Attraversare
Attraversare. Attraversare cosa? Attraversare la vita, le situazioni, e smettere di rimanere ai “bordi” della vita e delle situazioni, smettere cioè di rimandare ciò che è bene fare subito, nel momento presente, smettere di evitare di migliorare una situazione e se stessi, smettere di evitare di amare gratuitamente. Spesso tutti noi, in modi e aspetti diversi, vogliamo che cambi qualcosa: in noi, negli altri, o in una situazione. Vorremmo avere subito risultati e cambiamenti certi, e vorremmo che anche gli altri e la vita fossero d’accordo con noi su quel cambiamento, quel miglioramento da fare che noi abbiamo visto o intravisto come necessario. Ma spesso gli altri e la stessa vita non ci danno retta, e continuano imperterriti nei modi, abitudini, scelte che preferiscono fare. Anche quando per noi è evidente quale sarebbe la scelta e il cambiamento che quella persona o quelle persone dovrebbero fare.
A quel punto qual è la nostra reazione, o meglio la nostra scelta, (perché anche ciò che sembra solo una reazione inevitabile è in fondo anche una nostra scelta)?
Forse spesso a quel punto decidiamo, (per delusione, dispiacere o scoraggiamento), di fare tanti passi indietro, nel senso di smettere di interagire con speranza ed empatia con chi non vuole cambiare, con chi non ci dà retta, non ci capisce; diciamo in quei casi a noi stessi che già tante, troppe volte abbiamo tentato di farci capire, di spiegarci, di correggere quella persona, e, convinti di aver fatto tutta la nostra parte, evitiamo di …attraversare.
Evitiamo cioè di mettere con amore tutto di noi stessi in una situazione e con gli altri, evitiamo cioè di mantenere un collegamento, un dialogo, un ponte con quella o quelle persone. E iniziamo a volte a togliere, saluto, dialogo, gentilezze, attenzione, oppure per proteggerci da ulteriori “ferite” e dispiaceri da parte dell’altro cerchiamo di evitarlo, di non parlarci, di escluderlo e di non ascoltarlo, di non ascoltarlo neanche in ciò che sono i suoi motivi, i suoi valori, i suoi desideri e paure.
E’ vero che facendo passi indietro evitiamo anche più fatica, evitiamo anche il rischio di essere ancora non capiti, feriti, delusi, non considerati, ma evitando di “attraversare”, cioè evitando di mantenere una interazione positiva con l’altro, mettiamo in qualche modo nelle mani e nell’umore dell’altro, nel suo cosa farà o non farà verso di noi, la nostra serenità e la nostra possibilità o meno di amare comunque, dialogare comunque, capire comunque.
Spesso decidiamo di evitare di interagire con l’altro perché in fondo in fondo un nostro obiettivo e’, senza che ce ne rendiamo conto del tutto, l’obiettivo di essere amati, capiti, obbediti, l’obiettivo di essere riconosciuti come persone utili che sanno dare consigli o aiuti preziosi, e quindi se non veniamo seguiti, ascoltati, capiti, inclusi, cercati, ci sentiamo offesi, ci sentiamo non considerati importanti, crediamo di avere un “ottimo” motivo per smettere di amare, interagire, capire, perdonare.
Penso che in tutto ciò che facciamo, (semplicemente perché tutti conviviamo con un “misto” in noi di bene e male, egoismo e altruismo, gioia dolore e rabbia), c’è sempre, anche nelle nostre intenzioni più altruistiche, una parte piccola o grande di desiderio di essere amati, capiti, voluti, visti, apprezzati, obbediti e se possibile considerati i più importanti nella vita e nel cuore degli altri, soprattutto coloro a cui teniamo di più…e quella stessa parte in noi soffre, soffre a volte tanto quando si accorge o capisce che quello che noi facciamo di bene, quello che vorremmo, quello che doniamo con tanta attenzione agli altri, non ha automaticamente il “potere” o il sicuro effetto e risultato di essere più amati, visti, capiti, cercati. Anzi spesso più vogliamo, a tutti i costi, (per timore delle nostre debolezze e difetti e difficoltà) far vedere o far capire quanto siamo bravi, impegnati, “buoni”, intelligenti, sensibili in modo speciale (e in fondo in fondo convinti che siamo sempre sempre molto più sensibili degli altri e più attenti e “buoni” della maggior parte dell’umanità) più vogliamo far capire, come scopo principale o quasi, quanto in realtà siamo utili o indispensabili per qualcuno, più spesso gli altri, che vorrebbero spesso prima di tutto sentirsi rispettati anche nei loro desideri e tempi diversi dai nostri, e vorrebbero, come del resto noi, sentirsi capiti e amati proprio anche nelle proprie imperfezioni, difficoltà, sbagli, paure, a quel punto perdono in qualche modo le nostre “coordinate” di come siamo davvero,(e di cosa vogliamo davvero, e di cosa pensiamo davvero di loro) di come siamo nella nostra vera bellezza, unicità e imperfezione, nel nostro “misto” che è presente in noi come in loro, anche se in modi unici e diversi, e per timore o per proprie ferite e giudizi, evitano di “attraversare” quel metaforico ponte per arrivare davvero più vicino a noi, per interagire con noi e per lasciarsi raggiungere da noi anche emotivamente.
Gli altri, (come vorrebbe ognuno di noi in realtà) vorrebbero “trovarci” accanto a loro, davvero accanto a loro, in quei passi che possiamo fare per “attraversare” e andare verso di loro, anzi di più, del nostro metterci “accanto” a loro, così come siamo, anche con le nostre ferite e ciò che non riusciamo a fare, per loro e per noi stessi, ma che nel nostro metterci accanto con amore non sono le “protagoniste principali “ (anche se a noi sembra così. A volte temiamo che più ci facciamo conoscere, anche nelle nostre imperfezioni e nei nostri “non riuscire”ancora, più ci mettiamo davvero “accanto” agli altri e più loro vedranno quanto siamo imperfetti e non ci apprezzeranno, non ci vorranno vicino) che esprimiamo, ma fanno parte della nostra imperfetta ma reale umanità, una umanità imperfetta, a volte anche piena di contraddizioni e sentimenti misti, ma sempre valida, utile, importante, amata, amatissima da Qualcuno: Dio.
E se scegliamo di continuare ad attraversare quel “ponte” che è sempre possibile tra noi e l’altro, anche quando l’altro non fa la sua parte, possiamo prima di tutto fare tanto bene a noi stessi, e possiamo dare il “la”, possiamo iniziare circoli virtuosi positivi, prima di tutto in noi, anche se gli altri non ci dessero retta o non ci amassero: quanta pace, bellezza e gioia c’è nello sperimentare una nostra sempre possibile libertà interiore, dove non è l’altro o la vita o le situazioni che decidono su di noi se noi possiamo essere comunque sereni, se possiamo comunque amare, e sorridere anche proprio all’altro che sembra solo ferirci, ma siamo noi, e a quel punto se continuiamo ad “attraversare”, anche portando con noi le nostre ferite passate o quelle che riceviamo, ci accorgiamo a un certo punto, e intuiamo nel cuore che l’amore che continuiamo a voler scegliere, l’empatia, hanno in sé una forza e libertà molto più bella, molto più efficace e forte della finta forza che crediamo di avere quando decidiamo di fare solo passi indietro, quando decidiamo che se togliamo attenzione, saluto, dialogo, sorriso all’altro o agli altri allora avremo il “potere” di piegarli a ciò che vogliamo noi, o il potere di farli cambiare o di fargli capire che ci feriscono o che sono cattivi…
ma è proprio cosi? In realtà chi si sente trattato cosi (compresi noi stessi) fa più fatica a capire se e dove sbaglia, soffre di più e questo non porterà gioia, più comprensione e tranquillità come conseguenza, né a noi né all’altro, e sicuramente non sarà predisposto facilmente a trattarci come vorremmo essere trattati noi.
A volte certo bisogna fare passi indietro, quando lo chiede la prudenza, quando fare passi indietro vuol dire valorizzare l’altro, rispettarlo, non imporsi, non giudicarlo, e dargli spazio per far vedere di più la sua luce, quando un “no” è un atto di amore vero e aiuta l’altro davvero, quando capiamo che non aiutiamo l’altro se lo vogliamo far dipendere da noi, o se vogliamo che faccia solo ciò che desideriamo noi: i passi indietro che secondo me sono da smettere di fare sono quei passi indietro che scegliamo per evitare di amare davvero, quei passi indietro che scegliamo per non sembrare “cattivi” se diciamo un no che aiuta, che aiuta noi stessi e l’altro, quei passi indietro che facciamo se ci annulliamo, se non facciamo la nostra parte, se non usiamo la nostra assertività e preferiamo usare aggressività o critiche indirette, indifferenza per escludere, punire, vendicarci, convinti che invece siamo i buoni che correggono i cattivi; quei passi indietro che facciamo pur di non ascoltare (e provare a capire davvero) chi ha idee molto diverse dalle nostre, chi non ci apprezza quanto vorremmo: sono quei passi che ci tengono ai “bordi” di una situazione, ai bordi di una interazione con l’altro, e che come conseguenza hanno il nostro non intuire anche il bene che comunque c’è e che possiamo fare, il bene che c’è nell’altro, la pace che potremmo costruire, la novità che potremmo portare e costruire in noi e con gli altri, in un modo più bello e vero.
Attraversare.
Chi può darci il desiderio, la volontà la speranza ogni giorno per “attraversare”, entrare davvero nelle situazioni, poter amare anche nel dolore, nelle incomprensioni, nel “non risolto”? Dio. Solo Dio e l’Amore con cui ci ama e che chiede anche a noi di donare. E più amiamo e più ci accorgiamo, dolcemente e tenacemente, che… in realtà possiamo, possiamo amare, sappiamo amare, possiamo “attraversare”, entrare nella vita, possiamo amare anche nelle “tempeste” e contraddizioni, possiamo “attraversare” con amore anche dolori, difficoltà, silenzi, situazioni, perché non siamo soli, perché non è davvero importante se siamo perfetti, bravi, buoni, capaci, ma è importante che…siamo amati, ricordiamocelo sempre, ogni giorno, ogni momento presente, anche ora… è importante che Qualcuno, Dio, il nostro Padre, Colui che ci ama in un modo immenso, più di chiunque altro, ha già “attraversato” dolori, “tempeste”, tempo e spazio per noi, per amore nostro, per amore tuo, in modo unico speciale e personale, e anche oggi, anche ora, continua a mettersi accanto a noi, accanto a te, con vero amore, con misericordia e gioia; Lui continua, anche ora, ad “attraversare” per raggiungerti, per essere con te, per tenerti per mano, per farti scoprire che sei…amato, amatissimo. Siamo amati, siamo amatissimi. E con Lui, con il nostro cuore rimesso ogni volta nel Cuore di Dio, possiamo “attraversare” anche ciò che non crediamo possibile, perché Dio è il Dio dell’impossibile, perché “nulla è impossibile a Dio”…. (Lc 1, 37)