Attaccarmi alle parole o rimanere libera

Uno dei miei tanti difetti è l’attaccarmi spessissimo alle parole. Alle parole mie e soprattutto alle parole degli altri. Immaginate in quali climi “felici” si sentono le persone, prima di tutto mio marito e mio figlio e i miei parenti, nel momento in cui vedono la mia espressione facciale sconvolta o leggermente ombrosa e seriosa davanti a una loro parola o discorso che mi sembra l’anti-me. Le parole sono importanti, e fino a qualche anno fa, già adulta, ritenevo universale che come uso io le parole le usano tutti…. Credevo che ciò che dice una persona poi è esattamente quello che pensa sempre e comunque, credevo che i “proclami” che a volte le persone esprimono a parole, sia belli sia brutti, siano sempre frutto di granitiche convinzioni e motivazioni, e che per logica cosi faranno, cosi si comporteranno sceglieranno e reagiranno come dicono o dissero anche anni fa ….Immaginate anche a questo punto in quali “crateri” di delusione o dispiacere o di insicurezza potevo cadere a volte perché sorpresa e quasi scandalizzata dal fatto che ciò che era stato proclamato e detto a parole forti e chiare, magari anche con tono sicuro, poi non veniva attuato, messo in pratica, agito. Io partivo sempre dal credere che ciò che veniva detto era “sicuramente” cosi per quella persona che lo diceva, sia nel bene che nel male. E a volte mi preparavo interiormente per avere risorse per correre ai ripari (il mio prepararmi consisteva soprattutto nel rimuginare finché non mi veniva una bella paura o ansia o pessimismo, e a quel punto iniziavo pure a guardare male la persona che aveva detto a parole che avrebbe fatto qualcosa secondo me non  bella). Poi, con il mio crescere, perché io mi sento sempre in crescita nonostante non abbia più una età da ragazzina,mi sono resa conto che spesso ognuno di noi, me compresa, ha mille sfumature in sé e più motivazioni contemporaneamente a volte, e soprattutto ognuno di noi è imperfetto, non è Dio, quindi anche quando parliamo, anche quando siamo sinceri, a volte subito dopo siamo tentati a volte di rimandare ciò che abbiamo detto, concentrarci su altro per evitare fatiche, o semplicemente ci riflettiamo un po’ di più e meglio e ci accorgiamo che ciò che abbiamo detto e proclamato con tanta sicurezza non sempre corrisponde a ciò che sentivamo esattamente in quel momento e non era l’unica nostra intenzione. E ho imparato a capire di me che non sono solo le parole a cui mi attacco ma i toni con cui viene detto qualcosa: io razionalizzavo colpevolizzando parole distruttive degli altri o poco vere, ma insieme alle parole ciò che faccio fatica a comprendere nella loro interezza sono i toni. Bisogna quindi trattarmi con i guanti, stando attentissimi a ciò che si dice e come lo si dice davanti a me? In realtà no. In realtà tutti siamo sensibili a un tema o parola o più temi toni e parole, per cui quindi tutti dovremmo stare attentissimi a come parliamo e a cosa diciamo. Una persona che usa la permalosità secondo me non è la persona che rimane male temporaneamente per qualcosa detto e per come viene detto (alzi la mano chi non è mai rimasto male per una parola o per un tono usato mentre la si diceva), ma la persona che “rimane “ poi sempre o quasi sempre sulla rabbia di frasi o toni che non le sono piaciuti, una persona che toglie saluto e possibilità di comunicazione con l’altro come conseguenze senza provare neanche a chiedergli perché ha detto quella cosa e in quei toni. In realtà secondo me il termine “permaloso” non calza bene a nessuno, perché in fondo in fondo se potessimo guardare l’interno dei pensieri e del cuore delle persone potremmo forse scoprire che ognuno reagisce male a qualcosa comprese parole o toni non solo per le parole o toni espressi, ma secondo me perché ha “ferite” personali e antiche che risuonano e fanno male se toccate da certe parole e toni. Quando mi attaccavo troppo soprattutto poi con i miei giudizi silenziosi o meno silenziosi verso quelle parole toni e soprattutto verso la persona che esprimeva quella cosa che mi feriva, sicuramente non avevo gioia e senza rendermene conto il mio arrabbiarmi e non chiarire o non sdrammatizzare mi portava a far “dipendere” un po’ il mio stato d’animo ombroso da quelle parole o toni, poi pian piano ho cominciato a capire, anzi a voler capire, che è molto importante il contesto interiore della persona che parla, il come si sente, cosa sta affrontando nella sua vita personale, che abitudini  comunicative ha di solito per le quali è abituata a usare parole e toni in una certa modalità. Da brava imperfetta e lenta a cambiare, devo sempre fare attenzione e vigilare sul mio modo di pensare e reagire a ciò che viene detto quando in particolare ciò che viene detto ha toni e parole distruttive o poco serene e piacevoli, ma devo ammettere che anche questo mio allenamento a vigilare sul mio modo di interpretare le parole e i toni e sul mio lavorare sulla mia libertà interiore mi procura si fatica ma anche gioia, gioia di una certa indipendenza dagli stati d’animo di chi dice alcune parole non come le vorrei io e non con le intenzioni che vorrei io. E poi mi aiuta anche ricordarmi sempre, o almeno il più spesso possibile, che…anche io  a volte o spesso uso parole e toni non sempre chiari, non sempre belli, non sempre del tutto sinceri, non sempre sereni, perché sono anche io un essere umano che sbaglia, dice e non mette sempre in pratica, dice e poi rimanda presa da altre urgenze paturnie e incombenze. Il bello dell’allenarsi anche a non attaccarsi alle parole e toni, oltre a interpretare meglio le parole e toni altrui perché a quel punto ci si concentra ad ascoltare l’intera persona  e non solo ciò che dice in quel momento, è anche di sentire in sé più libertà interiore per evitare rimuginamenti silenziosi e distruttivi, o diciamo poco carini, e il  chiedermi più spesso perché quella persona dice cosi e il cercare di costruire ponti anche quando le parole dette e i toni sembrerebbero tutto tranne che pace e comunione o affetto.

Del resto, se Dio si attaccasse a certe parole e toni che uso quando sono frustrata triste o stanca, sarei molto preoccupata, invece so che Lui va oltre, Lui mi ama, e mi vuole aiutare a migliorare la mia comunicazione.

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