Fratello ritardo
Premessa: il mio non è un invito a fare tardi. E’ piuttosto una proposta di vivere in un modo diverso il.. ritardo, il ritardo nostro e il ritardo degli altri. Fratello ritardo, come lo chiamerebbe il Santo in onore del quale mi chiamo Francesca, San Francesco di Assisi.
Spesso siamo tentati di guardare, considerare e vivere ogni ritardo, nostro e degli altri, come un…” nemico”, una esclusiva perdita di tempo, un ostacolo, una pesantezza che crea solo problemi e per il quale sembra che reagire arrabbiandosi o scoraggiandosi siano le uniche opzioni possibili o “efficaci”.
Certo, sicuramente i ritardi spesso purtroppo possono creare problemi, anche pratici, organizzativi, e possono far vivere male il tempo.
Ma siccome, si sa, siamo tutti imperfetti, prima o poi dobbiamo anche noi a volte avere a che fare con il ritardo nostro e degli altri.
E allora come possiamo affrontare e vivere i ritardi? Tutte quegli aspetti per i quali viviamo fatiche, lentezze, e per i quali viviamo tempi diversi da “ciò che si dovrebbe”, e per i quali a volte ci sembra di perdere solo tempo, di dover solo scoraggiarci, arrabbiarci o vedere solo dei modi distruttivi di viverli?
Il ritardo non è sempre e solo un guaio, una perdita di tempo, ma è invece spesso qualcosa da decidere di imparare ad affrontare, vivere, in un modo diverso: cercando con amore soluzioni per cambiare ciò che è giusto e necessario cambiare per non fare ritardo, se questo può creare difficoltà a sé stessi e agli altri: in particolare in questo periodo riflettevo su come il ritardo possa essere a volte un…fratello. Una occasione da vivere in un modo diverso, con uno sguardo diverso, come se fosse un “invito” a cambiare un pochino le nostre prospettive e il nostro modo di affrontare la vita e gli stessi ostacoli tra cui ritardi e lentezze.
Io ho notato che quando ritardo in qualcosa, non solo se faccio tardi, ma anche se non ho avuto prontezza o capacità di cogliere l’attimo per migliorare qualcosa, per fare qualcosa subito, per saper realizzare qualcosa in modo veloce e super efficace, ciò che mi rallenta davvero e mi fa male non è fare tardi o avere alcune lentezze in qualche campo della mia vita, ma è la scelta in alcuni casi di “appiccicare” sopra un mio ritardo o lentezza un metaforica etichetta con su scritto “ormai”: e con una elencazione a me stessa di frasi tipo “ormai ho fatto tardi”, “ormai non son riuscita a fare velocemente quella cosa”, e chi più ne ha più ne metta.
E se da un mio ritardo o lentezza uso il tempo a giudicarmi male, tolgo tempo ed energie per cercare invece di vedere come cambiare alcuni aspetti di ciò in cui non ho ancora velocità o super precisione, come correggere o modificare un po’ ciò che può creare difficoltà anche pratiche a me e agli altri, e contemporaneamente anche sul come amare me stessa rendendo occasione di amore anche le mie lentezze che fanno tardare evidenti ottimi risultati, cambiamenti, ecc.
E ovviamente, quando giudichiamo noi stessi su qualcosa, siamo più tentati di giudicare anche gli altri in modo sicuramente non amorevole in quel momento: è facile infatti, quando appioppiamo a noi stessi l’etichetta di “ormai” su nostri ritardi o lentezze, appioppare anche agli altri questo tipo di etichetta In particolare, giudicandoli “incapaci”, o egoisti perché non hanno velocità nel cambiare o fare qualcosa o tutto, e arrabbiandoci con loro, arrivando a volte a giudicare i loro ritardi o lentezze, anche nel comprendere noi, come persone che lo fanno apposta perché non ci vogliono bene o non gli importa davvero di noi.
E…se invece iniziassimo a guardare e considerare in un modo diverso i ritardi e lentezze nostre e degli altri? non per fare finta di niente, ma per aiutare noi stessi e gli altri con empatia, con pazienza, con speranza e fiducia, accettando con amore gli altri anche quando non cambiano o non cambiano subito su ciò che vorremmo, e solo così potremo davvero aiutarli a cambiare qualcosa, anche in ritardi o lentezze, aiutandoli così prima di tutto per donare qualcosa di buono a loro, e poi per aiutarli a cambiare alcuni aspetti che potrebbero creare ostacoli anche pratici a noi e agli altri. Ma aiutandoli con empatia, non combattendoli come nemici. Come del resto vorremmo fosse fatto sempre a noi e ai nostri ritardi e lentezze.
E… a volte forse siamo tentati di credere che anche Dio ci giudichi male se tardiamo, se non cambiamo e subito… vi condivido un episodio che mi ha fatto riflettere, è fresco fresco, recente, di pochissimo tempo fa: era domenica, e quella mattina ero arrabbiata con Dio, per alcune difficoltà che non mi aveva tolto come invece gli avevo chiesto. E, pur sapendo che quando ci si sente arrabbiati o con uno stato d’animo appesantito è comunque preferibile fare un atto di fede e andare lo stesso a Messa, stavo rifiutando letteralmente di andarci. Ripiegandomi su me stessa. Ed ero convinta che ormai l’orario della Messa fosse passato, perché secondo l’orario che sapevo di quella parrocchia, era già tardi per arrivare a Messa. Per alcuni secondi, pur essendo arrabbiata con Dio, ho chiesto a Dio di aiutarmi; dopo pochi minuti ho casualmente saputo che l’orario di quella Messa del mattino da quella domenica in poi era stato spostato dalla parrocchia di mezz’ora, e non sapevo ancora di questo dettaglio, per cui, avere una mezz’ora in più è stata una “occasione” per me per usare il tempo di quello spostamento di orario più tardo per “prendere in braccio” il mio stato d’animo non proprio sereno e decidere di andare lo stesso a Messa, facendo un piccolo atto di fede.
Un ritardo che mi ha aiutato, perché anche quella volta, come già altre volte nella vita a volte mi era successo, andando a Messa lo stesso nonostante la mia rabbia e delusione verso Dio, ho ricevuto da Lui il centuplo, sono uscita poi dalla Messa in pace con me stessa e con Dio, serena, felice.
Aspettiamo a giudicare i ritardi nostri e degli altri e delle situazioni, cerchiamo sempre invece di vedere e capire cosa c’è oltre al ritardo, e cosa farne di buono con quei ritardi e lentezze.