Piccoli  grandi passi o tempeste

 

 

Cosa preferiamo? Preferiamo fare piccoli  grandi passi o tempeste nella nostra vita?

Probabilmente a una domanda del genere siamo tentati tutti di rispondere che preferiamo la serenità dei piccoli passi alla “distruttività” delle tempeste. Di solito consideriamo noi stessi come persone miti, o comunque non troppo “capaci” di creare e dare tempeste a noi stessi e agli altri… ma siamo proprio sicuri? Sicuri sicuri?

Spesso ci perdiamo tanta gioia, serenità, pace interiore, tante occasioni per cambiare in meglio una situazione o un nostro atteggiamento, perché abbiamo paura….della nostra parte di “tempesta” che in qualche modo ognuno di noi ha nel cuore, e che fa parte del “misto” che tutti, in quanto creature imperfette, abbiamo sempre in noi, insieme a tanto bene e bellezza. E molte volte associamo all’atteggiamento e alla possibilità che abbiamo di essere assertivi con noi stessi e con gli altri, l’idea di diventare aggressivi o troppo arrabbiati: perché in fondo davanti alla possibilità di imparare a comunicare con assertività associamo una convinzione, che è circa così:  “Se non sono d’accordo con ciò che dice e fa quella persona, se mi sento dispiaciuto o non capito, meglio stare zitto e far finta di niente, altrimenti se parlo mi arrabbio troppo, e sarei troppo aggressivo con l’altro, e farò una figuraccia, non sarei più amato”. E spesso oscilliamo tra un “tutto o niente”: o stiamo zitti, non diciamo una nostra opinione e idea diversa da ciò che dice o dicono gli altri, rinunciamo a dire cosa pensiamo e cosa vorremmo o non vorremmo, convinti che per non perdere con noi stessi e con gli altri una immagine sdolcinata e mite, o meglio “buona” di noi stessi dobbiamo solo far finta di niente e non farci conoscere davvero, e accettare apparentemente anche ciò che non vorremmo, per non perdere secondo noi il rapporto di amicizia, affetto, parentela, conoscenza, amore con l’altro, oppure andiamo all’estremo opposto, e comunichiamo con rabbia, durezza, con amarezza ciò che vogliamo, la nostra opinione diversa, con un atteggiamento che è aggressivo, che vuole imporsi, e che a noi non sembra imposizione verso gli altri o aggressività ma che esprime solo, secondo noi, la grandezza del nostro dolore e paura, un modo secondo noi di far capire all’altro e agli altri quanto siamo spaventati o arrabbiati dal non essere capiti, ascoltati, obbediti, considerati nei modi che vorremmo, e ciò che imponiamo ci sembra da parte nostra solo un modo di far capire quanto è fondamentale per noi che avvenga una certa cosa, un certo cambiamento, e che possiamo ottenere subito ciò che vogliamo, come se, non ottenere volesse dire per noi perdere troppo, annullarci, soffrire troppo.

Questi due atteggiamenti, che tutti a volte scegliamo come modalità secondo noi efficaci, nascondono in fondo “trappole” che mettiamo, tipo autosabotaggio, prima di tutto a noi stessi: infatti quando crediamo che per essere considerati buoni e amabili  non dobbiamo  esprimere mai una opinione e desiderio diversi dagli altri, o dobbiamo far finta di essere d’accordo, o dobbiamo evitare di dire come faremmo noi, cosa notiamo, cosa non vorremmo o vorremmo, o non aiutiamo una persona  a capire che sta sbagliando, o che noi non ci sentiamo capiti da lei, non ci accorgiamo di solito che, quando mettiamo a tacere tutta quella parte di noi che preferisce “nascondersi” a se stessa e agli altri, quella parte, che sembra annullarsi e tacere, in realtà troverà altri modi di esprimere il suo disappunto: a volte attraverso un  nostro smettere di parlare con qualcuno, ignorandolo e considerandolo dentro di noi qualcuno troppo egoista, cattivo, indifferente a noi, da escludere in qualche modo, anche se apparentemente continuiamo a essere gentili con lui, (e continuiamo a crederci buoni e magnanimi che ancora parliamo con quella persona), altre volte attraverso una nostra tristezza e amarezza, che diventa di sottofondo, o attraverso un nostro diventare passivi, chiusi, ripiegati su noi stessi, o attraverso un nostro allontanare, un non collaborare con gli altri, e tanti altri modi. E quando “scoppiamo” con la rabbia, per troppe cose che abbiamo evitato, per esserci annullati in qualcosa, convinti che così l’altro finalmente capirà quanto ci ha fatto dispiacere per tanto tempo o come ci sentiamo, e cosa in realtà vorremmo, in realtà otteniamo quasi sempre l’effetto contrario: l’altro, gli altri, davanti al nostro comunicare con esasperazione, in modo aggressivo per esempio a parole, non arrivano a comprendere come davvero siamo e ci sentiamo e cosa pensiamo e perché, ma si fermano spesso alle nostre modalità aggressive, ai nostri giudizi su di loro, e si convincono che ciò che per noi è esprimere un nostro dolore o un nostro desiderio per noi importante, sia in realtà una nostra imposizione, un nostro non capirli e rifiutarli.

Con queste modalità, in entrambi i casi noi produciamo “tempeste”: sia nel nostro buttare addosso agli altri la nostra rabbia che nel frattempo è diventata aggressiva, stanchi e arrabbiati con noi stessi di non esserci fatti conoscere davvero in ciò che pensiamo, vogliamo, non vogliamo, in ciò che ci addolora o desideriamo, e con l’aggiunta di sentirci “vittime incomprese”, dando la colpa agli altri che non ci hanno permesso di essere liberi di essere davvero noi stessi e di esprimerci, sia anche nel nostro far finta che ci va tutto bene, nel nostro evitare la responsabilità di comunicare ed esprimere i nostri “perché”, e  chi davvero siamo, cosa vogliamo e non vogliamo, cosa proponiamo e cosa ci piace e non ci piace, come ci sentiamo, se tristi o arrabbiati, o contenti, producendo così “tempeste” di silenzi aggressivi , di esclusione, solitudine, incomprensione, freddezza, e non permettiamo a noi stessi e agli altri di costruire insieme rapporti veri, di amicizia, affetto, conoscenza, vera collaborazione, perché in quei casi non annulliamo solo una parte di noi, ma annulliamo anche alcune occasioni e possibilità per comprenderci di più con gli altri, e costruire insieme.

In tutti questi casi, in fondo in fondo abbiamo paura che l’assertività ci renda deboli, poco efficaci, o aggressivi, come se per esempio per dire a qualcuno che non siamo d’accordo con lui si dovesse usare solo rabbia e disprezzo, giudizio.

Ma…..c’è un’altra possibilità, sempre aperta e possibile: la possibilità dell’assertività, del comunicare chi siamo e cosa pensiamo, cosa  vogliamo e non vogliamo, senza aggredire, ma con empatia, con amore, creando “ponti” con l’altro, senza sminuire noi stessi e ciò che sentiamo e pensiamo, e senza sminuire ciò che l’altro è, pensa, sente.

Per poter essere più noi stessi, anche quando comunichiamo  e interagiamo con gli altri, c’è bisogno che accettiamo la forza e la perseveranza dei piccoli grandi passi: è importante cioè che accettiamo con umiltà e fiducia di fare intanto ciò che possiamo, senza pretendere che “O gli altri mi capiscono subito, e cambiano, o io riesco subito  a farmi capire , oppure dopo qualche mio tentativo, non vale la pena se non cambia niente”.

I piccoli passi, sembrano troppo poco a volte, troppo piccoli, poco importanti e poco efficaci, in realtà sono i passi che permettono a noi stessi e agli altri di imparare, di allenarci a comunicare e interagire in modi diversi, più costruttivi.

Con piccoli grandi passi non c’è bisogno di covare rabbia, dispiacere, convinti che per essere buoni e amati dobbiamo solo far finta di niente, e non c’è neanche bisogno di “scoppiare” e colpevolizzare gli altri, o di gettargli addosso come ci sentiamo in modi aggressivi, o chiuderci e non ascoltarli, perché possiamo imparare che se esprimiamo con amore, e assertività, chi siamo e cosa vogliamo e non vogliamo, senza pretendere che gli altri accettino e siano d’accordo con noi,

possiamo esprimere ciò che siamo e pensiamo, guardando contemporaneamente all’altro, a come sta, a cosa ci sta davvero dicendo dietro un suo atteggiamento e parole, e possiamo, immedesimandoci in lui, desiderare di capirlo davvero, e di fare squadra insieme per comprenderci e conoscerci davvero, a piccoli, grandi passi, anche con chi secondo noi conosciamo già bene e da tanto tempo….

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