Sentirsi non capiti
Sentirsi non capiti…che dispiacere! Ognuno di noi a volte o spesso non è capito dagli altri, e non si sente capito e riconosciuto davvero per ciò che è. A volte facciamo o diciamo qualcosa di bello, facciamo una cosa bella, e gli altri non apprezzano, o si soffermano solo su alcuni dettagli ed aspetti “negativi” di noi, e sminuiscono ciò che di bello e interessante siamo e abbiamo e facciamo, e che doniamo. A volte ci sentiamo non capiti su alcuni aspetti, che agli altri sembrano solo gli unici aspetti, difetti, le uniche caratteristiche che ci definiscono, e ci sentiamo rinchiusi dagli altri in un ruolo, in una etichetta, ci sentiamo non capiti e visti per come davvero siamo, ci sentiamo non capiti nelle vere intenzioni che abbiamo, anche quando siamo mossi da buone intenzioni e contemporaneamente esprimiamo e facciamo qualcosa in cui non valorizziamo davvero il bello che pensiamo e cerchiamo di donare e costruire.
Tutti vorremmo essere capiti, sempre, perfettamente, e da tutti, senza interpretazioni cattive o sbagliate, senza distrazioni o equivoci, e non accettiamo facilmente che gli altri possano non capirci o giudicarci, a volte anche fraintendendo completamente ciò che pensiamo, siamo, intendiamo.
C’è una parte che riguarda noi, e una parte che riguarda gli altri, in queste situazioni: la parte che riguarda noi è quella in cui vorremmo essere perfetti nell’esprimerci, nel donare, nell’essere senza difetti, ritardi, problemi, debolezze, convinti ancora che saremo apprezzati e amati solo se non abbiamo difetti e se siamo solo bravi. In questa parte che riguarda noi, diamo per scontato che gli altri debbano e possano sempre capirci perfettamente, riconoscerci davvero, e troviamo davvero brutto e sconvolgente, e ci arrabbiamo, quando ci accorgiamo o intuiamo che l’altro non solo non ci ha capito, ma continua a non volerci capire e a sottolineare di noi solo problemi, diversità, difetti.
E questa parte che riguarda noi, spesso si sente in diritto e dovere di iniziare a considerarsi solo vittima delle “cattive” persone che non la capiscono, ma più ci chiudiamo nel ruolo solo di vittime, e più ci arrabbiamo, più iniziamo a nostra volta a giudicare gli altri pesantemente, e più da vittima dei giudizi, invece di costruire ancora più amore, l’unica vera “forza” che costruisce anche nel dolore, iniziamo a reagire vendicandoci, chiudendoci, sminuendo a nostra volta e colpevolizzando chi non ci fa sentire capiti.
Eppure in questa parte che riguarda noi, noi possiamo fare qualcosa di diverso, di bello, di costruttivo, invece che distruggere (e quindi imbruttirci emotivamente e autodistruggere in qualche modo anche noi stessi) possiamo pensare, fare, qualcosa che sia bello e buono, buono davvero, per noi stessi e per gli altri, che sia davvero efficace: possiamo per esempio lavorare su noi stessi e i nostri pensieri e reazioni, iniziando a decidere di non farci definire, nel bene e nel male, da cosa pensano gli altri di noi, da quali interpretazioni danno su chi siamo, su cosa vogliamo cosa pensiamo e cosa facciamo. Possiamo far pace in noi stessi con la nostra voglia di essere sempre capiti e amati perfettamente, accettando che nessuno sa e può farlo così, lo sa e può fare solo Dio sempre e perfettamente, e possiamo far pace su ciò in cui gli altri non ci capiscono e sembrano solo non volerci capire. Un’altra grande parte che possiamo fare noi, è cercare di facilitare la comprensione negli altri di ciò che siamo, pensiamo, facciamo, donando a loro ciò che davvero pensiamo, facendoci conoscere davvero, mantenendo e coltivando contemporaneamente, nello stesso tempo, una nostra apertura a capire anche loro, cosa pensano, perché dicono o fanno qualcosa verso di noi, con un dialogo sincero ma con amore, con empatia, come vogliamo sia fatto verso di noi sempre.
E c’è anche una parte che riguarda solo gli altri: gli altri, hanno la libertà anch’essi di decidere se capirci o no, la libertà di come interpretare e guardare ciò che siamo, che pensiamo, che facciamo; gli altri non hanno il potere di definire noi e di decidere loro se siamo speciali, importanti, utili, belli oppure no, perché noi lo siamo già, di fondo siamo cioè già preziosi, unici, belli, siamo già un dono per gli altri, così come siamo, come anche gli altri lo sono per noi, e spesso gli altri non ci riconoscono, non ci capiscono perché danno più retta a loro paure, a loro invidie, giudizi, difficoltà con se stessi e con aspetti di noi che li toccano profondamente, e a volte li infastidiscono proprio perché loro non hanno ancora fatto pace con alcuni aspetti di loro, e preferiscono colpevolizzare, sminuire noi in ciò in cui non sono d’accordo con noi e che non accettano e non vedono in se stessi.
Quando soffriamo, e quando soffriamo particolarmente perché ci accorgiamo che proprio non siamo stati capiti o non siamo capiti, che siamo giudicati, e che gli altri sembrano non voler neanche considerare interpretazioni diverse da quelle che hanno su di noi, o non accettano di dialogare con noi, possiamo anche….guardare con fiducia a Colui che in tante cose non è stato capito, è stato giudicato, condannato, non riconosciuto da alcuni nelle Sue intenzioni e nel bene e bello: Gesù. Io penso e credo che Gesù abbia sofferto molto anche nell’accorgersi di come è stato interpretato male, non capito, non amato, non riconosciuto, giudicato, da coloro che si ritenevano nel giusto e che non volevano assolutamente capire Lui e il suo modo di fare, le Sue scelte, il Suo Amore che si esprime a volte in modi diversi da chi si aspetta solo forza, nessuna fatica e problema, vittoria umana e orgogliosa sugli altri, e tanto altro. Quando dentro di noi dolorosamente meravigliati diciamo a noi stessi e pensiamo più o meno così: “Ma come? Avevo solo buone intenzioni, sto facendo una cosa bella, sono una persona preziosa anche io, perché gli altri non mi capiscono? Perché mi giudicano e sottolineano solo gli aspetti di ciò che sono penso dico e faccio che non sono perfettamente buoni, precisi, amorevoli? E perché non vogliono neanche ascoltarmi e aprirsi a capirmi davvero?”, e ci sentiamo soli e dispiaciuti, guardiamo a Lui, a Gesù, è successo anche a Lui, e Lui ha voluto e saputo attraversare quel dolore e delusione verso chi non Lo amava e non Lo ama e non Lo capiva, giudicandolo e giudicando le Sue parole e le Sue scelte e azioni, con Amore, e ha voluto e saputo amare, amare anche chi non Lo capiva e non Lo capisce, amando di un amore forte, costante, un amore che non sminuisce, non ferisce, ma aiuta, è accanto anche a chi si chiude a Lui, un amore che ama davvero, che costruisce anche sulle “macerie”. E Che rimane accanto, con tutto il Cuore.
ChiediamoGLi aiuto, chiediamoGLi questo sguardo, questa volontà e costanza di amore, perché solo amando anche quando non ci sentiamo capiti, e aiutando chi non ci capisce a capirci, solo costruendo dialogo, nuove opportunità e strade, possiamo davvero essere protagonisti della nostra vita, di noi stessi e possiamo costruire ponti con gli altri.
E anche perché abbiamo sperimentato o sperimentiamo quanto soffriamo quando non siamo capiti, visti davvero,
smettiamo di guardare gli altri, di guardare l’altro disponibili e pronti a notare solo le sue imperfezioni, solo i suoi sbagli, solo i suoi difetti, smettiamo di sminuirlo, di pretendere che sia perfetto, di pretendere che sia come noi, che abbia desideri uguali ai nostri, che faccia scelte uguali a ciò che faremmo noi, smettiamo di giudicare l’altro secondo la nostra idea di come dovrebbe essere e di cosa dovrebbe fare e scegliere.
Sostituiamo questa nostra chiusura a capire davvero gli altri con tanto amore, empatia, iniziamo a guardare ogni persona come un dono, iniziamo a vederla non come un insieme di difetti, sbagli e cattiverie e stranezze, ma iniziamo a vederla profondamente come…una persona, una persona bella e importante come noi, che ha in sé sempre un misto di bene e male, paura e forza, tenerezza e durezza, ma che è anche, di fondo, interamente, una persona speciale, importante, bella, amabile, amatissima e voluta da Dio, una persona che è un dono speciale, un dono anche per noi, come vorremmo fosse sempre fatto a noi, come vorremmo essere visti, riconosciuti, aiutati, amati, capiti davvero noi…