Fai pace con Il bisogno di riempire i tuoi vuoti e il cuore
(Francesco e i suoi attaccamenti)
Come stai messo caro lettore sul bisogno di riempire la tua vita e il tuo cuore di tutto ciò che può rasserenarti e farti sentire realizzato? Da dove attingi realmente ciò che ti serve per essere felice e in pace con te stesso? Io a volte sono tentata di riempire il mio cuore di ciò che in realtà mi fa diventare solo “schiava” di me stessa, e tu?
Proprio perché sei un essere umano non perfetto, come tutti noi, anche tu senti il bisogno di riempire qualche “vuoto” interiore in qualche modo. E forse ti accorgi di avere una sensibilità particolarmente forte che ti dà non pochi problemi: il sentirti ferito facilmente anche da qualche frase, il sentirti poco capito e amato, il non riuscire a far capire bene agli altri chi sei e cosa vuoi, il bisogno (desiderio) di gustare tutto e non rinunciare a niente. E San Francesco in tutto questo che cosa può dire alla tua vita, e alla vita e al cuore di ognuno? In fondo siamo tutti tentati di pensare a volte che Francesco era semplicemente più bravo, più capace di rinunciare, più sereno di ognuno di noi, con meno problemi, ecc. quindi forse per lui era anche più facile…ma è proprio così?
Prima di farsi frate, prima ancora, prima della sua conversione, Francesco era un uomo che si attaccava molto, davvero molto a tutto ciò che è vita: cose e beni materiali, vestiti, ricchezze (che aveva anche a disposizione vista la sua famiglia di origine), e amava anche divertirsi, e probabilmente amava sentirsi un uomo forte, realizzato, divertente, importante, e probabilmente evitava come ognuno di noi tutto ciò che era doloroso, faticoso, tutto ciò che era povero, poco, o poco importante. Francesco nel cuore aveva molto probabilmente una grande sensibilità e “fame” del bello, dell’amore e dell’essere amato, fame di ogni attenzione, piacevolezza, comodità…
Francesco assomiglia al nostro cuore più di quanto noi crediamo a volte, caro lettore.
Anche nel cuore mio, tuo e di ognuno di noi c’è spesso questo immenso desiderio e bisogno di essere amati, di vivere comodamente e senza problemi, o fatiche e dolori, un grande desiderio di sentirsi importante e ricevere questo “riconoscimento” anche da parte degli altri. E spesso caro lettore sei tentato, come ognuno di noi di avere il più possibile e di poter riempire te stesso e la tua vita di ogni cosa che secondo te ti farà felice o comunque ti distrarrà da un dolore o da un problema o preoccupazione. Ciò a cui “attacchi” o “incolli” il tuo cuore è ciò che poi spesso subdolamente ti schiaccia e ti imprigiona in qualche modo: la comodità è anche bella, ma se la cerchi per sentirti felice diventa tua padrona. La serenità è bella, ma se cercata per prima cosa anche a costo di evitare gli altri, di dire bugie, di non affrontare situazioni e problemi, diventa una falsa tranquillità. Gli oggetti sono utili, e belli, ma se usati per “riempire” il tuo cuore ed evitare di amare e di agire diventano tuoi padroni. La tua sensibilità è bella, ma se la rendi tua padrona e obbedisci a tutto ciò che senti in quel momento e che desideri, addormenti la tua capacità di amare e ti metti addosso un peso enorme che non ti renderà libero e non ti darà la gioia e la pace che cerchi. Anche Francesco ha vissuto questo atteggiamento di fondo interiore. Anche Francesco ha cercato la facilità e la comodità come sue padrone, illudendosi di esserne il padrone. Anche Francesco si è fatto influenzare dalla sua grande sensibilità, dal suo bisogno di essere ricco, potente, importante, amato, visto, cercato, anche lui ha preferito stordirsi con il divertimento che ha reso a volte padrone della sua vitalità, che ha reso occasione per non sentire dolore o fatica, ma solo illusorio piacere e benessere. Tu cerchi come tutti il bello in ogni cosa e situazione, tu cerchi come tutti qualcosa che ti riempia la vita, e anche se credi in Dio ti accorgi a volte che non basta dire a se stessi e agli altri di credere in Dio o di frequentare “momenti” religiosi per amare davvero e seguire davvero Dio. Si può dire a se stessi e agli altri di essere un credente e poi davanti alla difficoltà, alla mancanza di qualcosa secondo noi fondamentale, di fronte alle ferite da parte degli altri, dagli imprevisti e dolori ci si può accorgere che si smette di cercare e seguire Dio e ci si tuffa in atteggiamenti, in distrazioni, oggetti, situazioni che sembrano essere più piacevoli, facili, e rasserenanti di Dio e del Suo Amore. Francesco può capirti caro lettore. Francesco ha passato tutto questo. Francesco sa cosa vuol dire attaccarsi a tutto illudendosi di sentirsi così felice potente e importante. Francesco ha provato a cercare la felicità in divertimenti e beni materiali, in una vita comoda e senza rinunce, Francesco ha vissuto l’illusione di trovare la gioia e il gusto della vita nel seguire solo la propria grandissima sensibilità, il suo bisogno desiderio di riempirsi di tutto ciò che è bello e che sembra dare gioia e sicurezza. Ma più si riempiva di tutto, più era insoddisfatto.
L’attaccamento a tutto e alle persone porta anche a poca obiettività: avrai già notato caro lettore che quando sei tentato di rendere l’affetto che hai per una o più persone attaccamento, diminuisce la tua obiettività e tendi a non cogliere di cosa ha realmente bisogno quella persona in quel momento, non riesci a vedere davvero se ha bisogno di rispetto, di un suo spazio o limite, non riesci a vedere in cosa vorrebbe essere aiutata da te e se vorrebbe essere aiutata da te. Perché l’attaccamento in fondo rende la persona a cui sei attaccato una persona che “deve”, per qualche obbligo di età, parentela, amicizia o altro, comportarsi in un certo modo, “deve” riempire un tuo bisogno o senso di solitudine, “deve” aiutarti o fare o non fare qualcosa. Invece di ottenere più serenità e amore in realtà in quei momenti in cui rendi il tuo affetto “prigione” per l’altro o “dovere” verso di te, senza accorgerti metti una certa lontananza tra te e quella o quelle persone, e rischi di colpevolizzarle solo perché non “riempiono” il tuo cuore e la tua vita con ciò che vorresti da loro e che a volte forse ti sembra anche “dovuto”. Solo rendendo il tuo affetto amore per l’altro e gli altri puoi comprenderli un po’ di più e immedesimarti in loro anche quando non fanno ciò che tu vorresti. Solo Dio sa aiutarti ad amare davvero, a rendere il tuo affetto un amare davvero e non un attaccamento che fa male a te stesso e agli altri.
Francesco era accecato in qualche modo dai suoi attaccamenti, e finché rimaneva preso dalle sue scelte di attaccamento, finché seguiva i suoi sogni di gloria e i suoi desideri di potenza, finché seguiva l’amore inteso come attaccamento e fame di attenzioni, non era pienamente se stesso. Era imprigionato in se stesso e nelle sue illusioni di benessere e comodità.
Ma…a un certo punto è successo qualcosa. Una malattia dolorosa e difficile. Un periodo di difficoltà dove non poteva più fare ciò che faceva fino a poco prima. A tutti noi prima o poi succede di dover vivere e affrontare una qualche forma di dolore, prova, difficoltà, fatica. Come vivi le tue difficoltà? scoraggiandoti, colpevolizzando tutto e tutti? Francesco ha iniziato ad aprirsi a Qualcun altro. Francesco ha iniziato a “sospettare” che forse la vita poteva essere vissuta in un altro modo e poteva avere un senso più bello e profondo, un senso più vero. Ha iniziato, pur nel dolore e nella fatica di quello che forzatamente stava vivendo, a guardare se stesso e la vita, le cose intorno a lui in un modo diverso. Ha iniziato ad aprirsi a un Mistero. Ha iniziato a non autocompatirsi. A farsi forse alcune domande. Francesco ha iniziato a vivere un ostacolo che gli stava facendo male e gli stava impedendo di fare alcune cose che desiderava fino a quel momento, come una…nuova opportunità. Francesco si è aperto a Dio, a ciò che Dio stava facendo nel suo cuore. Ha deciso di reagire diversamente e di non credere allo scoraggiamento. Tu come vuoi vivere ciò che è sofferenza, fastidio, ostacolo a ciò che vorresti? A chi ti vuoi affidare? Allo scoraggiamento? A qualcuno? A te stesso e alla tua rabbia? O a Dio? Francesco con la sua vita e la sua scelta anche nella sofferenza e malattia ti suggerisce di fidarti di Lui, di un Dio che sa fare capolavori anche nel dolore più forte, anche dove tutto sembra solo perso, anche dove è necessario cambiare e si sente il dolore di perdere qualcosa che si riteneva importante e rassicurante. In qualsiasi momento della tua vita ti trovi, in qualunque dolore ti trovi, apriti a Dio. Fidati. Non puntare a voler cambiare la situazione secondo i tuoi criteri come condizione fondamentale per credere in Dio e crederti amato da Lui: apriti a Lui, donaGLi il tuo dolore e i tuoi dubbi, le tue rabbie, i tuoi perché. Chiedi aiuto anche a Francesco, osa sospettare che anche nella situazione che stai vivendo ci sono opportunità nuove, amore in più. Fidati. E ama. Ama anche quando non vorresti, anche quando non capisci. Non sei solo. Sei amato, immensamente. Sempre. Anche ora, in questo momento.
Dove hai attaccato il tuo cuore?
Qual è o quali sono i tuoi tesori?
Francesco si è aperto a Dio così com’era, pieno di attaccamenti e distrazioni e ricchezze finte.
Anche tu lo puoi fare. Non dare retta alla forza dei tuoi attaccamenti: Dio è più forte!
Fidati come Francesco.
Ce la puoi fare.