Maria, non riesco molto a credere nella gioia,  e che Dio mi ami davvero

Maria, devo riconoscere con semplicità che sono sempre in cerca della gioia. E spesso alcune delle mie tristezze, addirittura alcuni dei miei stress o delusioni dipendono dal fatto che, se ci penso bene,

mi chiedo spesso “quando” Dio, gli altri e la vita mi daranno quello che desidero. Si, mi piace amare, ma ritengo abbastanza “normale”, a volte,  dare la colpa della mia infelicità o  della mia  poca serenità a quello che fanno o non fanno gli altri a me. So bene che devo essere responsabile, prendermi i miei impegni, che razionalmente sono io che devo coltivare  gioia, non pretendere, però…mi sembra più facile e più giusto  chiedere all’altro di capirmi, rendermi felice, accettarmi, aiutarmi. E aspetto spesso che sia l’altro per primo a muoversi verso di me, che mi venga a trovare, che mi saluti, che mi chieda come sto.

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».”(Lc 1, 39-45).

Tu Maria, ti sei mossa per prima, e in fretta. Non hai aspettato, non ti sei chiesta quando e se i parenti o gli altri sarebbero venuti a trovarti,

ma ti sei mossa tu.

Potevi vantarti, far precedere il tuo arrivo da un messaggero che annunciasse a tua cugina e a tutti che tu stavi arrivando, e che, attenzione, eri ora ancora più speciale e “degna” di attenzione e di cure, visto che eri anche incinta, e incinta del Figlio di Dio!

Che umiltà disarmante che hai!

Io mi preoccupo (soprattutto se sono un po’ giù o un po’ insoddisfatta di ciò che sto vivendo), prima di incontrare  qualcuno, se gli piacerò, se mi troverà speciale, oppure mi preoccupo, se è una persona che mi ha ferito o mi irrita, di iniziare a giudicarla nel mio cuore, a pensarla ancora di più come una persona “insopportabile”, (ahimè a volte “casco” in questi giudizi),  e spreco tante energie e pensieri che mi portano poi davanti alla persona con un saluto…certo non bello. E visto che il saluto è uno dei primi doni che facciamo a chi vediamo, la questione si complica: non mi accorgo neanche del tutto che i miei pensieri e preoccupazioni, i miei giudizi “entrano” in qualche modo nel mio saluto che rivolgo e dono all’altro, e nel mio modo di parlargli. In fondo è anche questo un modo per cercare gioia, pace, serenità. Se sono irritata con quella persona, cercherò di difendermi con un saluto freddo o vendicativo stile “ti faccio il muso così capisci che non ti do’ la soddisfazione di capire che sto male”, oppure farò un saluto un po’ troppo formale o forzato, per evitare che la mia situazione peggiori e l’altro si allontani del tutto da me. Tu invece Maria, decidi di fare un saluto con amore, e l’amore “apre” canali nuovi di comunicazione, fa passare altro amore, e soprattutto vi passa Dio. Ed Elisabetta viene riempita di Spirito Santo, e quindi anche di conoscenza vera, sapienza, gioia, e si crea subito un clima bello, vero. Addirittura il bambino che Elisabetta aspetta, balza di gioia.  E io che penso che per andare verso gli altri e costruire bei climi, andare d’accordo, tirare fuori la gioia chissà che megagalattici sforzi devo fare, e chissà che tipo di cose diverse devo avere e donare da quelle che donano gli  altri! E poi dimentico che posso donare e quindi aumentare la gioia che tanto cerco già io, se amo, e vado incontro come te per prima, iniziando ad amare già dentro di me quella persona, prima di vederla o sentirla, tanto che nel mio saluto “passa” questo amore.  Elisabetta ti riconosce la tua scelta di aver creduto al Signore,

e tu…anche qui potevi cogliere l’occasione per tirare fuori tutte le tue migliori qualità per farti notare e ammirare ancora di più,

come a volte faccio io se mi accorgo che una persona un po’ mi stima, potevi “attaccarti” alla gioia di Elisabetta,  cercare di farla affezionare ancora di più a te, convincendoti che sei proprio speciale e che l’altro se ne accorge per forza, e…tutto questo “groviglio” io lo conosco bene, perché spesso quando  mi  affeziono a qualcuno, trovo “normale e scontato” che anche l’altro se mi dimostra attenzione e simpatia abbia lo stesso identico affetto per me, (magari perché è un mio parente), la stessa intensità che ho io, la stessa grande  gioia nel vederlo e stare a parlare con lui che ho io, e che quindi è “normale” che io non mi metta in ascolto e attenzione verso l’altro, di cosa vuole davvero in quel momento,  perché sono così concentrata nello stare bene, nel trovarmi   bene, che se in quel momento sono triste per altri motivi,  mi offenderei, mi sentirei non amata e  non voluta “di fondo” e “interamente”  se l’altro minimamente mi facesse capire che ha anche altri desideri  e magari si sta pure umanamente  un po’ annoiando! E questo perché non accetto molto ancora che in tutti noi ci sono sentimenti misti (non solo nell’altro ma anche in me): non solo apertura, ma anche un po’ di chiusura, non solo affetto, ma anche un po’ di stanchezza, non solo voglia di vedere l’altro e di parlarci, ma anche ansia o desiderio di fare anche altro, vedere anche altre persone.

Tu Maria ti muovi in fretta anche verso di me.  Non sei assente come temo, non sei insensibile, non sei lontana, ma ti avvicini a me, e lasci che sia io a darti il permesso; ma tu, nel frattempo mi proteggi comunque, intercedi per me, preghi per me, sei attenta a cosa vivo e a come mi sento.

Non mi molli. Non mi molli!

Perché fortissimamente vuoi che io mi lasci amare da Dio, e da Te.

Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre.
” (Lc. 1, 46-55)

 

Anche con questa risposta Maria, mi stupisci. Tu esprimi tantissima gioia…altro che donna scialba e senza personalità! Pensando alla mia vita, se da una parte ho ben chiari alcuni motivi anche grandi di gioia per ringraziare Dio, dall’altra parte vedo tanti altri motivi, soprattutto quotidiani, per non ringraziarLo, anzi per arrabbiarmi. Ed ecco che mi rendo conto che uno dei motivi per cui non sono spesso in un atteggiamento di gioia di fondo verso me stessa, gli altri e la vita, è che…se faccio un rapido calcolo rispetto a tutti i giorni, secondo me ho pochi motivi per ringraziare Dio. Perché? Perché spesso mi convinco che io abbia più motivi di lamento, tristezza, rabbia e preoccupazione nella mia vita di tutti i giorni, addirittura più motivi della media degli esseri umani. Di fondo continuo ancora a “rivendicare” non so ancora bene cosa: posso solo per ora fare ipotesi: forse rivendico e reclamo ancora una forma di accudimento, di rassicurazione continua, di attenzione continua da parte degli altri perché penso di averne avuto poco? Forse penso che mi spetterebbe di più, meriterei di più? O che non ce la faccio da sola, ho troppe poche risorse? O che altro? Qualunque sia il motivo di fondo, di fatto  quando faccio così non riesco a gustarmi davvero le cose che ho, le persone a cui tengo, le mie qualità.  Oppure, mi affanno ad essere io la protagonista che deve far vedere quanto è brava, quanto è buona, quante capacità ha.  E poi, forse mi è stato insegnato in passato   che esprimere troppo la gioia possa essere una cosa fuori posto, potrei essere presa per “strana”, troppo emotiva, esagerata. Certe volte penso e credo che esprimere molto la gioia e molta gioia ed entusiasmo sia quasi aggressività, mancanza di tatto verso gli altri, verso chi è in quel momento poco felice, forse perché temo che possa invidiarmi, e che io possa essere vulnerabile alla sua rabbia o invidia, alla sua tristezza, ai suoi occhi perché felice ed entusiasta. Ci vuole una grande umiltà, quella vera, una grande grinta e fiducia per esprimere davvero gioia, entusiasmo e un grande amore e stima verso gli altri per esprimergliela anche per aiutarli a riprendere contatto con la loro gioia. E tu Maria, hai la vera umiltà: non ti vergogni a essere contenta, gioiosa, felice, non ti vergogni a chiamare Dio tuo Salvatore, a riconoscere nella verità che le generazioni ti chiameranno beata.

Ma non per tuo merito.

Per la bontà del Signore.

Hai esclamato che il tuo spirito esulta in Dio. Esulta. Non è uno spirito piatto, pauroso, apatico, pigro, annoiato o appesantito. Sei piena di vitalità, di voglia di vivere e donare, comunicare. Non ti tieni per te la tua gioia, ma ne fai partecipi gli altri, diffondendo così ancora più gioia anche a chi ti ascolta. Hai voluto riconoscere le grandi cose che ha fatto l’Onnipotente.

Non piccole cose sparse qua e là nella tua vita.

No, grandi cose.

Io mi lamento e mi scoraggio pensando che Dio faccia poco per me, solo piccole cose, e invece  tu Maria mi stimoli a pensare e riflettere che sono io che non vedo abbastanza, non credo abbastanza alle grandi cose che Dio ha fatto e fa nella mia vita. Anche i momenti di dolore possono essere visti come l’ occasione di una cosa da imparare, una crescita da fare, e quindi una occasione per aumentare e purificare la gioia e la mia capacità di sentirla e viverla oltre che di donarla e condividerla. Tu Maria lodi la Sua Misericordia…rimango colpita, anche perché spesso in alcuni dolori della mia vita  mi viene la forte tentazione di pensare che “ io” debba avere misericordia di Dio, per quello che soffro. Perché i miei occhi del cuore sono ciechi.  Non voglio vedere “dentro” la sofferenza, non voglio fidarmi di Dio, del Suo Amore per me, del Suo aiuto forte, reale e presente  anche quando mi sento nel buio e nella solitudine interiore. Certe volte sono tentata di pensare che Dio abbia poca misericordia di me, ho paura di Lui e preferisco tenermi alla larga da un contatto forte con Lui, perché temo che non mi capirebbe, soprattutto se faccio grandi errori e peccati, non mi perdonerebbe. E dimentico che Dio mi ama sempre e comunque, che è sempre pronto a perdonarmi e ad aiutarmi a rialzarmi, e che la Sua Misericordia è infinita, e c’è sempre.. Tu Maria hai  testimoniato a noi tutti, e quindi anche a me, che Dio è potente, soccorre, ricolma di beni gli affamati, sa rovesciare i  potenti dai troni e sa disperdere i superbi dai loro cuori. Tu hai deciso di vivere la gioia della gratitudine, ed esprimi questa gioia per cose che Dio già ha fatto.

Io invece spesso aspetto.

Aspetto di cogliere la grandezza di Dio in qualche aiuto potente che mi  darà, aspetto che mi dia la “prova” che c’è e che mi ama, mi soccorre, e così però mi perdo tante occasioni per vedere già il Suo Amore nella mia vita e nelle mie giornate, perché sono troppo presa  e accecata dal bisogno di ulteriori conferme, rassicurazioni, spiegazioni. E finché non ho prove continue del Suo Amore per me, continuo a lamentarmi, scoraggiarmi, fermarmi, credere che va quasi tutto male e sarà sempre peggio. E nel frattempo non mi metto ad amare davvero, concretamente e gratuitamente, perché aspetto sempre che qualcuno mi spieghi, mi incoraggi, mi dia la certezza che amando non rischierò niente,  andrà tutto bene e non riporterò ferite. E così rimando il momento per vedere il Tuo Amore, perché è amando  nonostante tutto che posso riconoscerTi.  Tu Maria hai avuto il coraggio e la volontà fiduciosa di rileggere la tua storia fino a quel momento e la storia dell’umanità scorgendo l’Amore e la Presenza di Dio, la Sua azione, la Sua forza e potenza.

Tu ci credi davvero  che Dio vuole  sempre cose buone, per te e per gli altri.

Perché sai che è davvero così.

 

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