Maria, questo dolore è troppo!

Maria, ho già sperimentato nella mia vita che anche io sono “vulnerabile” al dolore.  Però a volte non penso sia giusto che io abbia sofferto o soffra di alcune cose. Penso soprattutto a quei dolori e sofferenze improvvise, che prima non c’erano, o che mi appesantiscono e mi fanno sentire fragile e con poca possibilità di superarli. E penso anche a quel dolore sottile ma logorante del “dover” fare cose fin troppo normali e doverose, che mi costringono ad aprirmi anche quando vorrei stare comoda e tranquilla senza seccature. Ma tu, puoi capire cosa intendo?

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore:Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele
».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione

” (Lc 2, 22-34)

 

…Ma allora anche tu, Maria, ti sei aperta alle cose da fare, compreso  il  portare tuo Figlio al tempio, come tutti in quel periodo, senza eccezioni,  vivendo riti e situazioni che tutte le madri di quel periodo vivevano. E io accetto di vivere le cose che “vivono tutti”? no, a volte mi scopro a dispiacermi e magari soffrire perché mi vengono chieste anche cose da fare che non sono l’unica a  fare, e ci soffro anche perché tante volte sono tentata ancora di credere che il mio essere “speciale” , un po’ più degno di  attenzione e considerazione (secondo me, quando credo più al mio orgoglio che a Dio) si traduca anche nel fare cose molto diverse: finisco per credere che sarò speciale “solo se” mi distinguerò nel vivere e aver a che fare con situazioni fuori dal normale, che posso fare solo io e pochi altri perché davvero competente, e così dimentico che invece tu  sei stata speciale nel “come” facevi le cose, nel “come” ti fidavi di Dio e preghi, nel “come”,  e non principalmente nel “quale” situazione vivevi.

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc. 2, 34-35)

 

…una spada ti  trafiggerà l’anima? Ho capito bene, Maria? Ma come, tu sei la madre di Dio, fai bene il tuo compito, ti affidi al Signore, ti apri a Lui anche offrendoGLi Suo Figlio al tempio, e….Simeone ti predice che una spada ti trafiggerà l’anima? ! Se mi fermo a riflettere un momento, la descrizione è tremenda…descrive un dolore acuto, improvviso, che “entra” nel profondo più profondo”…

Ma…un attimo, questa descrizione mi ricorda….alcuni tipi di dolore che ho sofferto o che forse soffro ancora: quel dolore acuto, forte, improvviso e quindi ancora più spaventoso che mi prende, mi entra nel profondo, mi spaventa: e che fatica che faccio! Già non mi piace soffrire, e fuggo il dolore istintivamente. Ti confido, cara Maria, che ti capisco. Mi succede quando mi trovo davanti un dolore molto forte, intenso, angosciante, quel dolore che mai avrei voluto sperimentare e provare, quel dolore che dicevo e dico ancora “tutto, meno che questo  dolore, questa perdita, questo cambiamento, questa situazione”…

Quel dolore che avevo evitato in tutti i modi, che mi preoccupava, quel dolore che mi fa sentire destabilizzata, con il “terreno” sotto i piedi che non è più solido come credevo. Quella situazione che desideravo con tutta me stessa che non accadesse mai, che non cambiasse mai, quella persona che speravo ed ero convinta che non si sarebbe mai allontanata, non mi avrebbe mai fatto del male.

Quel dolore che più di altri dolori mi fa temere che Dio non mi capisca, non mi voglia bene, mi abbia dimenticato. Quel dolore che mi fa temere di essere ormai sola, quel dolore che mi è occasione per incattivirmi, vendicarmi, convinta che io sono solo una vittima. Quel dolore che mi sorprende, come un “terremoto”, e che sembra buttare via  tutte le mie certezze, quello che ho costruito, quello a cui mi ero attaccata e che per me era fonte di gioia e di benessere, di sicurezza e di tranquillità. Quel dolore che mi fa vedere d’improvviso (ma sono io che decido di viverlo così in realtà) tutto nero, tutto troppo difficile, tutto rovinato e sprecato, sprecato anche il bene e la gioia che avevo messo, sperando in una  gratificazione e rassicurazione.  Quel dolore per cui temo di non riuscire più a credere in Dio, e che mi fa sentire disperata anche perché ero convinta di avercela messa tutta, di aver fatto tutta la mia parte, e che fa disperare quella parte di me che in fondo in fondo pensa spesso “ ma io faccio il mio dovere, sono brava, ho faticato tanto, cerco sempre di amare e di non fare del male agli altri, ho cercato di non fare grandi errori, e quindi merito un premio, più considerazione degli altri sfaticati e poco impegnati, merito di essere più amata da Dio e più aiutata….

 Tu, Maria, mi guardi intensamente e dolcissimamente mi sorridi.

Mi ascolti, mi capisci, e mi guardi con tanto amore perché…sai che il dolore e l’amore non
”funzionano” così come penso io. Tu sai e mi ricordi che il dolore, anche il più tremendo secondo me, non è qualcosa che ha davvero il potere e la “scusa” per bloccarmi, rivendicare, ribellarmi solamente, e giudicare Dio. Dio mi vuole bene, mi ama, non vuole il mio male, e tu mi ricordi che anche quando permette dei dolori anche improvvisi è perché sa che anche da quelli posso tirare fuori risorse e crescite inaspettate bellissime, e perché sa che sono dolori che io posso, con la Sua grazia, vivere e “attraversare” in un modo che mi fa bene, mi aiuta, mi fa scoprire cose nuove ed utili. E anche se il male è sempre e comunque male , Dio è sempre più potente del male, di qualsiasi male, compreso il peccato e l’errore. Dopo quell’annuncio di Simeone che avrebbe fatto spaventare e chiudere chiunque, tu Maria non ti sei chiusa, hai continuato  a vivere stretta a Dio, hai continuato a crederGli, a credere nel Suo Amore per te. Non hai scelto di inacidirti per far vedere quanto soffri, non ti sei scoraggiata, e non hai neanche giudicato la Volontà del Signore, non hai giudicato quel dolore trafiggente, ma….sei coscientemente e tenacemente rimasta con fedeltà nell’Amore del Signore.  Ecco, forse la mia fedeltà al Signore è ancora debole, e facilmente  lascia il posto all’incredulità, alla paura e preoccupazione, all’ansia del dover prevedere e controllare tutto nei minimi dettagli per non avere sorprese, per essere sicura che saprò affrontare tutto…ma…mi accorgo che sbaglio obiettivo e modalità: continuo a pensare e credere che solo se saprò fronteggiare tutto io con le mie sole forze. Solo se riuscirò a controllare tutto, a  sapere tutto, a  capire tutto, a  prevenire tutto,  solo se sarò perfetta, senza errori e peccati, allora si che sarò al sicuro, che avrò forze e capacità di difendermi.

Ma…dimentico che da sola non posso fare nulla. “Senza di me non potete far nulla”,(Gv. 15,5) dice Gesù, anche a me, personalmente, ogni momento. Tu, Maria, hai vissuto momento per momento, anche se non sapevi subito tutto, anche se una spada ti avrebbe trafitto l’anima. Insegnami, Maria, mia cara madre, insegnami la fedeltà a tuo Figlio Gesù, insegnami a contare non su di me ma su tuo Figlio, a crederGli, insegnami a vivere il dolore, insegnami a trasformare il dolore in amore per Gesù e per gli uomini,  anche quello forte e devastante, come un percorso per aumentare la gioia, la pace interiore, un percorso non da subire ma da vivere con fede, con amore, e allora anche quello che mi sembra aver perso del tutto, allora anche quel dolore che mi sembra abbia il potere di togliermi la pace e la speranza, non sarà un dolore che mi fa solo  angosciare e scoraggiare, ma una occasione per imparare ad amare di più, ad amare, a scoprire che non sono amata per i miei meriti, non sono amata se sono buona o contenta, sono amata perchè …sono io, così come sono, e con Gesù non ho bisogno di fingere, di difendermi, perché lui mi ama, mi capisce, mi viene incontro. E allora anche ciò che ha l’aspetto solo di perdita, diventa il “perdere” la mia vita per amore, per poi ritrovarla davvero, un perdere per ritrovarmi, un rinunciare al mio egoismo, alle mie pretese, ai miei attaccamenti, ma non per svuotarmi sterilmente, ma per far spazio a  Lui, al Signore, per credere e sperimentare che è amando che posso trovare la gioia e donarla. Se ci penso un attimo a quante gioie mi sono attaccata! E mi sono convinta spesso che la felicità è fuori di me, in qualcosa che mangio, in qualcuno per cui ho affetto forte e che ha affetto per me, in una situazione che per essere bella “deve” essere come l’ho pensata io, come dico io, come la desidero io, e se gli altri o Dio non la pensano così vuol dire che non mi amano e non mi capiscono, e…quante pretese ho! Ma tu, Maria, mi fai capire con amore che la felicità è Dio, è l’Amore gratuito e liberante. Tu hai continuato, hai scelto di amare anche dopo quella previsione di Simeone, non ti sei assoggettata a quella realtà che ti era stata detta, ma hai scelto di vivere  amando, amando, e poi ancora amando. E tu sai che solo così  si è veramente in pace, gioiosi, tranquilli, nelle braccia del Signore e nelle tue braccia. Aiutami a vivere questo amore, e aiutami, quando conosco e vedo qualcuno che sta male, che è scoraggiato, che si sente oppresso, aiutami a non “passare oltre”, a non far finta di non vedere, a credere che c’è sempre qualcosa, (anche qualcosa che a me sembra piccolo fare e che magari così non provo neanche a fare), c’è sempre qualcosa che posso fare. Ti ringrazio, cara Maria, anche perché mi accetti anche quando sono arrabbiata con Dio, anche quando non Lo capisco e per la sofferenza che sto vivendo mi chiudo un po’ nel vittimismo. E mi ricordi, col tuo grande amore per me, che vale sempre la pena di donare tutto a Dio, anche l’intenso dolore che sto vivendo, anche il “non senso” che mi sembra esserci, anche il mio smarrimento, perché Dio non mi lascia, mi cerca, mi vuole, mi ama, mi aiuta, e tu sai quanto è importante che io Gli dia il permesso di amarmi, di lasciarmi aiutare da Lui accettando anche di amare  e fidarmi  anche quando soffro e non capisco. Tu Maria, mi inviti a parlare con Dio, a pregarLo, ad attaccarmi in modo ancora più totale a Lui, a “cogliere” l’occasione anche del mio dolore per fare qualcosa  di bello per Dio, per me stessa e per gli altri, perché c’è bisogno di me anche quando soffro! E tu Maria sai quanto è bello scoprire che più amo Dio, mi fido di Lui anche nel dolore, Gli chiedo di guidarmi Lui, di darmi le forze e di aiutarmi, credendolo davvero, e più  mi posso accorgere e sperimentare che“Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.”.(Lc. 9, 24)

Si, Gesù, mi fido davvero di Te. Ti credo. So che vale sempre la pena “perdere” per Te.

E Tu sei così buono, anche nei miei confronti, che puoi farmi accorgere del Tuo Amore e farmelo sperimentare anche quando non ti dò retta, anche quando ho fatto un po’ di pasticci, un bel po’ di errori e peccati, anche quando per la mia rabbia Ti allontano, non ti credo, ti volto le spalle.

Ma Tu ci sei.

Tu mi ami davvero.

Tu mi cerchi sempre, e sei felice quando io mi accorgo che ci sei, e, felice a mia volta, ti metto nelle mani tutto il mio cuore, perché Tu sei il mio Gesù, l’unico, l’Amore, la Via, la Vita  e la Gioia.

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