Il detective dei dettagli
Dettagli. Che valore hanno per ognuno di noi i dettagli? Sono minuzie non importanti, su cui sorvolare per vivere più sereni, o sono elementi importanti sui quali fondiamo un nostro giudizio globale su qualcuno o qualcosa? Oppure? Siccome siamo creature umane e imperfette, c’è birichina in una parte di noi sempre presente la tentazione (che spesso in noi diventa certezza) di credere convinti che quel o quei dettagli dell’atteggiamento di quella o quelle persone, che quel dettaglio del tono di voce, di parole, che quel dettaglio con cui si vestono, agiscono, ecc. sia la “chiara” evidente prova di qualcosa che temiamo o che desideriamo vedere nell’altro.
Succede normalmente a ognuno di noi, perché abbiamo tutti bisogno, dentro di noi, di certezze, di chiarezza, e in qualche modo di….poter tenere tutto sotto controllo, noi stessi la vita e gli altri, e le situazioni, forse perché le volte che abbiamo dovuto vivere imprevisti, fatiche, problemi e situazioni inaspettate o atteggiamenti cambiati da parte degli altri, ci abbiamo sofferto molto e siamo rimasti delusi o non contenti.
E in fondo in fondo quella parte di noi che vuole notare i dettagli e dargli un nome e una interpretazione certa, in fondo in fondo pensa e crede che gli altri anch’essi siano sensibili, ma che noi, siamo “un po’ più” sensibili degli altri, più attenti, più intuitivi, più bravi nel cogliere sfumature e nel saper dare un certo giudizio, perché sappiamo difenderci, sappiamo gestire, sappiamo tenere sotto controllo, abbiamo esperienza, ci siamo già passati tante volte in quei problemi e situazioni. E magari spesso ci abbiamo azzeccato. Sicuramente la nostra sensibilità è una qualità e un dono grande e bellissimo, ma…dipende da come la usiamo, dipende da come usiamo il nostro intuito, che spesso ci sembra megagalattico, super collaudato, sicuro( e secondo noi non influenzato da nostre personali paturnie varie, insicurezze, convinzioni e abitudini). A volte possiamo intuire qualcosa di esatto ma mai completamente e del tutto precisamente, (perché non siamo Dio) o quasi sugli altri o su una situazione, ma spesso usiamo poi quei dettagli o quel dettaglio che notiamo e che interpretiamo mettendoci nel nostro cuore un nome ed etichetta certa, che secondo noi serve a rassicurarci, a capire come comportarci e cosa fare e a tenere sotto controllo ciò che ci spaventa, ciò che non ci piace nell’altro, ciò che temiamo, ciò che sembra più forte di noi dentro e fuori di noi.
Dettagli.
Dettagli a cui ci aggrappiamo per bisogno di sentirci in un contesto e in una situazione chiara, che non ci darà ulteriori sorprese e difficoltà impreviste, che ci “cullerà” con la sua definizione chiara, e che potremo sempre tenere lontano da noi se non ci dà ciò che vorremmo. Dettagli da notare e che diventano la nostra sicurezza, e che diventano secondo noi ciò che ci eviterà problemi e dolori. Un modo in cui a volte tutti noi usiamo il notare e cogliere i dettagli è per capire se e in che modo e quando l’altro o gli altri ci fanno del male o hanno cattive intenzioni verso di noi, e se ci nascondono qualcosa, o se sono sinceri o no…
ma puntando molto a notare e gestire così i dettagli che notiamo negli altri, rischiamo di allertarci, preoccuparci, arrabbiarci o chiuderci a tante cose: parole, toni di voce, segnali che siamo certi di aver ben decifrato, intenzioni negli altri che siamo certi di aver bene e perfettamente intuito e colto, e capito, come quando pensiamo di una persona o le diciamo “ormai ti conosco, io ho capito come sei”…
ma chi di noi può davvero decidere con certezza di conoscere e aver capito com’è l’altro, anche se è un parente, completamente e fino in fondo?
E rischiamo in questo modo di interagire con gli altri, e anche quando loro non sono presenti lì con noi, rischiamo di metterci e stare e rimanere troppo sulla difensiva, pronti e concentrati a cogliere e a reagire a ogni segnale, anche minimo, a ogni dettaglio che ci fa intuire che l’altro non ci vuole bene, ci sta prendendo in giro, non ci tiene a noi o ha cattive intenzioni. A volte intuiamo anche se c’è un pericolo, ed è importante che sappiamo cogliere e intuire un pericolo anche da parte di qualcuno per poterci difendere evitando un male, ma a volte lo stare sempre allerta, ci porta a vedere il male anche dove non c’è, ci porta ad attribuire brutte intenzioni agli altri anche solo da una parola o da una abitudine diversa che hanno rispetto a noi. e rischiamo di interpretare e riinterpretare ogni volta quell’atteggiamento, quella scelta, quella parola o chiusura dell’altro verso di noi come una conferma di ciò che di brutto secondo noi abbiamo con certezza ed evidenza logica intuito e colto. Spesso facciamo i “detective” dei dettagli, in cerca del colpevole, di colui o colei che ci sta rendendo tristi, arrabbiati, che ci crea problemi, e non ci accorgiamo che cosi perdiamo in spontaneità, assumiamo un atteggiamento in realtà “lontano”, che esprime rifiuto ed esclusione, anche se forse dentro noi è più timore o preoccupazione che sia davvero come abbiamo intuito. A volte inoltre rinunciamo ad amare, ma assumiamo a volte senza accorgercene una espressione e postura da giudice che tratta male gli altri e li incolpa prima di tutto nel proprio cuore e nel proprio pensiero, anche se fa di tutto per non farlo vedere agli altri.
Ma c’è anche un altro modo di vivere i dettagli di ognuno e delle situazioni: abbiamo sempre la possibilità, anche quando non ci sembra, di decidere di non attaccarci solo ai dettagli e al renderli “verità certa e generale sull’intera persona”, ma di usarli per cambiare noi qualcosa e il modo di vedere e considerare l’altra persona, un modo che sia un atto di umiltà, l’umiltà che nasce dal decidere da parte nostra di accettare che noi cogliamo e vediamo solo una piccolissima parte della persona, anche se a noi sembra il tutto di una persona (un suo atteggiamento o difetto diventa a i nostri occhi l’unica cosa principale e importante dell’altra persona, la sua unica brutta intenzione come se nel suo cuore ci fosse solo male o solo un dettaglio che riempie tutto), anche se secondo noi abbiamo avuto nel tempo “mille prove” che la persona si comporta così sicuramente per il dettaglio che abbiamo reso universale in lei, sicuramente perché “è fatta così e solo così”, sicuramente perché è una persona che “più di cosi non potrà fare, più di così non può donare, amare, capire, ascoltare, imparare”…
A noi piacerebbe essere considerati cosi, essere notati e giudicati solo da un nostro dettaglio o più dettagli del nostro modo di scrivere, parlare, interagire, solo da un nostro tono di voce o una nostra scelta che si ripete negli anni, o una nostra difficoltà o difetto? Ci piacerebbe essere guardati da qualcuno con la sensazione di essere controllati, misurati, e che il modo in cui parliamo, decidiamo, ciò che diciamo o facciamo diventa motivo per essere esclusi, non amati, non ascoltati, giudicati o trattati male?
O ci piacerebbe invece che gli altri cogliessero i nostri dettagli del carattere, delle nostre scelte e abitudini e progetti, come appunto “dettagli” che non possono e non devono descrivere il “tutto” di noi che siamo in realtà, e che non dicono tutto di noi ma solo qualcosa? E ci piacerebbe essere visti come persone, (per alcuni nostri dettagli e sfumature del carattere o di ciò che diciamo e facciamo), con cattive intenzioni per quel dettaglio anche di difetto o per quello sbaglio che facciamo spesso o abbiamo fatto? Penso di no.
E neanche gli altri di solito vogliono essere visti, giudicati e conosciuti o etichettati in questo modo: per cui per esempio una grossa difficoltà lentezza, difetto, diventa “la persona” che è così, e non solo un dettaglio del misto che la persona ha ed è, come ognuno di noi.
Oppure un altro modo di gestire i dettagli degli altri e delle situazioni è…cercare di non vederli, di non soffermarcisi, cogliere solo l’aspetto generale: forse chi fa così ha sperimentato troppe volte di essere stato frainteso, non capito, non ascoltato nei suoi dettagli, sentimenti, emozioni, per cui forse ha deciso di non faticare più e non concentrarsi più sui dettagli, ma lasciar andare, evitare, non concentrarsi troppo sugli altri, per non soffrire o per non essere interpretato male, per cui assume un atteggiamento apparentemente indifferente, non attento, non coinvolto in una situazione, ma in realtà tenta anch’esso solo di difendersi, di proteggersi dalle emozioni e dai problemi, ma cosi facendo si difende e si tiene lontano anche dalla possibilità di esprimere con più…dettagli la gioia, la vicinanza, l’ empatia, e di dialogare con vicinanza.
Cosa farne dei dettagli allora?
Penso che prima di tutto forse dovremmo, e possiamo, accettare che niente è davvero e totalmente sotto il nostro controllo, già noi stessi a volte siamo un mistero a noi stessi e non sempre vediamo in noi tutto il misto di bene e male che come tutti coabitano in noi e nel nostro cuore.
E poi, forse potremmo iniziare a notare i dettagli, e a coglierli e intuirli per…amare, per creare strade, ponti, comunicazione, comprensione, nuovo dialogo, per costruire perdono, vicinanza, rispetto, simpatia e gioia, pace.
Un modo potrebbe essere per esempio mettere il nostro amore e la nostra scelta di amare comunque, qualunque stato d’animo abbiamo, anche nei dettagli: allora ecco che anche solo dare un bicchiere d’acqua a qualcuno con un modo attento e gentile, diventa un dettaglio che fa la differenza, un dono che porta frutto non solo nel dissetare qualcuno, ma nel bene che arriva all’altro e che facilita nell’altro l’attivazione da parte sua di un atteggiamento di amore, attenzione, perché si sente guardato, amato, aiutato, non ignorato…E anche quando notiamo e cogliamo “note stonate”, perché tutti le abbiamo, essendo creature imperfette, (creature e non Dio), o difetti, errori, egoismi nell’altro, possiamo fare qualcosa per correggerlo, aiutarlo a cambiare e a mettersi ad amare, con…amore, empatia, mettendosi accanto all’altro con umiltà e accoglienza, sapendo sempre e tenendo sempre a mente che noi per primi spesso cadiamo in errori, difetti, sviste, distrazioni e egoismi, semplicemente perché siamo esseri umani.
Proviamo ad allenarci ad amare, nel qui e ora, nel momento presente, proviamo a cambiare il modo di vedere e interpretare ciò che l’altro è, che fa, che non fa , che dice e che non dice, e proviamo a cambiare i dettagli che vogliamo esprimere e scegliere, proviamo a stupire prima di tutto noi stessi con scelte di costruire strade e non distruggerle, di capire invece di giudicare con certezza, di permettere all’altro di farsi conoscere davvero per quello che è e non per quello che noi convinti crediamo sia per una manciata di dettagli che esprime e che per noi sono la totale definizione dell’altro, di come è sempre e di quanto può fare o vuole fare, e di cosa vuole fare o non vuole fare.
I dettagli possono fare la differenza, sia se scegliamo di rendere totalità e certezza ciò che vediamo in quei dettagli e sfumature, sia nel nostro decidere che sono solo dettagli, importanti certo, ma dettagli, e che non possono farci conoscere chiaramente tutto dell’altro e di una situazione, possono però aiutarci a capire e amare un po’ di più. Proviamo a usare i dettagli non per giudicare e reagire male, ma per amare, capire, correggere e autocorreggersi con amore, conoscere davvero, aiutare e lasciarci aiutare. Nella nostra vita ci sarà purtroppo o c’è una situazione che non potrà essere sotto il nostro controllo, da cui non saremo rassicurati, soprattutto nel momento del dolore. Ciò non è per spaventarci, ma per allenarci all’umiltà, (che dona solidità al cuore), di intuire che niente su questa Terra ci potrà dare certezze, sicurezze, totale tranquillità, ma l’unica certezza è che siamo nelle Mani di Dio, di un Dio Buono e pieno di Amore per noi, e ci viene chiesto di fare salti di fede, di allenare non solo la logica, ma anche e soprattutto la fede, e l’amare, con gioia, lasciandoci anche amare da Dio e dalla Sua Gioia per noi.