Soffermarsi a valorizzare sé stessi e gli altri
Abbiamo tutti, anche se in modo diverso, un grande desiderio e bisogno di sentirci visti, ascoltati, valorizzati: e spesso le nostre scelte e reazioni sono conseguenze o diventano obiettivi di questo grande desiderio che abbiamo dentro di noi, il desiderio di essere valorizzati; il desiderio di essere riconosciuti come importanti, utili, unici, preziosi. E’ un desiderio normale, pienamente umano, un desiderio che può diventare, a seconda di ciò che decidiamo di farne, o “trampolino di lancio” per imparare sempre più ad amare ed essere amati, o una “trappola” che in realtà ci frena, ci appesantisce, e ci rende ciechi e apparentemente indifferenti agli altri e alle situazioni, non perché siamo davvero indifferenti, ma perché spesso ci facciamo “comandare” dal nostro desiderio di essere valorizzati noi, sempre prima e più degli altri, e più spesso degli altri, (convincendoci a volte che siamo noi le persone più bisognose di essere valorizzate, di essere riconosciute nel nostro valore, forse per colpa di sofferenze che viviamo o abbiamo vissuto, e per le quali ora chiediamo alla vita un “risarcimento”), e così senza veramente volerlo iniziamo ad “anestetizzare” la nostra attenzione, il nostro cuore, la nostra sensibilità, iniziamo a temere ogni “soffermarsi”, e valorizzare, forse perché temiamo che valorizzare davvero gli altri sia un “togliere” tempo, attenzioni, energie e importanza a ciò che siamo noi e ciò che viviamo noi, sia come gioia, sia come dolore.
E allora, che fare, dobbiamo smettere di desiderare di essere visti, amati, capiti, ascoltati, valorizzati come persone utili e importanti, o indispensabili? Penso che sia più bello ed efficace far pace con il nostro bisogno di essere visti e valorizzati. Non ho ricette precise, mi piacerebbe saper sempre come fare, ma, appunto, il mio desiderio di essere valorizzata a volte non mi aiuta a saper avere la giusta attenzione agli altri, ma mi sto allenando a imparare, perché trovo bellissimo poter imparare ad amare, accogliere, dare attenzione, valorizzare. Forse uno spunto potrebbe essere “rallentare” il passo interiore, rallentare non per chiudersi, ma rallentare per riuscire a “vedere” davvero se stessi e gli altri, e riuscire ad ascoltarli davvero e fino in fondo, anche quando ciò che gli altri ci dicono non ci piace o non lo capiamo subito: a volte o spesso ci “sintonizziamo” con un ritmo interiore molto veloce, distratto, concentrato solo su noi stessi, per cui “passiamo” o stiamo accanto agli altri, ma senza vederli davvero, o scegliendo la scelta che sembra più facile apparentemente, e cioè la scelta di etichettarli (“quella persona è seriosa, quell’altra persona è superficiale, quella persona è solo egoista, quell’altra persona è noiosa, o vuota, o cattiva, o poco interessante” e chi più ne ha più ne metta!), oppure non vogliamo soffermarci ad accoglierli e ascoltarli, e ci sentiamo troppo appesantiti e presi dalle nostre preoccupazioni, dai nostri problemi o sofferenze, dai nostri desideri da voler realizzare subito e prima di tutto. A volte ci intrappoliamo in scelte che ci sembrano valorizzare noi stessi e ci sembra che ci porteranno a essere visti e ritenuti importanti dagli altri, e invece succede a volte esattamente il contrario: anche perché più vogliamo essere ritenuti importanti, più rendiamo il poter essere visti la nostra priorità, più avremo meno naturalezza, e tenderemo a nascondere noi stessi per timore che se non siamo perfetti o bravissimi non saremo visti, amati, apprezzati. Come reagiamo quando qualcuno ci esprime qualcosa di bello che ha o che sta vivendo, e che sta realizzando? O quando notiamo quanto l’altro è bravo, bello, simpatico, o capace e magari proprio dove noi ci sentiamo meno capaci, meno interessanti, meno simpatici o meno belli o bravi? A volte noto che ci è più apparentemente facile a quel punto far notare all’altro subito anche ciò che noi di bello siamo e facciamo o abbiamo fatto: è come se mettessimo subito un “riflettore” pieno di luce su di noi e su quello che viviamo e facciamo noi, preferiamo a volte fare qualcosa per essere visti e considerati, apprezzati a nostra volta, invece di soffermarci ad accogliere l’altro, invece di decentrarci da noi stessi e metterci in ascolto dell’altro, guardandolo davvero, accogliendo la sua gioia e la sua unicità, la meraviglia che lui è.
Arriviamo a convincerci a volte che l’unico modo per essere visti e essere valorizzati e amati sia attirare l’attenzione degli altri, concentrarci solo su noi stessi, e far vedere quanto siamo bravi o piacevoli, ma proprio così spesso non diamo a noi stessi la possibilità di essere visti veramente, apprezzati per come siamo fino in fondo, senza maschere.
Oppure scegliamo di credere che o ci siamo noi, o siamo visti e ritenuti utili, indispensabili, importanti noi, o sarà l’altro o gli altri a essere visti, valorizzati.
Anche gli altri, come noi, hanno questo grande desiderio di essere visti, apprezzati, valorizzati, amati, anche gli altri come noi vogliono essere “riconosciuti” nella loro vera bellezza, amorevolezza, anche gli altri, anche ogni persona, e non solo noi, vuole di fondo essere capita, ascoltata, “riconosciuta” nella sua bellezza e unicità preziosa anche quando a volte sembra fare di tutto per far conoscere e vedere solo il peggio di sé, come a volte facciamo noi, se siamo impauriti, arrabbiati o scoraggiati su noi stessi e sugli altri.
Quando crediamo che se valorizziamo gli altri, se ci soffermiamo a dare vera attenzione a loro, vero e profondo ascolto, non saremo visti e apprezzati anche noi, quando ci convinciamo che se non ci fermiamo a una piccola frase che ci dicono o un loro silenzio (zittendoli ancora di più parlando subito solo di noi stessi, delle nostre capacità e successi o delle nostre preoccupazioni) ma gli andiamo incontro, prima di tutto con il cuore, e li aiutiamo delicatamente e rispettosamente a farsi conoscere, a esprimere ciò che loro sono, con i loro talenti e limiti, quando crediamo che se ci soffermiamo sulla loro bellezza, anche interiore, e decidiamo di valorizzare tutto il bene in loro, credendo che in loro c’è, (anche quando loro per primi non credono che ci sia in loro stessi), allora noi saremo “cancellati”, non visti, non valorizzati, in quel momento stiamo credendo a una bugia che diciamo a noi stessi: la bugia di credere che per far vedere noi stessi e farci amare dobbiamo “cancellare” la preziosità degli altri o evitare di evidenziarla; ma in realtà, se valorizziamo gli altri, se li valorizziamo davvero, ascoltandoli, dando attenzione a loro e non ai nostri rimuginamenti e pensieri, ma vivendo l’attimo presente con amore verso gli altri, noi riusciamo a valorizzare anche noi stessi, perché mentre valorizziamo gli altri “liberiamo” noi stessi, facciamo emergere il nostro amare, l’amore che abbiamo dentro di noi, le nostre capacità di bene, la nostra vera bellezza e preziosità,
perché se doniamo amore agli altri,
doniamo contemporaneamente amore a noi stessi, anche se a volte non ce ne accorgiamo prima o subito. E se non troviamo motivi per valorizzare gli altri, se non troviamo motivi per credere al bene che loro sono anche quando ci fanno vedere solo aspetti di cattiveria o egoismo o dolore, se non troviamo motivi per rasserenare il nostro cuore timoroso di non essere visto e amato, (convinti di non essere abbastanza apprezzati e valorizzati se non facciamo noi di tutto per essere visti), possiamo ricordare che abbiamo sempre Qualcuno, accanto a noi, che cammina con noi, che ci ama immensamente, sempre, e che è sempre, sempre presente in noi, e anche negli altri, nell’altro. Questo è sempre un ottimo e stupendo motivo per valorizzare gli altri, e amare anche noi stessi, perché in loro, come in noi, c’è Dio. Lui è anche in chi sembra antipatico, noioso, irrecuperabile? Si. Lui è anche in chi non ci capisce, chi non ci stima, anche in chi sembra solo chiedere, o che fa vedere solo dolore o limiti? Si. Lui è anche in chi si sente superiore, perfetto, o si chiude o ci esclude? Si. Dio si. Non dimentichiamolo. Lui ci ama immensamente, anche ora, in questo momento e in questo punto esatto della nostra vita. Lui ama immensamente anche l’altro, gli altri, e vuole essere visto negli altri, e se noi amiamo, se noi amiamo davvero, possiamo almeno intuire che Lui c’è davvero, c’è in ognuno. Soffermiamoci. Valorizziamo. Crediamo che Lui c’è….c’è davvero. E ci ama….sempre.