Come un telegramma

 

“Quella persona mi fa dispiacere”. Stop. “Ora anche io mi comporterò allo stesso modo, così capisce e si pente”. Stop.

“Non sono riuscito a fare quella cosa al meglio”. Stop. “Sono incapace. Inutile riprovare”. Stop.

“Quella persona mi ha fatto arrabbiare”. Stop. “E’ quindi colpa sua se non le do attenzione e affetto”. Stop.

E ancora: “Io sono cosi gentile  con quella persona, ma lei non mi dà mai niente in cambio” . Stop. “E’ egoista, non merita la mia generosità e il mio aiuto e accoglienza”. Stop.

E ancora: “Ah però, come è brava quella persona a fare le cose, quanto successo ha, ha sempre lei l’attenzione, gli altri si interessano solo o quasi solo a lei”. Stop. “Eh certo, io non ho le sue capacità, e allora cercherò di non valorizzarla e di ignorarla, voglio avere io attenzione e successo, valorizzerò solo ciò che penso dico e faccio io”. Stop.

“Se lui/lei fa così/non fa così, significa solo sicuramente che non ci tiene a me, che non gliene importa niente di me, che non mi vuole davvero bene”. Stop. “Allora anche io farò così, lui/lei è solo egoista, gli/le  toglierò il mio affetto finché non cambia”. Stop.

Quante volte comunichiamo con noi stessi come se dentro il nostro cuore componessimo un telegramma? Nei telegrammi si usano parole e messaggi brevi, concisi. E non si dà spazio ad altro.

E spesso noi diamo per scontato che a certe situazioni e atteggiamenti degli altri e a certe nostre emozioni, ci possono essere “solo” determinate reazioni da parte nostra, determinati pensieri e scelte.

E quello “stop” dopo ogni cosa che ci diciamo, che assomiglia agli stop che sono presenti nei telegrammi, assomiglia secondo me a quegli “stop” interiori che mettiamo, spesso senza accorgercene, ai nostri modi di guardare noi stessi, gli altri e le situazioni:

uno stop che mettiamo per non scendere in profondità, per non fare una ulteriore fatica e mettere in discussione ciò che notiamo, pensiamo, desideriamo, e il modo in cui scegliamo di reagire. Convinti a volte che saremo “forti” e non soffriremo più se ignoriamo, se colpevolizziamo, se mettiamo addosso a noi o alle altre etichette di incapace, egoista, indifferente, e chi più ne ha più ne metta.

E se invece…scegliessimo di cambiare dialogo interiore e atteggiamento con noi stessi e con gli altri? e se invece di pensare e reagire con un cuore  stile telegramma, (che non dà possibilità di prospettiva diversa e di atteggiamenti diversi) cominciassimo a parlare a noi stessi e agli altri in un modo diverso, cercando e seguendo altre possibilità?

E se permettessimo ai nostri pensieri, convinzioni, emozioni e scelte di cambiare, di accettare pensieri, decisioni, parole, scelte e atteggiamenti di vero amore?

E inoltre è ciò che desideriamo che gli altri facciano sempre verso di noi, perché desideriamo sempre non essere etichettati, colpevolizzati, guardati e pensati male, e desideriamo sempre scoprire che gli altri ci vogliono ancora bene, tanto bene, anche quando sbagliamo o non esprimiamo o non facciamo ciò che loro vorrebbero.

E allora, proviamo a cambiare quelle frasi che diciamo a noi stessi, liberandole da quegli “stop”, e sostituiamole con possibilità sempre aperte di poter amare, credendo davvero che  solo questo fa davvero bene a noi e agli altri. E costruisce tanta pace e gioia dentro e fuori di noi.

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