una strana pace interiore, addirittura, mi è “arrivata” da fuori, fino al mio cuore, una strana grande gioia, e una strana pace; si, proprio così, pace e gioia. E io sentivo chiaramente che non poteva assolutamente nascere da me, che ero nello stesso momento addoloratissima, era umanamene impossibile, ma erano una gioia e una pace che mi “arrivavano” e nelle quali percepivo la presenza di mio papà e di mia mamma, che mi stavano avvolgendo con la loro gioia che stavano vivendo in Paradiso. Questa esperienza può sembrare assurda, me ne rendo conto; eppure è avvenuta, e che stupore ho vissuto quando, vari anni dopo la morte dei miei genitori, ho letto “casualmente” due testimonianze di due persone diverse che raccontavano esattamente proprio come nel giorno del funerale di un loro genitore, avessero sperimentato esattamente la stessa identica cosa, quella strana pace e gioia contemporaneamente al dolore.
E penso che ci siano molte più persone di quanto crediamo che vivono e sperimentano questa realtà. A volte molte persone non condividono agli altri questo tipo di “segnali” perché può, nascere imbarazzo, o la paura di essere giudicati “strani”, poco concreti; eppure sono certa che donarci reciprocamente anche queste piccole grandi esperienze che a volte ci è permesso di percepire, può fare tanto bene anche a chi per esempio sta in un momento e in un periodo dove fa particolare fatica a credere che in quella immensa sofferenza ci possa essere anche qualcos’altro da poter vivere.
La nostra attenzione a come si sente l’altro e al suo sentirsi solo, la nostra presenza, la nostra empatia, il nostro metterci accanto all’altro, anche quando il dolore e il vuoto per una perdita sembrano l’unica realtà, può aiutare, può fare da tramite per aiutarlo a credere che la morte non è la fine, ma una “porta”. Vorrei raggiungere ognuno di voi con un abbraccio, e ripetervi con tenerezza che davvero siamo tutti, anche quando facciamo fatica a crederlo, avvolti da una rete d’amore.
Una rete che ancora non vediamo con i nostri occhi fisici, ma che c’è.
I nostri cari dal Paradiso davvero sono accanto a noi sempre, e continuano ad amarci!

