Una questione di “volume”
…A volte, è una questione di volume. Cosa intendo caro lettore?
Ognuno di noi ha scelto e continua a scegliere di fondo, anche se spesso non se ne rende conto, un suo personale “volume” per esprimere pensieri, emozioni, affetto, aiuto, amicizia, amore, ed è il suo personale volume, cioè l’intensità, la chiarezza, il modo di esprimersi direttamente o meno direttamente, il proprio pudore interiore e la propria modalità su manifestazioni, espressioni, parole da dire e atteggiamenti da scegliere ed esprimere che diventa parte del modo di esprimersi personale. In teoria lo sappiamo tutti che ognuno è unico e non esiste una persona uguale in tutto a un’altra, ma in pratica, soprattutto quando siamo molto presi da pensieri ed emozioni, ognuno di noi si convince che il suo personale “volume” e modo di esprimersi sia l’unico chiaro ed efficace, l’unico giusto e diretto, e quando interagiamo con persone che hanno scelto come modalità di fondo un volume molto diverso dal nostro; o ci rimaniamo male, o ci arrabbiamo, o ci sentiamo e ci crediamo non visti, non amati e apprezzati, e a volte non voluti.
Ad esempio una persona che ha un volume “alto” nell’esprimere l’affetto, l’amore, l’amicizia, soprattutto con tanti gesti concreti, con regali concreti, con azioni pratiche, e si sente intimidita a usare anche parole calorose, empatiche, sembrerà poco calorosa a chi invece ha un volume alto nel donare affetto, amore, aiuto soprattutto con parole, con la presenza emotiva, anche semplicemente essendo accanto all’altro senza gesti concreti, ma che non è abituato a esprimersi con regali pratici, o azioni pratiche. E nello stesso tempo la persona che è abituata a usare soprattutto scelte concrete, e ad avere pudore nell’esprimere in parole la sua stima, affetto e attenzione verso l’altro, si può a volte o spesso sentire e credere non considerata o non abbastanza considerata, amata, voluta, se l’altro non le esprime affetto nel modo e volume pratico a cui lei dà molta importanza e che si è abituata a esprimere molto e bene.
Quale volume di fondo è più importante?
Tutti sono importanti, perché ciò che rende un modo di esprimersi efficace e bello è l’amore che scegliamo di mettere in ciò che pensiamo, diciamo, o non diciamo, facciamo o non facciamo. Se parliamo senza amore, e solo per incolpare, mentire, ferire, escludere, il volume che arriva agli altri, ciò che arriva agli altri è qualcosa che li ferisce e mette muri, e che nasconde noi e come siamo davvero e profondamente. E se stiamo in silenzio per escludere, ignorare, per punire, o per “piegare” gli altri a raggiungerci mentre noi non facciamo nessun passo o pochi passi verso di loro, allora il nostro volume anche silenzioso diventa non solo non efficace, ma ferisce, mette muri, fa male anche a noi stessi. E se aiutiamo qualcuno con gesti pratici, con regali pratici, ma senza calore interiore, senza sorridere di cuore, senza empatia verso l’altro, quello che arriva di noi all’altro non è ciò che siamo profondamente, ma arriva l’intensità del nostro “dover” fare cosi, della nostra distanza emotiva, nonostante gesti belli che possiamo fare. Perché il nostro volume i nostri pensieri di fondo verso noi stessi e verso qualcuno, in qualche modo “passano”, a livello subliminale a volte, ma arrivano, perché il nostro volume non è pienamente sotto il nostro controllo, e spesso arriva in modi diversi da ciò che vorremmo veramente e profondamente esprimere.
E spesso quando misuriamo le situazioni, l’affetto e attenzione degli altri per noi, da cosa, come e quanto esprimono, anche verso di noi, spesso inganniamo noi stessi, appioppiamo agli atteggiamenti degli altri intenzioni, pensieri che non è detto abbiano davvero, ma che, per il nostro personale modo di esprimerci, diventano verità, interpretazione e criteri sicuri e universali.
Cosa ci può aiutare ad accettare che gli altri hanno “volumi” pensieri e desideri spesso diversi dai nostri? E cosa ci può aiutare a credere che per esempio siamo amati da quella persona anche se esprime modi e cose diverse da ciò che noi consideriamo importante?
Ci può aiutare l’empatia, l’amare davvero noi stessi e l’altro: se per esempio invece di giudicare chi ci esprime in modi diversi ciò che pensa, l’affetto, l’attenzione, e anche la rabbia e il dolore, diversi da come facciamo noi, ci mettiamo a cercare di capire davvero l’altro, e a conoscere il suo personale modo di esprimersi, e se accettiamo che l’altro può avere un pudore e timidezza diversi dal nostro su cose, atteggiamenti e modalità espressive diverse da noi, ma può volerci bene e averci a cuore lo stesso, e se accettiamo di non dare per scontato che come ci esprimiamo noi verso gli altri sia chiarissimo, diretto e chiaro per gli altri, possiamo imparare un po’ di più ad amare davvero, noi stessi e gli altri, possiamo imparare a essere più aperti e disponibili a ricevere l’affetto e amicizia degli altri nei modi e volumi in cui ce lo esprimono, senza pretendere che lo facciano in modi e intensità uguali a noi, anche perché l’intensità di un affetto non si può misurare solo da quanto e come viene espressa, ma spesso ci può essere tanta intensità anche nel cuore e nei pensieri di chi sembra solo timido, freddo, chiuso, troppo delicato per i nostro personali criteri.
Proviamo a coltivare anche, contemporaneamente al nostro volume di fondo, anche altri “volumi” in noi, altri modi di esprimerci, perché possiamo, siamo capaci di farlo, anche se a noi a volte non sembra: proviamo a interessarci di più ai modi di pensare, di esprimersi degli altri, anche nei nostri confronti, rinunciando ai nostri pregiudizi e paure; proviamo a cogliere la bellezza e l’amore che c’è anche nei loro personali “volumi”.
E non c’è bisogno di essere bravi o subito capaci, o perfetti per vivere meglio e con amore il nostro “volume”, e di coltivare anche altri volumi da donare ed esprimere di noi, c’è solo bisogno che…amiamo, amiamo davvero. Ricominciando ogni volta che non amiamo davvero.
Un criterio per capire se stiamo amando davvero, è anche l’Inno alla Carità di San Paolo: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. ” (1 Corinzi, 1-8)