Non “infettare” la tua ferita
Non “infettare” la tua ferita, caro lettore.
Non allargarla, non renderla tua padrona, padrona del tuo umore, delle tue decisioni e reazioni, dei tuoi pensieri.
Tutti, poiché siamo imperfetti, abbiamo in noi limiti e ferite: tu, io, ognuno di noi. Ferite a volte diverse, nascoste, poco conosciute, ma che fanno male e dalle quali spesso ci facciamo influenzare.
Quali sono le tue ferite dalle quali ti fai creare il solito “copione”, che come il copione di un film diventa il modo in cui ogni volta reagisci? Sono ferite nate dal modo in cui giudichi e condanni te stesso, o ferite che senti per incomprensioni con gli altri, o un tuo modo di vedere te stesso o una situazione, o un tuo scoraggiamento, o ancora una tua paura per la quale non vuoi amare davvero, o un tuo orgoglio, un tuo rancore, una tua delusione, una tua amarezza? Oppure?
Qualunque ferita stai vivendo e affrontando, non infettarla. Non renderla l’unica realtà e l’unica cosa che sai e puoi vivere e nella quale rinchiuderti e ripiegarti a incolparti o incolpare. Prova, perché puoi farlo anche quando non ti sembra, prova a cambiare il “copione” che hai costruito e costruisci spesso su ciò che ti accade, su ciò che pensi di te e degli altri.
Cambia il copione (che a volte senza accorgerti ti costruisci e ti ripeti ogni volta) del “sono dispiaciuto/deluso da me o dagli altri/scoraggiato/arrabbiato/non perdono me stesso/ non valgo e non posso essere amato finché non sono bravo e finché ho tutti questi difetti sbagli e incapacità/ non perdono quella persona/ quella persona non merita niente finché non diventa amorevole e attenta a me/ non valgo abbastanza/ non sono capace e ho fallito” e che “quindi rimugino, mi vendico, giudico, incolpo, mi chiudo, ignoro, e visto che ci sono peggioro la situazione perché so fare bene solo questo e tanto è inutile fare il bene a me stesso e agli altri, sarei solo vulnerabile e attaccabile, debole” e quindi mi illudo che “cosi starò meglio, che gli altri capiranno e cambieranno, faranno ciò che vorrei e gli chiedo, mi capiranno e vedranno come soffro, otterrò ciò che voglio e non soffrirò più e sarò forte, contento, amato”.
Non credere alla bugia che la tua ferita ti dice ogni volta, la bugia del “non puoi fare altro, sei incapace, non hai abbastanza capacità e qualità per cambiare qualcosa, per imparare, per amare, hai sbagliato tanto, troppo, non meriti di essere amato. E sono gli altri che devono capirti e cambiare, tu devi solo convincerli che hai ragione e se non ti capiscono peggio per loro” e chi più ne ha più ne metta.
Più “infetti” la tua ferita, le tue ferite, con giudizi, paure, pensieri, decisioni che non ti portano ad amare, comprendere, ascoltare, dialogare, aiutare, perdonarti e perdonare, e più stai male, più permetti alla tua ferita di allargarsi, di prendere spazio, di comandare il tuo cuore e di farti credere che tu “sei” quella tua ferita, quel tuo sbaglio, quel tuo attaccamento e fragilità.
Invece no. Non ci credere.
Invece tu sei molto, infinitamente molto di più. Sei stato creato e voluto da Qualcuno che ti conosce meglio di te stesso, che ti ama sempre, in qualunque momento, anche quando sbagli: Dio.
E quando non ce la fai a cambiare il copione dei tuoi pensieri, reazioni, decisioni, davanti a una tua ferita, a una tua fragilità e giudizio, tu puoi sempre, sempre, anche in questo preciso momento, ricorrere a Dio, puoi sempre prendere in mano la tua ferita del tuo cuore e darla a Lui, metterla nelle Sue Mani, e permettere a Lui di liberarla da quelle bugie, da quell’apparente forza distruttiva che il dolore e il giudizio ti fanno credere sia l’unica verità; puoi sempre chiedere a Dio che ti aiuti a rendere le tue ferite strumenti per amare, per amare ancora più sinceramente e fortemente, puoi chiederGLi di togliere alla tua ferita, a ogni ferita del tuo cuore, quel finto apparente “potere” che a volte ti fa credere che tu sia e abbia solo quella fragilità, quel problema, quello sbaglio e difficoltà, quell’orgoglio e quel limite.
Non infettare la tua ferita, non renderla la tua corazza e il tuo finto “tesoro”, ma mettiti ad amare anche “mentre” senti la ferita, mettiti ad amare davvero, e sperimenterai prima o poi che sei libero di non infettare le tue ferite, che le tue ferite non impediscono di amare, e che se ami comunque, togli dalla ferita quell’attaccamento che ti impedisce di guardare gli altri e riconoscerli per come sono davvero, e amarli per come sono, con semplicità, con libertà interiore, consapevole che mentre ami, c’è Qualcuno che si prende cura insieme al tuo amare, delle tue ferite, e le rende solo “coinquiline” del tuo cuore che non ti schiacciano, non ti nascondono, non ti imprigionano. “Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.” (Matteo, 6, v. 21)

